Fantasticherie del cuore
La preghiera nel suo vero e misterioso significato!
14 MARZO 2016 - Il tema della preghiera è antico, ma anche attuale e interessa credenti e non, perché consente di entrare nelle vie più profonde dell’animo umano. Per capire il suo grande valore è indispensabile osservare Gesù nella sua missione terrena. Il Figlio dell’uomo ci viene spesso presentato dagli evangelisti, mentre si rifugia, di notte e nel silenzio, in luoghi deserti, solitari, dove sia possibile pregare in santa pace. Leggo in Marco: “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. Per molti scettici o religiosi a modo proprio, questo continuo rifugio nella meditazione del cuore farebbe venir meno la dimensione divina del Messia. Se Gesù è Dio, cosa può servire una preghiera? Non c’è dentro di Lui ogni cosa? Perché rivolgersi al cielo? Chi inietta queste domande lo fa per imbrogliare le acque dell’esistenza umana, dimenticando che Gesù è Dio Figlio e non Dio Padre. [MORE]
In quanto Figlio rappresenta l’eterno contemplatore del Padre. In questa estasi permanente c’è tutta la sua vita e tutto il suo mistero ed è per essa che il cuore del Padre vive nel suo cuore. Ma c’è ancora di più! In questo periodo di preparazione alla Pasqua noi laici dobbiamo mettere in sicurezza dentro di noi, al di là del ruolo sociale occupato nella comunità dove viviamo, la verità su questo percorso di conoscenza essenziale. È necessario perciò mettere a fuoco l’altra dimensione di questo rapporto unico tra Padre e Figlio. Per farlo mi servo di una riflessione del teologo Mons. Di Bruno: “Il Dio Figlio è anche Figlio Incarnato. Anche la sua umanità dovrà essere sempre dal Padre. Anche la sua umanità deve essere preghiera, cioè contemplazione, unione intima di amore con il Padre, dipendenza da Lui, purissima obbedienza al suo cuore”.
Da queste parole si evince che la preghiera non è per Lui un mezzo per chiedere, ma per attestare l’obbedienza al Padre della sua umanità, fino a morire in croce e redimere un mondo che aveva completamente dimenticato il suo vero legame con il Signore. La sua venuta è connessa non alla sua volontà, ma a quella di Chi lo ha mandato. Non siamo difronte ad una narrazione suggestiva, ma alla storia dell’uomo nella sua intera straordinaria complessità. E la preghiera? Diventa qui necessaria, assumendo il suo vero e misterioso significato. Gesù per immergersi nel cuore del Padre e mettersi in contemplazione, ha bisogno di ritirarsi nel silenzio della notte. Solo in questo speciale habitat si fa Suo desiderio vivente, pronto a concretizzare tra gli uomini la volontà suprema.
Cosa diversa è per i suoi discepoli, ancora non toccati dallo Spirito Santo. Sono sante persone, ma dipendono ancora dal loro cuore e non da quello del loro Maestro. Si preoccupano di più della folla che chiede un miracolo, rispetto alla missione incarnata dal Cristo incontrato. Una tentazione che vive nella Chiesa, così come in ognuno di noi. Il mondo deve fare la sua parte per salvarsi, così come l’ha fatta Gesù orante, assumendo dentro di sé la volontà del Padre da trasferire all’uomo. Bisogna vincere questa brutta tentazione di essere da se stessi o dagli altri, anziché da Dio, se si vuole partecipare al vero cambiamento sociale. Al contrario si rischia di mettere in moto cose materiali anche importanti che, mancando della vera preghiera, prima o poi si frantumeranno senza appello.
Seguici anche su Facebook Troppa Terra e Poco Cielo
Egidio Chiarella