Cultura e Spettacolo

La metafora di un impossibile riscatto degli oppressi raccontata nel dramma “Le serve”

LAMEZIA TERME (CZ) 3 MAR - La metafora  di un impossibile riscatto degli oppressi,  degli  emarginati , dei diversi, condannati  a soccombere combattuti tra l’amore e l’odio, il desiderio di emulazione, di  scalata sociale e di annientamento dei privilegi del più fortunato,  rappresenta il nucleo fondante del dramma, in due atti,   “Le serve” di Jean Genet, per la regia di Luca Brozzo,   presentato  al Teatro Comunale Grandinetti  dal Teatro dell’Accadente di Forte dei Marmi  che ha partecipato alla quinta  edizione del Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano dopo Campania, Sicilia, Piemonte, Veneto, Marche, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Lazio e Puglia  nell’ambito  della rassegna teatrale “Vacantiandu”  con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta.

Le tre attrici protagoniste Gabriella Ghilarducci, Lucia Menapace, Patrizia Pucciarelli hanno portato sul palcoscenico  una storia drammatica e impegnativa, seguita con grande attenzione  dal pubblico e   ispirata ad un fatto realmente accaduto in Francia nel 1933 quando a Le Mans, una madre e una figlia furono uccise da due giovani sorelle al loro servizio. Incastrate nel vortice di un gioco perverso fatto di contraddizioni e sdoppiamenti di personalità,  due cameriere Solange ( Lucia Menapace) e Claire ( Gabriella Ghilarducci) vivono un rapporto di amore-odio con la loro padrona, la ricca   Madame ( Patrizia Pucciarelli), che incarna sogni ed ideali a  loro negati. In assenza della signora , le serve giocano ad imitarla in un teatrino  grottesco di immedesimazione, destinato a sconfinare in un folle delirio di morte. Pertanto  ne scimmiottano i comportamenti, si  pavoneggiano  coi suoi vestiti, indossano  i suoi preziosi gioielli, ne  imitano la voce  fino a quando, stanche di questi palliativi, decidono di  passare all’azione, prima facendole arrestare l’amante denunciandolo con delle lettere anonime e  poi tentando di avvelenarla rimanendo, però, vittime delle loro macchinazioni, di cui Madame non si accorge.

Durante la  perversa pantomima  le due sorelle umiliate  e sfruttate mettono a nudo la loro femminilità sensuale, insana e crudele e la loro ambiguità affettiva nei confronti della padrona amata, ammirata, invidiata ed odiata. Ben presto finzione e realtà si sovrappongono nelle  menti contorte delle serve che,  vittime di sentimenti contrastanti nei confronti della signora , simbolo di un potere assoluto disgustoso ma nel contempo  affascinante, optano per  la soluzione più  tragica. Avendo appreso da una telefonata che l’uomo è stato rilasciato dalla polizia e convinte che la padrona scoprirà il loro tradimento, tentano invano di fare bere a Madame una tisana avvelenata.

Fallito il tentativo, non resta loro che autoannientarsi: Solange costringe Claire a bere la tisana avvelenata mentre lei subito  dopo si suicida. Il pubblico ha seguito   il tragico epilogo della pièce  con profondo coinvolgimento apprezzando  l’ottima performance delle attrici che sono riuscite a trasmettere forti emozioni e soprattutto l’ intensità    drammatica  della narrazione  arricchita dagli effetti  suggestivi della  scenografia curata da Luca Brozzo.  Lo spettacolo è stato  valutato da una Giuria qualificata e parteciperà alla kermesse finale del Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano la cui cerimonia di premiazione si svolgerà il 29 marzo 2020 al Teatro Comunale Grandinetti.

Lina Latelli Nucifero