Caffellatte e ginger letterari
La Giornata della Memoria: una commemorazione puntuale alle porte
27 GENNAIO 2016 – Come di consueto ormai già da qualche anno in occasione della Giornata della Memoria, celebrativa della Shoah, gli eventi di commemorazione sono molteplici. Alcuni, tuttavia, si interrogano sulla necessità e sull’opportunità di riproporre a scuola argomenti affrontati in modo puntuale già più volte perché, in occasione di date evocative, spesso, è facile scivolare nella retorica e, in un mondo ormai sempre più approntato alla velocità della comunicazione ma anche alla sua estrema essenzialità, sembra assurdo spendere un certo numero di ore e più momenti vertendo su un solo e unico argomento. In particolare, in merito, le scuole, che in modo autonomo promuovono più iniziative, lo fanno alla stregua della motivazione per lo più degli insegnanti più attenti, convinti della necessità di svegliare l’interesse dei ragazzi sulla cosa. Trattare questo argomento, infatti, non solo è spinoso ma spesso è difficoltoso anche in quanto pare non attrarre, neanche per curiosità, le generazioni dei giovanissimi ragazzi.
Ma è realmente così?
In parte è pur vero che oggi, in una società in cui tutto è dai media filtrato, ogni cosa appare irrisoria, fantasiosa, creazione illusoria delle mente. Un giovane cresciuto a “pane e televisione”, che ha visto la guerra come un gioco di luci scintillanti su uno schermo, poco si turba all’ascoltare e al vedere corpi trucidati. Rimane indifferente, poco attento, un po’ assuefatto, perché tutto è presentato come qualcosa di distante.
In classe, nelle aule, si leggono brani di romanzi, poesie, scritte anche dai diretti interessati, ma sempre con toni lontani, profani, che nulla o poco trasmettono di quanto è realmente avvenuto.
Per svegliare le coscienze, quindi, cosa occorre fare? È sufficiente soltanto parlare, raccontare? Certo è un primo passo, è di aiuto, ma se non si sente la cosa come propria appare un fattarello, un’invenzione della mente, un episodio mai accaduto. Allora, con ciò, si dovrebbe ritenere necessario il recitare, calarsi nella parte? Mah! Forse anche questo potrebbe essere di aiuto ma si resterebbe sempre e comunque ai margini del tutto.[MORE]
Per leggere un brano, una poesia, scritti su un tema così altamente delicato occorre scendere giù in basso, in mezzo al fango di chi scrive. Occorre scandagliare gli abissi del suo cuore per veder da vicino le macerie che l’han travolto. Se ci si avvicina in modo sostanziale, profondo, reale, allora si arriva a percepire l’essenza di che scrive. Si notano sfumature, inflessioni letterali, cambi di tono, perentorietà delle parole. Si coglie il messaggio che l’autore ha inteso dare all’opera che ha steso. Se ne carpisce il significato più nascosto e si è, così, capaci di ritrovarsi in mezzo ai campi di sterminio sentendo il freddo che han loro già patito.
E ciò che si sente non resta fuori dal cuore e dall’anima di chi legge ma penetra nelle più lontane fibre del corpo anche di chi ascolta. Pervade tutto, cuore, mente, spirito e si è così capaci di dire: “Mai più. Mai più un simile olocausto a mio fratello. Mai più per quanto oggi sono io che posso.”
Alla Memoria delle vittime della Shoah, in questo giorno, alcuni dei versi più belli della nota Poesia di Primo Levi che apre la lettura del suo libro: Se questo è un uomo.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato (…)
Simona Barberio