La Lezione di Atene: Hybris contro Nemesìs. L'incontrovertibile ordine della Nuova Europa
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07 LUGLIO 2015 - Finalmente un leader che onora il mandato della democrazia, spiace che Roma, non sia Atene. Questa è l'ora di Alexis Tsipras, è l’ora dell'altra Europa possibile, quella della cultura, dei popoli e della giustizia sociale; è l' ora in cui rilanciare un' idea di Europa diversa e sostanzialmente migliore, che permette di vagheggiare il fuori ed il dentro dall’Unione Europea o dall’Euro, stabilendo però una verità di giustizia, quella da intendersi come compromesso e scambio, possibile solo tra pari, cioè tra parti che siano soggette a un'uguale necessità. [MORE]
Determinare ìmpari rapporti di forze, ha squilibrato il livello, squalificando la corsa: i più forti hanno fatto tutto ciò che la loro potenza gli consentiva di fare; i deboli pur di non cedere, hanno limitato il più possibile i danni. Il voto referendario greco, ha frantumato il contesto europeo, illudendoci -solo apparentemente - di volerlo migliorare e qualificare. Poco e male il gioco delle illusioni, ha contribuito a stillare paure ed ossessioni oscure e terrificanti, ma non la cupezza di una realtà consistentemente asfissiante, che ha determinato polarità discordanti che ne assumono i rischi ed gli impliciti pericoli, riproponendo -è vero- un'idea di sovranità ottocentesca forse piuttosto anacronistica rispetto al delicatissimo sistema di competizione globale; ma in questo capace di manifestare il margine di manovra per i populismi neonazionalisti, che come una nebulosa, oscurano frequentemente l'orizzonte, scompaginando l'equilibrio tra inter pares, e alterando il significato autentico, in modo realisticamente problematico del nostro essere comunità prevalentemente finanziaria.
Dieci milioni di greci hanno deciso per i restanti altri. Superando senza problemi il quorum del 40% necessario per rendere legale il referendum: alle urne è andato circa il 65% degli aventi diritto, pur tra le polemiche per i costi della democrazia (40 milioni di euro) per il voto, cifra significativa per un Paese a rischio default. A ragion veduta Tsipras, ha avuto ragione, ha spianato la strada per tutti gli altri popoli d’Europa, Italia in testa, Spagna il Portogallo a seguire. <<La democrazia batte la paura» parole che auspicherebbero l'ora della Giustizia sociale, dell'equità e della giusta considerazione, dei bisogni e delle necessità, quelle che rispondono a una legge alla quale non si può derogare, perché fondata su una necessità di natura, vincolante gli uomini e forse anche gli dei sopra ai quali l'Olimpo non appare più troppo oscuro. Adesso forse (finalmente) i falchi di Bruxelles non potranno più attaccare un leader senza attaccare il suo Popolo, pur continuando a compiangere gli anonimi popoli, negli occhi dei loro leader. In Grecia ha vinto la dignità degli ultimi, forse quella del coraggio dei popoli senza volto.
Ora l'Europa dovrà forse semplicemente cominciare ad ascoltare quelle invocazioni, sorda come ha dimostrato di essere in troppe circostanze, alle richieste degli ultimi e dei disperati. La Grecia una nazione piccolissima, con 11 milioni di abitanti e solo 2 milioni di giovani, questa nazione che nel breve volgere degli anni si è trovata contro tutti i leader degli altri stati europei, che sono poi i suoi principali creditori, quelli che hanno voluto il piano, come i presunti amici del governo di Syriza, con Matteo Renzi, schieratosi a favore del Si, anch'egli “ambiguo” partner dell'euro gruppo, schiaffeggiato dal voto referendario. Il testo sul quale si sono espressi gli elettori:una sfida d'azzardo, («Il piano d' accordo che è stato proposto dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale nel corso dell’ Euro gruppo del 25.06. 2015 e comprende due parti che costituiscono un’unica proposta, deve essere accettato? Il primo documento si intitolava “Riforme per il completamento dell’attuale programma” e il secondo “Analisi preliminare della sostenibilità del debito”. Non deve essere accettato/No - Deve essere accettato/Sì»), che nella prospettiva europeista, avvilita dalla drammaticità intrinseca di una società piegata e sfinita da “insufficienti” misure di rientro, ha pesato come un macigno sulla specificità del ruolo politico e finanziario del paese ellenico. Il rischio contemplato della prospettiva europeista con la vittoria di un No al referendum: tombare definitivamente un idea impropriamente velleitaria, le cui debite conseguenze possono indurre la Bce a chiudere qualunque erogazione di denaro, o all'uscita dalla moneta unica e dall'Europa, al fine di affrontare la ricostruzione della fiducia verso l'euro. Rischio bislacco nel gioco d'azzardo, dove la Grecia aveva contro: la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Europea (la cosiddetta Troika); i socialisti europei, anche loro a favore del ‘Si’ e tutti gli altri partiti greci; come la maggioranza dei quotidiani, tv, radio e mass media europei, compresi quelli greci, in massa che si erano schierati tutti per il ‘Si’ e in aperta opposizione a Alexis Tsipras.
L' OXI greco, forse per questa ragione ha simbolicamente assunto una valenza di riferimento valoriale, coro all’unisono di tutti quelli che identificano dignità con civiltà, esultanza e sollevazione. Un coro che si è elevato per rivendicare giustizia e riscattare forse, gli uomini le donne e i bambini di ogni Grecia, di ogni altra Europa diversamente possibile. Perché sono quelle vittime inconsuete ed impopolari, che in questi ultimi anni hanno pagato il prezzo più alto; e non quelle dei loro politici inadempienti, che hanno truccato i bilanci. I governi inadeguati generano sempre i mostri dei sonni deliranti con politiche inefficaci, elargiscono un epos che metaforicamente si arricchisce di perle servite ai porci, vinti dal canto delle moderne sirene dell'inciviltà, espressione simbolica dei nostri più colorati governi. OXI non ha permesso solo di non mortificare la dignità ed il Coraggio di un popolo; ma anche quella della sua stessa storia, certo Non cambierà molto alla sostanza della politica di sacrifici e privazioni, anzi al contrario scuoterà l'austerità emancipandola dal ricatto morale, civile e soprattutto politico. OXI come una “linfa etica rivoluzionaria” del cambiamento e della trasformazione possibile, dovrà solo rendere respiro ad una rifondata fiducia.
Non basterà certo ma è molto, tanto per i greci e per tutti noi. Nel momento in cui il governo greco chiudeva le trattative con l’Europa – di fatto le articolate e complesse trattative internazionali dell'inflessibilità del FMI, offrivano alla politica, la strada della conciliazione con l'economia. Indire un referendum, che permettesse ai cittadini greci stessi di decidere se accettare o rifiutare il piano di salvataggio lacrime e sangue, è stato audace e rischiosissimo, un gioco d'azzardo che solo la levatura politica di Tsipras – degno figlio dei suoi padri filosofi- poteva ideare; quella che molti politici europei (come la dotazione italiana del piccolo Renzi) non hanno saputo comprendere né assecondare, per far breccia verso il gridato allarme ripreso con enfasi, dai mass media che lamentavano il rischio d'assalto alle banche greche. Dopo il panico che ha costretto il governo di Syriza a chiudere temporaneamente le banche, il "gioco d'azzardo" ha certo ridisegnato un profilo al rude volto di quella Europa impossibile: quello economico-finanziara, capace di fare l'occhiolino solo ai poteri forti dei colossi bancari intenzionalmente disponibili a far macelleria del cuore del mito.
Contro di essi, con forza e stoica virtù contemporanea, il leader della sinistra greca, ha manifestamente dimostrato che la libertà è sovente liberazione da taluni bisogni e desideri infelici, dimostrando di volerli rigenerare, giusto apposta, per auspicare, in un'altra più adeguata direzione possibile. Anche quando contro questi fatti il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, palesando all'Europa l'azione “terroristica” per aver seminato e diffuso la paura; lascia onorevolmente al nuovo successore Euclid Tsakalotos. Gli sciacalli del resto sanno utilizzare bene la paura per disegnare gli obiettivi economi da raggiungere, e omettono di denunciarla come iniqua e vessatoria: il 30 giugno la Grecia non è stata in grado di onorare 1,6 miliardi di euro di debiti al FMI, ed è quindi dovuta intervenire l’Unione Europea per proporre un “piano di salvataggio”. Un piano di austerity, tagli ai salari, alle pensioni, ai servizi. La medesima ricetta, insomma, che la Grecia ha dovuto già subire negli ultimi 5 anni e che ha ridotto il paese sul lastrico, scaricando il peso del debito sul ceto medio, sui più poveri, sulle donne e sui giovani. Su questo piano il governo di sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, ha cercato di trattare, ed ha vinto in coraggio in prestigio per il suo stesso popolo. Tsipras forse ha anche scritto una nuova storia; certamente ha impartito una lezione di alta politica all'omologo italiano, sconfiggendo nella sostanza la consistenza dei sacrifici e delle scelte in opposizione alla paura degli codardi increduli e degli incapaci.
La vittoria di Tsipras è stata audace sia pure disperata, chiedere di spostare i tagli su altre voci che non fossero salari e pensioni. E' stata quella di impegnarsi ad Onorare anche il programma di governo con cui Syriza il suo partito è salito al potere solo sei mesi fa. L'inflessibilità da parte dell’Unione Europea e del Fondo Monetario, l'indisponibilità a trattare i termini dell’accordo, Non sono state supinamente assorbite per puro vantaggio dell'immagine, (come altresì riproposto in Italia per pura facciata) bensì rilanciate dall'incontrovertibile sostanza, in un ulteriore generoso atto d' amore e rispetto verso il suo popolo. Ma è comprensibile, si tratta della Grecia. OXI: la Grecia ha detto ‘No’ al metodo dell'arroganza del forte sul debole che insegna l'istinto predatorio dell'abbondanza sulla sostanza: OXI, NO, lo ha evocato con umile dignitosa consapevolezza di sé, come dovrebbe dirlo in una qualunque altra lingua non greca, coinvolta nel delirio di una altra prospettiva ancora possibile. Universalmente OXI: quello di una piccola nazione sull’orlo del lastrico, ancora una volta: banche chiuse, senza neanche il contante per poter fare la spesa, file interminabili, chiusure forzate, che mettono in gioco non solo la struttura di potere su cui finora si è basata l’Unione Europea, e cioè la troika, i falchi dell’austerity, le politiche della Germania di Angela Merkel, le banche e i creditori; ma anche quella di chi deve pur continuare a vivere, e riesce a fare di necessità virtù. Per Atene i prossimi saranno mesi forse anni, difficilissimi. Rimettere in piedi un Paese, dentro o fuori l’euro, e cercare di renderlo capace di vivere nell’economia europea e mondiale, è un’impresa gigantesca, verso cui sarebbe delittuoso dover rinunciare e arretrare; più preoccupati degli incerti effetti per noi altri: Espellere la Grecia dall’Euro, forse per un periodo transitorio che permetterebbe al paese di creare proprie politiche monetarie, anche se col veto della Grecia stessa? Questo sarebbe di fatto impossibile.
La Grecia fuori dall’Unione Europea? L’Unione Europea potrebbe perfino decidere ora di non ascoltare il voto della Grecia, perché non è quello che hanno deciso loro, e lo scontro è ormai talmente aspro che sembra impossibile tornare a trattare. Ma tutto questo concorre ancor più a portare allo scoperto, il significato intrinseco che emerge dal voto greco: la profonda ingiustizia, follia, debolezza politica dell’attuale Unione Europea. Un'unione che si occupa poco e male dei suoi cittadini, che li aggredisce e spoglia fin anche di ogni avere, una protagonista invisibile e troppo ingombrante, potente sulle nostre vite, come il Fato degli antichi greci, spietato e incomprensibile. Insomma, una Europa del più forte dove i cittadini vorrebbero non contassero nulla. L' OXI greco ha chiarito più che mai che così com’è l’Europa, ancor prima dell’Unione Europea o dell’Euro, non funziona, lo pensavano in tanti lo dicevano in pochi. Il coraggio di un popolo è servito a chiarirlo su larga scala. È bastato un voto democratico popolare, un momento democratico per sancirlo, un voto Contro tutte le previsioni, contro tutto il potere dei media, delle banche, di certa politica cieca. La grande vittoria di Syriza e di Alexis Tsipras, ostacolato da tutti, ha imboccato la strada coraggiosa sia pure minata da innumerevoli rischi. L’Unione Europea non può e non deve permettersi di buttare la Grecia fuori dall’Unione e dall’Euro.
La Grecia ha insegnato ancora una volta ai paesi dell'eurozona -Italia in testa - cosa è la democrazia e cosa é la dignità di un popolo. La lezione di Tsipras all’Europa dell’austerity, delle banche e della Merkel, adesso merita di essere ascoltata solo semplicemente ascoltata. Perché il voto GRECO dice una parola sola: cambiamento, lezione di storia e di civiltà. Qualcosa adesso dovrà pur cambiare: l’Europa deve trattare. Punire la Grecia per questo voto, ora, sarebbe una infelice responsabilità, che porterebbe verso tempi bui e spaventosi, verso le destre nazionaliste, verso il crollo dell’Unione e della moneta, verso "si salvi chi può". Non è di questo che abbiamo bisogno adesso. Abbiamo tutti bisogno di ridisegnare una nuova direzione in cui, la Storia insegna la lezione più importante: abbattere la miseria, la paura, la guerra, incoraggiare alla solidarietà, aprirci verso prospettive di collaborazioni attive. Nell'ora di Tsipars c'è pure un riadattamento delle migliori tragedie greche, dove la hýbris si associata, come diretta conseguenza, di "némesis", (νέμεσις), la "vendetta degli dei", di quell'ira", dello "sdegno" che quindi si riferisce ad una punizione giustamente inflitta alla macchina della tracotanza. Allora immaginiamola pure come la vendetta incalcolata del fato, quella che punisce implacabilmente l'arroganza e ripristina il giusto ordine delle cose naturali. Eviva dunque la Lezione di Atene: Hybris contro Nemesìs è l'incontrovertibile ordine della Nuova Europa.
Angela Maria Spina