La Giostra della Legalità. Vi racconto il "mio" processo Rostagno
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
TRAPANI, 10 MAGGIO 2012 - Il clima è gelido, l’aria non lascia spazio a respiri luminosi e basta solo il vibrare dei pensieri ad “incatenare” i presenti. Entrando, notiamo subito una grande grata. E’ alla nostra sinistra. Ci dà la sensazione di una gabbia. Capiamo che è l’area che ospita gli imputati. Ci troviamo in un luogo in cui non eravamo mai entrati prima. Siamo nell’aula “Giovanni Falcone” del Tribunale di Trapani.
E’ il 21 marzo scorso e ci ritroviamo lì di buon mattino per assistere ad una delle udienze del processo sull’omicidio di Mauro Rostagno, giornalista e sociologo, ucciso il 26 settembre 1988 a Valderice. Ancor prima che inizi l’udienza, avvertiamo un’atmosfera “burocratica”. Prima qualche sussurro a spezzare l’atmosfera un po’ grigia, poi l’ingresso della Corte. Entrano i giudici. Notiamo subito quelli con la fascia tricolore. Infatti, è una Corte d’Assise. Tutti si alzano, i sussurri si placano, cala il silenzio.
Inizia la seduta. Il primo interrogatorio è a un collaboratore di giustizia. Si chiama Francesco Marino Mannoia. Interrogato dal pubblico ministero, Gaetano Paci, la memoria del testimone non è del tutto precisa e le dichiarazioni mancano di dettagli. Si odono le due voci che dialogano, il ticchettio insistente delle tastiere dei computer che registrano gli articoli dei giornalisti presenti e il passo lento e silenzioso delle forze dell’ordine che, con occhio vigile, assicurano il silenzio dei presenti. Ascoltare le dichiarazioni dei testimoni ci fa un po’ venire la pelle d’oca. Non sono cose che siamo abituati a sentire, ma la cosa che ci colpisce di più è la tranquillità con la quale quelle dichiarazioni vengono fatte. Si parla di omicidi, di traffico di droga. Sentire da una collaboratore di giustizia una frase come “Non si muove una foglia se Cosa Nostra non voglia” ci gela e ci fa capire quanto sia potente l’organizzazione. [MORE]
Siamo usciti da quell'aula stupiti, ma allo stesso tempo con moltissima voglia di raccontare a tutti ciò che abbiamo sentito, consapevoli però del fatto che, a distanza di tantissimi anni, non è ancora stata fatta chiarezza sulla morte di un uomo che, per questo, non ha ancora ricevuto giustizia.
Giacomo Plaia
Istituto d’Istruzione Superiore “Giovanni Biagio Amico”, Trapani
(foto: a.marsala.it)