Cronaca
La Protezione Civile aveva avvertito che occorrono migliori piani di emergenza per le alluvioni
Genova, 7 novembre. Nei giorni successivi ad un disastro ambientale si fa il conteggio delle imperizie che hanno portato l’evento naturale a determinare devastanti danni, in primis in termini di vite umane. Anche dopo il disastro dell’alluvione di Genova affiorano i documenti che dimostrano come la macchina amministrativa deputata a gestire il rischio idrogeologico non ha funzionato come avrebbe dovuto. [MORE]Puntuale come una sentenza inappellabile è emerso in rete (http://www.gruppo183.org/scheda.asp?idprod=888&idpadrerif=28) un recentissimo documento della Protezione Civile diretto alle autorità che compongono il sistema di governo del rischio idrogeologico. Porta la data del 14 ottobre e rivela che al massimo livello del controllo e prevenzione del rischio si erano avvertiti gli scricchiolii di una macchina che non girava a pieno regime. La difesa d’ufficio del sindaco di Genova Marta Vincenzi, che difende l’operato degli uffici comunali, pare disallineata rispetto all’esigenza di un pronto adeguamento dei protocolli di emergenza richiesto nel documento della Protezione civile che presentiamo in questo articolo.
Qualche coordinata per la lettura del documento può essere utile. Innanzitutto, bisogna evitare di applicare il criterio del capro espiatorio nell’individuazione del responsabile della cattiva gestione dell’emergenza. Infatti, il sistema della protezione civile è per l’appunto un sistema, la cui ingegneria istituzionale è pensata in funzione di una cooperazione tra tutti i soggetti istituzionali che ne fanno parte. Sarebbe sbagliato indirizzare gli strali della polemica sulla gestione dell’evento alluvionale solo sul sindaco di un comune. Il buon funzionamento del sistema di protezione civile dipende da una corretta integrazione di attività di previsione, prevenzione, gestione dell’emergenza che attivano risorse di tipo scientifico e politico. E’evidente, però, che è massima la responsabilità dei comuni soprattutto nella fase di gestione dell’emergenza, e in questo una chiamata in causa del sindaco Vincenzi è inevitabile. In effetti il documento del 14 ottobre firmato dal capo della Protezione Civile Franco Gabrielli sembra sollecitare proprio i comuni a migliorare i propri piani di emergenza facendo fronte alla cambiate condizioni climatiche che impongono in maniera sempre più frequente eventi di piovosità massiccia. In effetti, l’evento alluvionale, a differenza di altri eventi naturali come le scosse telluriche, può essere monitorato con alta precisione 24/48 ore prima del suo verificarsi e questo offre la possibilità di attuare piani di emergenza per la messa in sicurezza delle popolazioni locali, qualora questi si rivelino ben congegnati. Nel documento della Protezione Civile viene fatto espresso riferimento alla responsabilità degli enti locali in sede di gestione dell’emergenza. «In tema di rischio idrogeologico- si legge- è infatti non derogabile che le amministrazioni comunali, sulla scorta della propria consolidata conoscenza del territorio, individuino con scrupolo le criticità esistenti e le possibili aree a rischio e di conseguenza procedano ad aggiornare i propri piani di emergenza, anche di natura speditiva, stabilendo le azioni da porre in essere per fronteggiare sia gli eventi in atto previsti che quelli talvolta non prevedibili». Questo passaggio è fondamentale perché individua la necessità di costruire piani di emergenza capaci di intervenire anche in assenza di un quadro previsionale stabile, circostanza sempre più frequente in tempi di cambiamento climatico. Non vi sono spazi, quindi, per giustificazioni di un mancato intervento basate sull’assenza di indicazioni previsionali circa l’evento verificatasi. In un altro passaggio si legge: «L’attivazione di presidi territoriali è inoltre di primaria rilevanza nelle aree già vulnerate da eventi calamitosi, laddove sussistano condizioni di rischio residuo che rendono necessario intensificare l’azione di vigilanza sul territorio, in particolare durante e dopo interventi meteorici intensi». E’ evidente che Genova, in passato soggetta ad eventi alluvionali acuti, è un’area in cui già si sono verificati eventi calamitosi, con conseguente esigenza di vedersi dotata di un sistema di presidi territoriali. Infine, e qui l’atto di accusa al sindaco di Genova si fa stringente, si prevede che «è opportuno prevedere nella pianificazione di emergenza l’implementazione di adeguate e capillari modalità di informazione delle popolazioni, diretta responsabilità dei sindaci, che dovrà essere preventivamente ragguagliata sia in ordine alla natura dei rischi gravanti sul territorio che per quanto riguarda le norme di comportamento da seguire, prima, durante e dopo gli eventi calamitosi. In particolare, si richiede di garantire un’adeguata informazione con riguardo alle corrette misure di comportamento durante gli eventi, anche al fine di evitare l’attraversamento e lo stanziamento prossimo ai corsi d’acqua in piena e lungo le coste esposte alle mareggiate, nonché l’utilizzo di scantinati e aree seminterrate ».
Come visto, la Protezione Civile aveva previsto che di fronte all’intensificarsi di eventi pluviali improvvisi e violenti vi sarebbe stato bisogno di uno straordinario impegno dei comuni nel fronteggiare le conseguenze impreviste dell'evento calamitoso. Circostanza non verificatasi a Genova.
Emiliano Colacchi
Nella foto, via Ferraggiano a Genova,
la zona alluvionata.