La libertà di scegliere. Intervista ad Alessandro Bertolucci
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LUCCA, 19 DICEMBRE 2012 - Nella Giornata mondiale della pace, il Papa si è soffermato su tematiche di grande attualità, quali il matrimonio, l’eutanasia, l’aborto e il rispetto della persona. Queste concetti possono essere condivisibili o meno, ciò che colpisce è la pesantezza delle parole utilizzate per esprimere le opinioni di Benedetto XVI. Sembra quasi che le parole dividano anziché unire. È sconvolgente il vuoto e silenzio legislativo e politico di quest’ultimo periodo; ci si aspetta dalle classi politiche il riconoscimento della libertà di scegliere perché la libertà dell’uomo è un continuo e giusto equilibrio tra diritti e doveri. Ecco cosa ne pensa Alessandro Bertolucci.[MORE]
Messaggio per la Giornata mondiale della pace dal Papa. Benedetto XVI è contro le nozze gay perché un matrimonio omosessuale è «un’offesa contro la verità della persona umana e una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace». Facendo avanzare progetti legislativi di questo tipo non si tutela il bene, è davvero così?
La visione di un rappresentante di un credo religioso è sempre legata ai dettami della fede professata. Il Cattolicesimo ha i suoi dogmi, le sue regole e la sua visione del mondo e della vita. I concetti espressi da Benedetto XVI in questi giorni sono di grande attualità e toccano le più disparate tematiche, affrontando molte delle problematiche della nostra odierna società. Il Papa offre linee guide e spunti di riflessione su tematiche quali il diritto al lavoro, il rispetto della persona, il matrimonio, l’eutanasia, l’aborto e ultimamente un prezioso riferimento al settimo comandamento (non rubare) aggiornato e adattato alla classe politica e dei potentati in generale. Non si può e non si deve quindi fare delle affermazioni del Papa, di tutta l’erba un fascio. Si può altresì coglierne spunti di riflessione. Dal mio punto di vista, alcune posizioni della Chiesa cattolica risultano degli arroccamenti fuori tempo e fuori luogo, ma non mi preoccuperei affatto di ciò che un capo religioso, per quanto importante, professa o afferma se ci fosse uno Stato che risponde alle istanze dei propri cittadini, riconoscendone l’uguaglianza e la parità dei diritti. Perché contrariamente a quanto accade in altri Paesi del mondo, in Italia non devono essere riconosciute le unioni di chi convive, di chi non vuole sposarsi, e dei gay? Tutti con il medesimo problema, senza contare poi che il vuoto legislativo innesca tutta una serie di altre problematiche: la tanto discussa adozione è solo la punta dell’iceberg, perché il problema insorge anche in caso di ricovero ospedaliero, in caso di morte, e anche dal punto di vista fiscale, tanto per dire. E non credo sia giusto dividere i cittadini che sono, non dimentichiamolo, elettori e contribuenti oltre che persone (in fase pre-elettorale, le parole “elettore” e “contribuente” hanno più presa sui politici della parola “persona”) in italiani di serie A, B, C e così via a terminare l’alfabeto.
Il Papa e il mondo religioso si schierano anche contro l’aborto. «Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita», ha affermato. Una vita per una vita, ecco il principio del mondo cattolico. Come ti poni dinnanzi a questa convinzione profondamente radicata come cittadino e come persona?
Come detto prima, il concetto può essere condivisibile o meno, ma anche la forma in cui questo viene espresso ha la sua importanza. Sono rimasto colpito dalla pesantezza delle parole che sono state utilizzate per esprimere queste opinioni; i concetti non si discostano dalla linea classica della Chiesa cattolica, ma le parole trancianti, pronunciate dal Papa, a mio avviso, dividono anziché unire. Ritengo la legge sull’aborto un passo in avanti della società civile quindi non posso condividere la posizione pontificia, ma penso si debba e si possa continuare a discuterne essendo un argomento che tocca la coscienza delle persone.
Altro tema in cui il cattolicesimo si schiera nettamente contro: l’eutanasia. Chiunque può esprimere la propria opinione. Ciò che sconvolge è il silenzio e vuoto legislativo e politico di quest’ultimo periodo, quasi voglia sottolineare una continua divisione tra cittadini. Perché?
Il perché mi è oscuro. La domanda che mi sorge spontanea è: “Dove è finito il mio libero arbitrio?”. La nostra libertà è un continuo, giusto compromesso ed equilibrio fra diritti e doveri, fra la mia libertà e la libertà del mio prossimo; disporre del proprio corpo è una accettazione di responsabilità nei confronti di se stessi e di coloro che ci circondano. Il limite di sopportazione dell’esistenza è personale come lo sono i moti interiori e la soglia del dolore, e dunque con quale diritto una persona, diversa da me, un giudice o un medico può decidere che io posso e devo vivere continuando a sopportare una condizione per me inumana? E pare che non si riesca a fare comprendere alla classe politica che ci rappresenta che ciò che ci si aspetta dal legislatore è semplicemente che ci venga concessa la libertà di scegliere. Vuoi la nutrizione artificiale? Bene. Vuoi porre fine a interminabili e atroci sofferenze? Puoi farlo senza doverti buttare da una finestra di ospedale.
Caso Englaro. Dopo aver vissuto 17 anni in stato vegetativo, la famiglia ha deciso di porre fine alla nutrizione artificiale della donna. Un ampio dibattito mediatico e politico istituzionale su temi inerenti a questioni di fin di vita. L’opinione pubblica divisa a metà, tra cattolici e laici.
Ogni caso è peculiare e specifico, ma molte sono le persone che quotidianamente vivono situazioni simili, per questo leggi e linee guida dovrebbero permettere di dirimere queste questioni senza il ripetersi di drammi come quello di Eluana Englaro. Non ho elementi per entrare nel dettaglio del caso, ma una cosa posso dire con certezza: senza questa vacatio legis, il circo mediatico, o meglio la gogna mediatica intorno a questa ragazza e alle mille sofferenze di Beppino Englaro non si sarebbe scatenata e il dolore di questa famiglia sarebbe rimasto un fatto privato.
«È con gioia che mi unisco a voi» recita il primo tweet del Papa. Cittadini sorpresi e cittadini contrari. Nuovo modo di comunicare? Cosa pensi di questo nuovo modo di “dialogare” con Benedetto XVI?
Il Papa su Twitter non ce lo vedo. Che la Chiesa cattolica si adegui all’evoluzione tecnologica è cosa buona e giusta; il mezzo è al passo coi tempi così come molte tematiche. Mi sorge tuttavia un dubbio: in 160 caratteri si può riassumere una riflessione sulla fede o un precetto religioso? La Bibbia e i Vangeli sono opere letterarie di grande respiro, una ricchezza culturale e linguistica enorme, oltre che portatrici di grandi valori e messaggi, bisognerebbe dunque, a mio avviso, parlarne con abbondanza di tempo e di parole. Non sempre quello della sintesi è un dono.
Giulia Farneti