Cultura e Spettacolo
La Lupa di Verga in scena a Lamezia con Lina Sastri e Giuseppe Zeno
LAMEZIA TERME (CZ), 21 FEBBRAIO 2016 - L’attrice napoletana Lina Sastri è stata la protagonista del capolavoro di Giovanni Verga “ La Lupa” andato in scena al Teatro comunale Grandinetti di Lamezia Terme, stracolmo di spettatori, e inserito nella fortunata rassegna teatrale “ Vacantiandu”, ideata dall’associazione teatrale “ I Vacantusi”. [MORE]
La Lupa, pubblicata nel 1890 dall’editore Treves all’interno della raccolta di racconti “ Vita dei Campi e oggetto di una riduzione teatrale negli anni novanta dell'Ottocento, si impernia sulle vicende di un personaggio provocatorio e disinvolto la “ Lupa” decisamente in netta contrapposizione alla concezione femminile dominante nella Sicilia arcaica e patriarcale degli anni ’70 in cui è ambientata l’ intera storia. Il sipario si alza lasciando intravedere sullo sfondo del palcoscenico un campo di grano in piena maturazione dove una donna anziana ( Clelia Piscitello) ,seduta su una sedia, è intenta a distribuire tranquillamente a giovani raccoglitori la magra paga di una dura giornata di lavoro.
È la sostituta del fattore che stabilisce il soldo che spetta a ciascuno di loro in base ai risultati singoli della raccolta ed è anche colei che tiene salda la tradizione contadina costruita su pettegolezzi, sogni delle ragazze da maritare, doti e mediazione di sensale e liti. In questo spazio si aggira Gnà Pina (alta, magra, pallida, con due occhi grandi), detta metaforicamente la Lupa dalla comunità perché non era mai sazia delle relazioni che aveva con gli uomini: tutte le donne del paese quando passava si facevano il segno della croce perché avevano paura che potesse portare via i loro mariti e i loro figli solo con lo sguardo adombrato da un alone diabolico. Un giorno la Lupa, innamoratasi perdutamente di Nanni Lasca ( Giuseppe Zeno), un giovane che lavorava nei campi, da poco tornato dal servizio militare, gli dichiara il suo folle amore (Te voglio!... Voglio te!) ma Nanni la respinge chiedendo in sposa la figlia Maricchia (Eleonora Tiberia). Dopo due mesi la Lupa acconsente alle nozze e offre la sua casa a patto che le lascino un posto per dormire. Come soggiogato da una forza diabolica, Nanni non riesce ad opporsi alle tentazioni della suocera e abbandonandosi alla passione non riesce più a sottrarsi al suo incantesimo infernale fino al tragico epilogo (Ma … quando tardava a venire , nell’ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta).
La massima tensione narrativa si scioglie con la morte di Gnà Pina che preferisce morire piuttosto che vivere senza il suo amante e così, senza ombra di pentimento, si offre alla morte con la coerenza e la forza di un’eroina (Ammazzami... ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci). Nanni, al suo cospetto, balbetta, è incerto, pallido e stralunato, ma trova il coraggio di ucciderla nei campi siciliani con una scure che luccica sotto i raggi del sole. La morte della Lupa instaura l’equilibrio nella tradizione profanata dall’insana e incestuosa passione tra genero e suocera e riafferma i valori più radicati della comunità come il matrimonio e la famiglia. La piéce, per la regia di Guglielmo Ferro, con musiche di Massimiliano Pace, adattamento di Micaela Miano, arrangiamenti del mitico Franco Battiato, è scandita da frequenti silenzi e concentrata nell’arco di un’ora non riuscendo pienamente a sprigionare quel giusto pathos capace di infiammare gli animi degli spettatori mandandoli in visibilio e a focalizzare adeguatamente la forza e la potenza del testo di Verga come accade nello stemperamento parziale del complesso personaggio della Lupa, archetipo letterario tuttora valido e nel tenue risalto dei passaggi incisivi della rappresentazione.
Foto: Lina Sastri e Giuseppe Zeno
Lina Latelli Nucifero