Chiesa e Società

La conoscenza di sé in Cristo

"Vie dello spirito"

La conoscenza di sé in Cristo è necessaria all'uomo per santificarsi.

Il percorso per giungervi tocca due ambiti: la relazione con sé stessi e la relazione con gli altri, entrambe incidono nella percezione e considerazione che si ha di sé stessi, o che gli altri hanno di noi e che non sempre coincide con quello che realmente è il proprio essere.

Due sono anche i rischi:

- o la disperazione nello scoprire i propri limiti, le proprie debolezze,

- oppure la presunzione di fronte all’incapacità di riconoscerli in sé stessi, mentre è più facile riconoscerli nell'altro.

Il percorso per giungere alla conoscenza di sé è molto condizionato dalle relazioni che viviamo, infatti tutto ciò che viviamo fuori di noi lo elaboriamo interiormente, ci tocca lasciando delle tracce in noi.

Sono proprio certe relazioni a dare un senso nuovo alla nostra vita o a metterci in crisi.

Eppure non è possibile conoscere sé stessi senza vivere in relazione con gli altri, questo spiega perché il percorso è ancora più difficile e faticoso, e perché Teresa D'Avila mette al primo posto di questo percorso l'amore reciproco.

Ma amarsi vicendevolmente al di là delle proprie imperfezioni, è possibile solo se a farlo ci rende capaci Dio.

Secondo Teresa la conoscenza di sé non può derivare da un semplice sforzo intellettuale, ma è frutto di un'esperienza di amore.

In una visione santa Teresa sente Gesù che le rivela la via per giungere alla conoscenza di sé:

"Sei creata per amore,

tutta bella e graziosa,

dipinta dentro il mio cuore,

così se tu ti perdessi,

anima, cercati in me.

E anche quando non sapessi

dove puoi trovare Me

non devi girovagare,

ma se davvero mi cerchi

cercami dentro di te."

Ecco allora che solo Cristo apre la via della conoscenza di sé, solo così tale conoscenza avviene nella verità e nell'amore, senza cadere in una introspezione vuota priva di un punto di riferimento che darebbe solo un' immagine incompleta di sé stessi chiudendoci in una sorta di egocentrismo.

A questo punto Edith Stein ci pone in concreto due strumenti:

- la Sacra Scrittura e la preghiera; Attraverso la prima si conosce cosa ha compiuto Dio e cosa, attraverso il suo Figlio Gesù, ha detto; in questo modo si può avere una conoscenza oggettiva di Dio,

mentre attraverso la preghiera si vive la relazione personale con il Signore e si può scoprire la volontà di Dio su noi stessi.

Solo Dio in quanto nostro creatore, può darci in Cristo, la giusta conoscenza di noi stessi, e la Scrittura lo conferma:

“Più fallace di ogni altra cosa

è il cuore e difficilmente guaribile;

chi lo può conoscere?

Io, il Signore, scruto la mente

e saggio i cuori”

Geremia 17,9-10

Ricordiamo anche nel Vangelo le parole di Gesù a Natanaele:

«Ecco un vero Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto».

Il Signore conosce quello che nemmeno noi conosciamo di noi stessi. Ed è presente sempre anche quando ci sentiamo abbandonati e soli.

E se per caso, a volte, ci si sente inadeguati, o non si riconosce il proprio valore, è perché non ci si conosce fino in fondo e non ci si riesce a vedere con gli stessi occhi di Cristo, che invece ama tutto di noi, con tutte le nostre imperfezioni.

Scrive San Giovanni della Croce:

“Dio in qualsiasi anima, anche in quella del più grande peccatore del mondo dimora ed è presente. Questo tipo di unione esiste sempre tra Dio e tutte le creature”.

Stefania Tolomeo