L'esperto risponde

La "Mehari" del giornalista Siani di nuovo in circolazione sulle strade della legalità

NAPOLI, 29 SETTEMBRE 2013 -  Vivo, vivace, questo significa in latino la parola “virdis”. Viva, vivace nel suo verde carico è la carrozzeria della Citroen Mehari di Giancarlo Siani sistemata in questi giorni in un salone del Museo d’arte moderna di Napoli, P.A.N. Proprio al P.A.N. si è tenuto lo scorso venerdì ventisette il convegno su legalità e giornalismo “Taci o sparo”.

L’iniziativa ha avuto luogo in concomitanza con i giorni in cui la vettura del cronista de " Il Mattino"  trucidato dalla “Camorra” - divenuta in questi anni un forte simbolo di aspirazione alla legalità - ha iniziato a calcare nuovamente le strade percorse trent’anni fa con Siani alla guida. L’auto è stata rimessa a nuovo e ridipinta di un verde vivace, dopo che era finita in Sicilia assumendo le tonalità fucsia datale dall’occasionale nuovo proprietario.

Un verde vivo, vivace, rispecchiante l’età ancora “verde” di Siani al momento dell’uccisione. Vivo e vivace è anche il sorriso che occhieggia nel tabellone della sala del convegno, vicino a quella che è stata la sua auto. Il sorriso di Giancarlo Siani è divenuto in questi anni familiare per molti, “congelato” nelle foto un po’ sbiadite dal tempo passato. In quell’auto pare che Siani abbia scritto diversi dei suoi articoli, quelli che gli sono costati la vita quasi trent’anni fa. Siani era un precario della carta stampa e non sempre aveva una scrivania a disposizione e così la sua originale vettura gli faceva talvolta anche da ufficio. In una sera di settembre l’auto simbolo di libertà e vivacità si è trasformata nella sua bara. Non per un sorpasso azzardato, come accade ai giovani della sua età.Era il 1985 e Siani aveva ventisei anni,

Nella medicina e filosofie indiane, il verde corrisponde alle vibrazioni del quarto chakra, il centro dell’irradiazione dell’energia affettiva: l’amore. Sentimento probabilmente sconosciuto nella sua vera essenza alle menti criminali che oggi come trent’anni fa calcano privi di pudicizia il suolo di luoghi martoriati dal degrado materiale e spirituale. Ma certamente era un sentimento ben conosciuto da Siani, che era profondamente innamorato del suo essere giornalista, nonostante i rischi e la precarietà del lavoro svolto.

Il convegno "Taci o sparo" ha visto ampia e sentita partecipazione a livello di relatori e di pubblico. L’assessore comunale alla cultura Nino Daniele, sempre con la Mehari sullo sfondo a pochi passi da lui, ha individuato nel colore dell’auto di Siani un efficace antidoto contro le zone grigie dell’indifferenza e della collusione Proprio nell’indifferenza – secondo il Sindaco di Napoli De Magistris si annida più che altrove il rischio che persone come Siani siano tolte da mezzo, laddove lo Stato si presenti con pezzi del proprio apparato “ che fanno schifo”. De Magistris indossava per l’occasione un bel pullover blu cobalto, che mixato con il verde carico della Mehari alle sue spalle riusciva a dare come non mai una sensazione di vivace reazione a quelle “zone grigie” che diversi dei relatori del convegno individuano come il rischio maggiore per la legalità. Per il giornalista Spampinato la Mehari rappresenta un “gancio per la memoria collettiva” che riconduce a tutte le vittime in nome dell’informazione. L’assessore regionale Miraglia, figlia anch’essa di un’altra vittima innocente della malavita organizzata, si è detta colpita dalla forza del messaggio che una cosa materiale come una vecchia auto può contenere dentro di sé.

Ora la Mehari di Giancarlo Siani sarà protagonista di un tour che la porterà in giro in Italia e in Europa come vessillo della indomita lotta a tutte le forme di violenza portate avanti dalla criminalità. La Mehari, come ricorda il referente dell’associazione “Libera” Fiorenza, deriva il proprio nome da un dromedario da corsa e da combattimento.

Tenendo fede al proprio nome, la Mehari di Siani non si fermerà quindi tra le mura del P.A.N e porterà il suo messaggio di legalità a centinaia e poi ancora migliaia di chilometri da Napoli. La sua marcia incontrerà probabilmente anche qualche semaforo rosso, che la potrà costringere ad arrestarsi momentaneamente. Ma dopo il rosso il segnale usato come via libera per le segnalazioni semaforiche è, come si sa, il verde. Il colore della vita, che può coprire le troppe zone grigie che mortificano la società civile. [MORE]

RAFFAELE BASILE 

foto di Raffaele Basile