Cultura e Spettacolo
La disperazione di Vincent Van Gogh in scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia
LAMEZIA TERME (CZ) 7 FEB - Una profonda riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea è scaturita dallo spettacolo “Vincent Van Gogh . L’odore assordante del bianco” di Stefano Massini, andato in scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme, inquadrato nella stagione teatrale organizzata da Ama Calabria e coprodotto da Khora Teatro e Teatro Stabile d’Abruzzo con la regia di Alessandro Maggi.
Il noto attore Alessandro Preziosi, affiancato da Francesco Bescione, Massimo Nicolini, Alessio Genchi, Vincenzo Zampa, Roberto Manzi, dopo aver interpretato alcuni anni fa l’Amleto di Shakespeare al Teatro Costabile di Lamezia Terme , è ritornato nella città lametina per salire sul palcoscenico del Teatro Comunale Grandinetti, per l’occasione stracolmo di persone, per incarnare il personaggio del pittore olandese Van Gogh nella pièce “ Vincent Van Gogh” evocato nel periodo in cui fu rinchiuso nell’ospedale di Sant Paul affetto da una grave malattia mentale. L’azione si svolge nelle austere e granitiche pareti di una stanza del manicomio di Sant Paul dove domina il bianco dappertutto anche in una piantina collocata sul pavimento, pure bianco.
L’idea del bianco si carica di un messaggio drammaturgico consistente nella difficoltà del pittore, immerso nella vita dei colori, di vivere rinchiuso in uno spazio quasi accecante tanto è bianco e nel rifiuto di vivere in questo posto orrendo. Proprio qui si consuma in tutta la drammaticità la disperazione di Van Gogh, di appena trentasei anni (siamo nel 1889, un anno dopo si suiciderà con un colpo di pistola) , e la fievole speranza, di uscire da quell’inferno, riposta nell’inattesa visita del fratello Theo che ha dovuto prendere quattro treni e perfino un carretto per andare a trovarlo. Alessandro Preziosi , con addosso una tunica bianca ,dall’inizio alla fine dello spettacolo durato un’ora e trenta minuti, ha tenuto gli spettatori con il fiato sospeso riuscendo a comunicare loro il tormento e la disperazion di Van Gogh costretto all’isolamento e lontano dai suoi pennelli.
E lo ha fatto mettendo in luce tutta la sua professionalità e la sua potenza espressiva mediante la gestualità nel corso del serrato dialogo intavolato con il fratello che lo ha sempre sostenuto anche economicamente. Incisiva è anche la conversazione del pittore con il direttore del manicomio che cerca di indagare sull’origine della malattia del pittore antiborghese e cosidddetto maledetto, delle sue allucinazioni e dei suoi deliri manifestati anche nella sua vita fuori dalla struttura ospedaliera.
Il luogo appare come uno stato della mente, un posto lontano dalla realtà frenetica della vita e conferisce alla malattia mentale di Van Gogh tutta la sua drammaticità ma si impone anche come un vero carcere nel quale i malati vengono trattati come detenuti, rinchiusi in celle di isolamento e trattati come animali, il che non fa altro che peggiorare lo stato di salute di Van Gogh. Alla fine lo spettacolo “Vincent Van Gogh”, molto applaudito ed apprezzato, ha raggiunto l’obiettivo di rappresentare il labile confine tra verità e finzione, tra follia e sanità, tra realtà e sogno interrogandosi sulla genesi ed il ruolo dell’arte e sulla dimensione della libertà individuale.
Lina Latelli Nucifero