Chiesa e Società
Presidente della Cec, mons. Vincenzo Bertolone. "genitori e figli insieme nel mondo"
La riflessione domenicale del presidente della Cec, mons. Vincenzo Bertolone. "genitori e figli insieme nel mondo"
«Se vuoi che tuo figlio cammini onorevolmente per il mondo, non tentare di liberare le pietre dal suo cammino, ma insegnargli a camminarci sopra con fermezza. Non insistere col tenerlo per mano, ma lascia che impari ad avanzare da solo».
La suggestiva immagine che la scrittrice Anne Brontë offre attraverso uno dei suoi romanzi chiama alla riflessione, quasi due secoli dopo, anche nei giorni della pandemia. Studi recenti, che si riferiscono a indagini in continua espansione, esplorano gli effetti dell’isolamento forzato, della quarantena e del distanziamento sociale. I primi dati già resi disponibili attestano che i bambini e gli adolescenti hanno maggiori probabilità di sperimentare alti tassi di depressione e ansia. Dalla letteratura emergono inoltre un aumento dei casi di violenza domestica ed un maggior rischio di suicidi e atti autolesionistici.
Non bastasse, cronache e ricerche riferiscono dei pericoli sempre più insidiosi che derivano dall’uso delle nuove tecnologie digitali, come il recente caso di suicidio di una fanciulla di 10 anni, spinta a togliersi la vita dopo aver accettato una sfida estrema raccolta su Tik Tok, col Garante della Privacy in seguito intervenuto ad inibire l’uso della piattaforma ai minori di 13 anni. Insomma, c’è nel mondo c’è una fetta sempre più grande di giovani (e bambini) che si chiudono in una stanza, che trascorrono ore ai videogiochi senza nessun interesse sociale. Che vivono l’inutilità della relazione e confinano sempre più questo mondo ai tablet o agli strumenti tecnologici. Finita l’emergenza, sarà molto difficile farli uscire di casa, ormai l’unico luogo in cui trovano rassicurazione e dove prende piede e si diffonde il sintomo di una fobia sociale che sovente si accompagna a forme più o meno acute di depressione.
Di fronte a ciò, davanti alla pur giusta richiesta di regole e leggi che oggi non ci sono, e quando ci sono vengono spesso travolte dalla corsa all’algoritmo ed all’intelligenza artificiale, quello che ognuno è tenuto a fare è caricarsi sulle spalle la fatica di aiutarsi, gli uni con gli altri, a vivere vicendevolmente. Questa situazione, del resto, ha fatto crescere la consapevolezza che si debba imprimere una svolta al modello di sviluppo: le necessarie misure sanitarie si riveleranno insufficienti se non accompagnate da un nuovo modello culturale.
Come ricorda anche Papa Francesco, «ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall’altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani». Alle famiglie, in particolare, è richiesto uno sforzo ancor più grande. Senza urlare, senza demonizzare, senza scontrarsi in litigi social che lasciano ognuno convinto dell’idea che già aveva. Perché, oggi come ieri, più che le parole, valgono il buon esempio e la testimonianza: come scriveva Charles Dickens, «la comunicazione elettrica non sarà mai un sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un’altra persona ad essere coraggiosa e onesta».
+ Vincenzo Bertolone
«Se vuoi che tuo figlio cammini onorevolmente per il mondo, non tentare di liberare le pietre dal suo cammino, ma insegnargli a camminarci sopra con fermezza. Non insistere col tenerlo per mano, ma lascia che impari ad avanzare da solo».
La suggestiva immagine che la scrittrice Anne Brontë offre attraverso uno dei suoi romanzi chiama alla riflessione, quasi due secoli dopo, anche nei giorni della pandemia. Studi recenti, che si riferiscono a indagini in continua espansione, esplorano gli effetti dell’isolamento forzato, della quarantena e del distanziamento sociale. I primi dati già resi disponibili attestano che i bambini e gli adolescenti hanno maggiori probabilità di sperimentare alti tassi di depressione e ansia. Dalla letteratura emergono inoltre un aumento dei casi di violenza domestica ed un maggior rischio di suicidi e atti autolesionistici.
Non bastasse, cronache e ricerche riferiscono dei pericoli sempre più insidiosi che derivano dall’uso delle nuove tecnologie digitali, come il recente caso di suicidio di una fanciulla di 10 anni, spinta a togliersi la vita dopo aver accettato una sfida estrema raccolta su Tik Tok, col Garante della Privacy in seguito intervenuto ad inibire l’uso della piattaforma ai minori di 13 anni. Insomma, c’è nel mondo c’è una fetta sempre più grande di giovani (e bambini) che si chiudono in una stanza, che trascorrono ore ai videogiochi senza nessun interesse sociale. Che vivono l’inutilità della relazione e confinano sempre più questo mondo ai tablet o agli strumenti tecnologici. Finita l’emergenza, sarà molto difficile farli uscire di casa, ormai l’unico luogo in cui trovano rassicurazione e dove prende piede e si diffonde il sintomo di una fobia sociale che sovente si accompagna a forme più o meno acute di depressione.
Di fronte a ciò, davanti alla pur giusta richiesta di regole e leggi che oggi non ci sono, e quando ci sono vengono spesso travolte dalla corsa all’algoritmo ed all’intelligenza artificiale, quello che ognuno è tenuto a fare è caricarsi sulle spalle la fatica di aiutarsi, gli uni con gli altri, a vivere vicendevolmente. Questa situazione, del resto, ha fatto crescere la consapevolezza che si debba imprimere una svolta al modello di sviluppo: le necessarie misure sanitarie si riveleranno insufficienti se non accompagnate da un nuovo modello culturale.
Come ricorda anche Papa Francesco, «ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall’altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani». Alle famiglie, in particolare, è richiesto uno sforzo ancor più grande. Senza urlare, senza demonizzare, senza scontrarsi in litigi social che lasciano ognuno convinto dell’idea che già aveva. Perché, oggi come ieri, più che le parole, valgono il buon esempio e la testimonianza: come scriveva Charles Dickens, «la comunicazione elettrica non sarà mai un sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un’altra persona ad essere coraggiosa e onesta».
+ Vincenzo Bertolone