Fantasticherie del cuore
La moderna idolatria
C’era una volta, ma c’è ancora oggi l’idolatria. Aspetto esteriore regale, sembianza interiore putrefatta. Il progresso, il benessere economico, l’autonomia del singolo, l’innovazione nei vari campi della quotidianità non hanno ucciso il mostro che, fin dall’uscita dell’Egitto, ha ingannato e manipolato il popolo diretto verso la terra promessa. Oggi non c’è separazione tra idolatria e verità della Parola. Tutto è confuso, truccato, manomesso, alterato, immischiato. Qualunque cosa si presenti come idolatria non è altro che il risultato riscosso da una esagerata adorazione di sé stessi.
Di riflesso Dio è osservato nelle mostre degli uomini come un dipinto di alto profilo; un resoconto fai da te delle proprie cose vissute, scelte a titolo personale per apparire, governare, comandare, emergere, mostrarsi, eccellere, auto proclamarsi dall’inizio alla fine della propria esistenza. I Salmi (Cap. 135, 15-17) descrivono gli idoli senza filtri, con linguaggio chiaro e senza alcun fingimento. “Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono; no, non c’è respiro nella loro bocca”.
Lo sguardo della teologia su questi versi rende più attuale il loro significato, offrendo una boccata d’ossigeno ad una società paralizzata e incline ad assorbire solo l'aspro che emerge dall’oro trasformato in un simbolo e adorato senza mai opporre la propria consapevolezza. Il teologo spiega che l’idolatra “è sordo perché incapace di ascoltare Dio e la propria coscienza. È cieco perché non vede né Dio, né l’uomo, né la creazione. È muto perché mai potrà prestare la sua voce alla verità. La presta invece alla menzogna”.
Viene fuori una verità che oggi è dura a rispettare, ma che è indispensabile trattenere. La cecità, la sordità, il mutismo non provengono dall’assoluta mancanza di segni recepiti dall’esterno, ma dalla insufficienza di comunicare la Parola del Signore. Si può essere loquaci, con vista acuta o con voce piena e melodiosa, ma se manca nel parlare, vedere o ascoltare il suono celeste del Divino si rischia di non dare nulla di sé all’altro e soprattutto di giustificare una realtà imbottita di ansiolitici religiosi, culturali e sociali. L’idolatria è entrata nel cinema, nel teatro, negli appuntamenti televisivi, nei talk show, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nella religione privatizzata.
Ci si chiede come in questo caos, quale spazio definito ormai ordinato e vincente, il Figlio dell’uomo possa continuare a fare di un qualsiasi individuo un pescatore di uomini. Cosa deve succedere? Come superare il ruolo impellente della mondanità altrui che tutto vede e sente con occhi di ruggine e orecchie imbalsamate. Gli appunti del teologo spiegano: “Perché Gesù possa fare di un uomo un pescatore di uomini, è necessario che l’uomo voglia spogliarsi dell’idolatria di sé stesso per consegnarsi interamente al suo Redentore e Salvatore. Deve però sapere che in ogni istante potrà ritornare ad essere adoratore di sé stesso”.
Si può allora fare? Riproporre con certezza del cuore? Anche se siamo nel duemila venti l’uomo può in piena libertà diventare come San Pietro e gli apostoli pescatore di uomini. Una notizia importante che alleggerisce il peso dell’idolatria moderna, oggi in continua ascesa, tutelando le conversioni in affanno. Si legge ancora in una nota teologica rinvenuta e tirata fuori da un vecchio cassetto:
“La conversione proprio in questo consiste: nell’abbandonare l’idolatria di sé stessi e entrare nella vera adorazione del nostro Dio. Come dall’idolatria di sé stessi si può giungere alla vera adorazione, così dalla vera adorazione si può ritornare nell’idolatria di sé stessi”. Bisogna perciò non cadere nel vizio diabolico dell’adorazione di sé stessi. I passi in avanti non potranno che essere colpi bassi sotto la cintura della Parola evangelica. Scorrettezze visibili che senza Cristo sono purtroppo fatte passare come gesti positivi e perfettamente equilibrati.
Un falso che inganna il cammino di chiunque ne condivida il senso acquisito. L’augurio per tutti è perciò quello di non ritornare nell’idolatria di sé stessi. Ma cosa bisogna fare per non sbagliare ancora? Le ultime parole del teologo recitano in proposito: “Si deve crescere ogni giorno in grazia e sapienza, camminando di fede in fede, verità in verità, obbedienza in obbedienza alla Parola, guidati e mossi dallo Spirito, lasciandoci da Lui condurre a tutta la verità”. Attenersi a questo brano non è impossibile. È essenziale volerlo senza alcun tentennamento.
Il mondo che abbiamo di fronte va verso altre direzioni, ma prima o poi sarà costretto a tornare indietro, se vorrà andare avanti e cambiare in meglio l’esistenza umana. In molti sperano che questo tempo, in cui si sta convivendo un difficile tratto di strada con il corona virus, possa segnare la svolta per un futuro più vicino alla robustezza spirituale e all’attualità del vangelo. A questo punto è lecito chiedersi come misurare la febbre dell’essere idoli di sé stessi o la gioia di essere veri adoratori di Gesù Cristo. È bene fare questo controllo periodico senza vergognarsi se adoratori del Signore e non vittime di un domani imbevuto di illusioni distorte.
È sempre il teologo che ci spiega il meccanismo per leggere con correttezza delle analisi interiori davvero speciali. “Se le reazioni sono sempre nel Vangelo per il Vangelo, allora si è adoratori di Gesù Signore. Se invece le reazioni sono contro il Vangelo (calunnia, menzogna, falsa testimonianza, giudizio temerario, violenza verbale, falsità, inganno, prepotenza, arroganza, superbia, stoltezza sono sempre contro il Vangelo) allora è segno evidente che si è idoli di sé stessi”.
Il teologo non finisce qui rilancia altri versi penetranti che rendono questo racconto originale e inimitabile, nonostante l’agire disonesto di tanti ladri assetati di pensieri oltre il comune. Scippatori bravi solo a copiare per poi regredire, cadere, senza poter esaminare le cose in profondità restituendo la propria energia quale contributo solenne per la salvezza del mondo. Sono e saranno soltanto dei ladri.
“Si è idoli di sé stessi quando non si cerca la verità né storica e né teologica, né dell’uomo e né di Dio, né della Scrittura e né della razionalità”. Segue un colpo mortale diretto ai vecchi farisei ed ai nuovi truccati da sociologi e filosofi perfetti idoli di sé stessi. “La morte in croce di Gesù Signore è il più grande frutto dell’idolatria. Scribi e farisei, capi dei sacerdoti e anziani del popolo si accanirono contro di Lui, perché grandi adoratori di sé stessi”.
Si chiude con il coraggio della santa teologia capace di mettere senza alcun indugio sul podio pubblico la responsabile delle immoralità e delle ingiustizie subite da uomini virtuosi. “L’idolatria è il vero male del mondo. Essa si annida in ogni cuore, istituzione, politica, economia, comunità. Estirpare l’idolatria è impossibile. L’idolatra ha un solo pensiero nel cuore e una sola volontà: distruggere, abbattere, togliere dalla propria vista ogni vero adoratore di Cristo Gesù”. Se Cristo cade l’idolatria andrà a prendere posto sul trono della falsa verità e guiderà l’essere umano verso il baratro più depresso. Non c’è più tempo per poter scegliere da quale parte stare. Ognuno lo faccia a cuor sereno nella speranza di prediligere il bene!
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