Cultura e Spettacolo

La mostra multimediale su Van Gogh che sta incantando Roma

 ROMA, 13 NOVEMBRE - ‘’Le grandi cose sono fatte della somma di piccole cose’’ è una delle frasi che vedrete scorrere su uno dei monitor del "Van Gogh Alive - The Experience", nelle sale del Palazzo degli Esami a Roma. Non una classica mostra, ma un’esperienza multisensoriale in cui il visitatore ha la possibilità di immergersi nelle opere del pittore olandese, accompagnato dalle note di Bach, Beethoven,  Mozart e Händel.[MORE]


Come spiega Rob Kirk, curatore per Grande Exhibitions, il visitatore ‘’diventa così un tutt’uno con le 3.000 immagini che si animano e con le pareti, le colonne, i soffitti e i pavimenti che si muovono grazie all’innovativa tecnologia video. Si tratta di un sistema multimediale unico, sviluppato da Grande Exhibitions, che armonizza motion graphic multicanale, suono surround di qualità cinematografica, con oltre 40 proiettori ad alta definizione per fornire immagini dettagliate e particolari in primo piano.”


Appena entrati nelle sale della mostra-spettacolo è la ricostruzione de La stanza di Vincent ad Arles ad attirare l’attenzione, poi una serie di autoritratti di Van Gogh aprono le porte all’inquietudine dell’autore e alla sua continua evoluzione spirituale, da qui una progressione di movimenti scandiscono i periodi fondamentali della vita del pittore.

 

Una foto pubblicata da Maria Azzarello (@mariaazzarello) in data:


Dai cupi paesaggi olandesi, alle distese di fiori dai vivaci colori frutto dell’esperienza parigina, alla passione di Van Gogh per la pittura giapponese, passando poi attraverso un movimento dedicato alla sua corposa redazione di lettere al periodo nel manicomio di Saint-Rémy. Qui dipingerà immagini distorte e paesaggi tranquilli, simbolo di un evidente conflitto tra crisi e autocontrollo, culminante poi con un barlume di speranza nella notte stellata: ‘’Non so nulla per certo, ma la vista delle stelle mi fa sognare’’, scrive in quel periodo nelle sue lettere.

 

 

Un video pubblicato da Maria Azzarello (@mariaazzarello) in data:

Un nuovo modo di vedere l’arte che coinvolge anche i meno appassionati del settore, distante tanto dalla classica visione dell’opera nel silenzio di freddi corridoi alternato a mormorii e prudenti passi, quanto dall’avanzata del gruppo turistico scortato dalla guida. Nella sala più grande ho incontrato una classe di bambini seduti per terra, non ridevano, non fiatavano ed erano assorti nella pioggia di stelle cadenti che si animavano sul monitor della sala. Ho subito riflettuto sul fatto che oltre ad essere uno spettacolo che abbraccia un target di intenditori e non, potesse essere un metodo valido di insegnamento dell’arte in cui lo studente può immergersi nell’opera e cercarne autonomamente il significato alla luce delle – a mio avviso troppo poche – informazioni fornite prima delle proiezioni dei vari movimenti, per poi assorbire completamente le informazioni durante la lezione in classe.

 


Ho chiesto dunque al professore che accompagnava quei ragazzi - che poi ho scoperto essere studenti dell’Istituto Comprensivo Vittorini di Messina - cosa ne pensasse:


Lei pensa che questo possa essere un metodo di insegnamento dell’arte sostitutivo o complementare all’apprendimento classico dell’arte?


Non direi sostitutivo, ma complementare. Noi a scuola stiamo puntando molto sulla digitalizzazione, utilizziamo ormai gli ebook al posto del libro cartaceo e abbiamo le LIM in tutte le aule con connessione internet quindi da questo punto di vista siamo abbastanza aggiornati. Ma la strada è ancora lunga perché trasferire il tutto ai genitori e alle famiglie, che sono abituate ad utilizzare il cartaceo, è un passo che necessita di qualche anno. Questo modo di vedere l’arte in maniera così multimediale sposa il nostro programma e da un certo punto di vista chiude il cerchio.


Crede che queste iniziative siano troppo concentrate nella capitale a scapito della ‘’periferia d’Italia’’?


Io le porto l’esempio di una piccola realtà come quella di Messina dove queste cose è difficile averle. Potremmo anche esserne anche noi promotori, perché no, insieme ai ragazzi ma comunque il tutto rimarrebbe a livello scolastico. Se si riuscisse ad avvicinarsi riusciremmo anche a coinvolgere più persone: oggi siamo qui solo il 26 e la scuola conta 400 alunni, quindi si immagini la proporzione minima dei ragazzi che possono godere di queste iniziative. Ci sono città come Palermo che si presterebbero bene ad un evento del genere e sarebbe solo a poche ore da noi.

 

Maria Azzarello