La scienza cerca spiegazioni alla tragedia avvenuta nella riserva naturale di Macalube
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ARAGONA (AGRIGENTO), 28 SETTEMBRE 2014 - Si cercano spiegazioni scientifiche alla tragedia avvenuta nella tarda mattinata di ieri, quando un vulcanello della riserva naturale delle Macalube di Aragona è esploso durante il passaggio di una comitiva di escursionisti provocando la morte dei due fratellini, di sette e nove anni, originari della vicina Joppolo Giancaxio. La riserva, realizzata ad una dozzina di chilometri da Agrigento e gestita da Legambiente, era stata chiusa in via precauzionale nello scorso mese di agosto per l'attività parossistica dei cosiddetti "vulcanelli di fango freddi" alimentati dal rilascio di gas dal sottosuolo.[MORE]
Il direttore della sezione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Palermo, Rocco Favara, spiega così il violento fenomeno osservato nella riserva di Macalube: «Il vulcanismo è un fenomeno geologico tipico di questo tipodi bacini sedimentari, caratterizzati da tettonica compressiva che ha nei "Mud Volcanoes" (strutture geologiche che si formano come risultato di emissioni intermittenti di gas, acqua e sedimenti) le tipiche espressioni di superficie. Misure dei flussi indicano queste manifestazioni come le maggiori e più attive emissioni naturali di metano sul territorio nazionale. Inoltre, la geochimica dei fluidi rilasciati in Sicilia ne ha evidenziato alcune caratteristiche uniche. Soprattutto a Caltanissetta ed Aragona è stato riconosciuto un degassamento di fluidi mantellici come l'elio, sebbene nessun sistema vulcanico sia presente nelle vicinanze. L’attività di ricerca svolta ha evidenziato anche una stretta relazione tra attività esplosiva e attività sismica a scala locale.»
Il Presidente dell'Ingv Stefano Gresta ha voluto inoltre precisare l'assenza di segnali di una significativa intensificazione del fenomeno negli ultimi anni: «L'unica maniera di raccogliere segnali utili sarebbe quella di installare sensori geochimici per evidenziare eventuali anomalie nell’emissione dei gas. Ed infatti due colleghi della nostra Sezione di Palermo erano già sul posto per effettuare misure di emissione di gas. L'installazione di una rete microsismica servirebbe solo per scopi scientifici ad evidenziare eventuali relazioni tra il degassamento e la microsismicità locale, relativamente quindi al ruolo delle faglie presenti nell’area nel veicolare i gas, come l’elio, da profondità anche mantelliche.»
Luciano G. Calì