Estero

La Libia non è più sicura: chiude l'ambasciata d'Italia a Tripoli

TRIPOLI (LIBIA), 15 Febbraio 2015 - L'ambasciata d'Italia a Tripoli chiude « a causa del deteriorarsi della situazione in Libia » ha detto il ministro degli esteri Gentiloni. Il personale dell'ambasciata, con altri connazionali, e' stato rimpatriato via mare a bordo di un mercantile maltese. [MORE]

Sul sito della Farnesina www.viaggiaresicuri.it in un avviso pubblicato oggi si legge: « A partire dal 15 febbraio 2015, a seguito del progressivo aggravarsi delle condizioni di sicurezza, l’Ambasciata d’Italia a Tripoli ha sospeso temporaneamente le proprie attività fino a nuovo avviso. Non è più possibile pertanto assicurare assistenza consolare a coloro che, nonostante il chiaro sconsiglio delle Autorità italiane, siano ancora presenti in territorio libico.

A fronte del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza in Libia e degli scontri che stanno interessando il Paese e a seguito dell’attacco terrorista che si è recentemente verificato all’Hotel Corinthia, con numerose vittime, tra cui sei cittadini stranieri, si ribadisce il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il Paese. »

Il ministro degli esteri Gentiloni ha dichiarato: « il peggioramento della situazione (in Libia) richiede ora un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità, secondo linee che il governo discuterà in Parlamento a partire dal prossimo giovedì 19 febbraio...L'Italia promuove questo impegno politico straordinario ed è pronta a fare la sua parte in Libia nel quadro delle decisioni delle Nazioni Unite.»

« Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi una opzione da prendere in seria considerazione » afferma Silvio Berlusconi.

L’ex premier libico Ali Zeidan sottolinea come lo Stato Islamico « conquisterà un territorio sulle coste del Mediterraneo nel giro di due mesi se l’Occidente non interviene. »

La Libia è spaccata in due: da una parte c'è il governo sostenuto a Tripoli da milizie islamiste e dall'altra c'è un governo riconosciuto dalla comunità internazionale e con un suo esercito a Tobruk. Questi due governi che guidano la Libia, dove proseguono anche in queste ore attacchi aerei e scontri tra milizie, si contendono il potere e i pozzi petroliferi sul Golfo della Sirte creando di fatto un vuoto istituzionale in cui hanno terreno fertile formazioni terroristiche come l’Isis e al-Qaida che hanno già ucciso numerosi stranieri.

E se a morire non sono cittadini libici, i politici invocano per i loro connazionali la mobilitazione delle forze militari internazionali facendo presagire nuovi tragici sviluppi a quella che sembrava essere la vigilia di una guerra civile, di una nuova guerra civile dopo quella che scaturì dalla rivolta contro il regime di Gheddafi.

Intanto in Sicilia si attende la nave che riporterà nel nostro paese sessanta italiani.

Fonte foto: wikimedia.org

Chiara Innocenti