Cronaca
La Corte d’Assise d’Appello conferma l’ergastolo per Cesare Battisti
MILANO, 23 MAGGIO – La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la pena definitiva dell’ergastolo per Cesare Battisti, respingendo la richiesta della difesa di commutare il carcere a vita in 30 anni di detenzione: ciò, peraltro, al netto del presofferto (il periodo di pena già scontato in passato, ancorché in virtù di provvedimenti cautelari), si sarebbe tradotto in 20 anni e 7 mesi. I giudici milanesi hanno comunque chiarito che tale sanzione non sarebbe ostativa alla eventuale richiesta di benefici penitenziari, per cui già fra 3 anni e mezzo (tenendo sempre conto del presofferto in modo tale da raggiungere una quota complessiva di 10 anni) Battisti potrà richiedere ad esempio dei permessi premio.
“Le decisioni dei giudici non si commentano, al massimo se non si condividono si impugnano” – si è limitato laconicamente a dichiarare Davide Steccanella, difensore di Battisti, ai cronisti presenti all’esterno dell’edificio di via Manara. Ciò induce a pensare che l’avvocato abbia lasciato aperto uno spiraglio per prepararsi ad impugnare anche la sentenza della Corte d’Assise, a questo punto ricorrendo in Cassazione. Il legale dell’ex brigatista continuerebbe a puntare sulla tesi dell’illegittimità della decisione delle autorità boliviane di consegnare Battisti ai funzionari dell’Interpol, poiché presa soltanto in un momento successivo rispetto all’emissione del provvedimento di espulsione dal Paese sudamericano; in secondo luogo, Steccanella sostiene che, in virtù degli accordi di estradizione tra Italia e Brasile, non potrebbe essere comminata la pena dell’ergastolo – che in Brasile non esiste – ma al limite una pena alternativa prevista in quest’ultimo Paese. Secondo i giudici milanesi, invece, quanto sostenuto dalla difesa nel corso della discussione a proposito della decisione delle autorità boliviane non risponderebbe al vero; inoltre, è stata confermata la versione – già accolta in primo grado – del Procuratore Generale Lamanna, secondo cui se Battisti avesse voluto far valere gli accordi estradizionali italo-brasiliani non avrebbe dovuto allontanarsi volontariamente dal Brasile e non avrebbe dovuto opporsi alla conclusione della procedura estradizionale.
L’ex terrorista dei pac (i proletari armati per il comunismo, la terza forza terroristica più attiva nel periodo degli anni di piombo) era stato già condannato per vari reati commessi in Italia negli anni ’70: le sanzioni prevedevano due ergastoli per i delitti Santoro e Campagna, 13 anni e 5 mesi per concorso morale negli omicidi Torregiani e Sabbadin, nonché 12 anni per insurrezione armata, possesso illegale di armi, banda armata, associazione sovversiva, rapina e furto, cui si aggiunse poi l’evasione dal carcere di Frosinone. Dopo 37 anni di latitanza ed asilo politico tra Francia e Brasile, Battisti era stato arrestato in Bolivia lo scorso gennaio e condotto in Italia, per essere poi tratto nel penitenziario di Oristano dove è attualmente detenuto.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: notizie.virgilio.it