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La Passione secondo Botero in mostra nella capitale
ROMA, 03 APRILE 2016 – Dopo numerose tappe tra il Vecchio e il Nuovo continente, da New York a Palermo, la mostra itinerante Via Crucis. La Passione di Cristo, visitabile al Palazzo delle Esposizioni di Roma, ripropone il mistero dei riti della settimana santa, uno dei grandi temi della storia dell’arte: 27 dipinti a olio e 36 disegni, realizzati da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011 e donati al Museo di Medellín nel 2012, ne costituiscono il corpus – fino al 1° maggio 2016.[MORE]
Le quattordici stazioni sulla via del Calvario si susseguono scandite dai colori e dai volumi caratteristici dello stile che ha reso popolare il pittore colombiano sulla scena dell’arte contemporanea. Lo stesso Botero ha spiegato di essersi «preso la libertà di mescolare certe realtà latinoamericane col tema biblico», qui attualizzato, riprendendo la «bellissima tradizione iconografica in cui gli artisti mescolavano realtà quotidiana e storia». «Ho realizzato questa serie – ha precisato – perché descrive un momento fondamentale della vita di Gesù. Non ci sono elementi satirici in questo lavoro che è pervaso di grande rispetto».
Aprendosi al dramma e alle riflessioni sottese, dell’ingiustizia e del dolore, viene inaugurato un nuovo capitolo della produzione boteriana. Secondo quanto osservato dal critico d’arte Conrado Uribe «una delle opere più rappresentative all’interno della serie è una Crocifissione (2011, olio su tela, 206 x 150 cm) in cui è raffigurato un Cristo monumentale e verdastro, inchiodato alla croce in pieno Central Park a New York; o almeno così sembrerebbe, a giudicare dallo skyline sullo sfondo. L’enormità del corpo di Cristo non è determinata solo dai volumi, ma anche dal confronto con i minuscoli passanti che passeggiano tranquillamente per i sentieri del parco, dei quali solo una coppia è collocata vicino alla base della croce, forse una madre e un figlio che sembrano fermarsi a contemplare la scena mentre gli altri continuano le loro attività quotidiane: fare un giro con un bambino o con il cane, fare jogging o andare al lavoro. Il colore verdastro del corpo non evoca soltanto la mortalità dell’individuo, ma nel costante dialogo con gli artisti del passato richiama Matthias Grünewald, l’artista rinascimentale tedesco che, a differenza dei contemporanei italiani, realizzò alcune delle più importanti crocifissioni della storia dell’arte occidentale, ricche di accenti drammatici nel trattamento del colore e della luce, in cui il dolore e la morte si uniscono enfaticamente nelle figure di un Cristo moribondo e malato, ai cui piedi si contorcono di tristezza le figure vicine (si veda l’altare di lsenheim, dipinto tra il 1506 e il 1515)» (dal saggio Continuità e trasformazioni, all’interno del catalogo della mostra).
Domenico Carelli
Foto, courtesy Ufficio Stampa dell'Azienda Speciale Palaexpo:
Jesús y la multitud [Cristo e la moltitudine ], 2010/ Olio su tela, 106 x 81 cm, Medellín, Museo de Antioquia; El beso de Judas [Il bacio di Giuda, 2010/ Olio su tela, 138 x 159 cm, Medellín, Museo de Antioquia; María y Jesús muerto [Maria e Gesù morto], 2011/ Olio su tela, 207 x 113 cm, Medellín, Museo de Antioquia.