Chiesa e Società
Mons. Vincenzo Bertolone. "ricomincia la scuola?"
La riflessione domenicale del presidente della Cec, Mons. Vincenzo Bertolone. "ricomincia la scuola?"
«La pioggia si fermerà, la notte finirà, il dolore svanirà. La speranza non è mai così persa da non poter essere trovata».
Nei giorni scorsi la riapertura delle scuole, sia pure esclusivamente per gli esami di maturità, è parso come il salvifico raggio di sole descritto da Ernest Hemingway in uno dei romanzi. È arrivata, questa riapertura, tra paure e mascherine, nella gioia di tornare in luoghi familiari soffocata -tuttavia- dalla preoccupazione legata all’incertezza dei tempi. Sentimenti contrastanti per una normalità ancora lontana, che chissà quando si riuscirà a raggiungere. A settembre ed all’auspicato rientro in classe di tutti gli studenti, grandi e piccini, mancano ancora tre mesi, ma il tempo che di solito procede veloce in questo caso procederà come un rapido lasciando un dubbio: come ricominciare? Il quesito postula risposte economiche, ideali e organizzative. Sul tavolo, ad oggi, ci sono poche centinaia di milioni, già stanziati dal Governo.
La stessa ministra ha dichiarato che ne serviranno molti di più e si è impegnata a reperirli. Ma quando pure quei soldi arriveranno, e basteranno a consentire l’acquisto di mascherine, termoscanner, banchi modulari, piattaforme digitali e quant’altro, resterà da capire se le settimane a disposizione saranno sufficienti per ridefinire gli spazi: se la regola del distanziamento interpersonale non conoscerà modifiche o eccezioni, per come invece di fatto sta accadendo per discoteche e sale slot, è facile immaginare edifici scolastici meno affollati che avranno modo di adeguarsi agevolmente, ed altri che, al contrario, incontreranno serie difficoltà.
E una volta sistemato tutto ciò, si dovrà provvedere al potenziamento degli organici, per eliminare (finalmente) le classi pollaio e ridefinire – ovunque - il rapporto numerico tra insegnanti ed alunni, e non è un male (anzi!) che ciò avvenga. E ancora: invece di criteri rigidi, uguali da Nord a Sud per situazioni differenti, potrebbero essere d’aiuto una maggior autonomia ed un’adeguata flessibilità da concedere agli istituti, limitandosi a fissare solo regole sanitarie minime ed universali.
Insomma, è il momento di fidarsi come non mai di insegnanti e dirigenti scolastici, accordando loro le dovute garanzie a prova di azzeccagarbugli e creando le condizioni per un nuovo inizio: nelle aule la battaglia contro la pesante eredità del Coronavirus potrà dirsi vinta solo trasformando la scuola da burocrazia fondata sul mantenimento della disciplina e dell’arte di comporre gli orari a comunità educativa.
Per questo, per ripartire non basteranno soldi e norme: va valorizzato il ruolo degli insegnanti, la cui professionalità non diminuisce ma si trasforma. Va rispettata e promossa la responsabilità e la presenza della famiglia come soggetto educativo nel sistema formativo scolastico. Quel che serve per fare della scuola, come auspica papa Francesco, «l’ambiente in cui crescere per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita».
+ Vincenzo Bertolone