La conoscenza dell'immigrato alla base dell'integrazione, convivere è possibile
Cultura e Spettacolo Calabria

La conoscenza dell'immigrato alla base dell'integrazione, convivere è possibile

sabato 2 luglio, 2011

Catanzaro 2 luglio 2011 - La conoscenza dell’immigrato alla base dell’integrazione: il 52% degli italiani che entra in contatto con immigrati dichiara che l’immigrazione è un’opportunità. Molti dei pregiudizi che si attribuiscono al fenomeno non appartengono all’idea che gli italiani hanno dello stesso. Convivere è possibile. Rimane un problema da risolvere al più presto per un italiano su due.[MORE]

E’ questo il dato più importante contenuto nell’indagine commissionata dall’Università Magna Graecia di Catanzaro alla società di ricerche di mercato Format per conoscere la percezione dominante nella popolazione sulla presenza degli immigrati in Italia e presentata nella giornata conclusiva del Forum “Home to Home” dedicato alla gestione integrata del fenomeno migratorio. Presentato il modello di accoglienza ed integrazione di Riace. Fino al 29 luglio la mostra fotografica “Infinite Rotte..quando il viaggio diventa emigrazione” al Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro

Le occasioni e i rapporti di relazione diretta tra italiani ed immigrati contribuiscono in maniera determinante alla formazione dell’idea che gli italiani hanno degli immigrati: l’idea che l’immigrazione sia una opportunità per il nostro Paese prevale (il 52,4%) presso coloro che hanno avuto un qualche genere di relazione con gli immigrati, relazioni sul lavoro, incontri quotidiani e nel vissuto di ogni giorno, rapporti che si instaurano tra genitori italiani e genitori immigrati quando i figli di entrambi frequentano la stessa scuola, e le mille altre occasioni di incontro offerte dal nostro tessuto sociale di una società ormai avviata ad essere “società multietnica”. Al contrario chi non è mai entrato in contatto con immigrati dichiara, nel 66% dei casi, che l’immigrazione è un problema.

E’ questo il dato più significativo contenuto nell’indagine riguardo la percezione dominante nella popolazione italiana sulla presenza degli immigrati nel nostro Paese commissionata dall’Università Magna Greacia di Catanzaro alla società di ricerca di mercato Format srl e presentata dal Presidente Dott. Pierluigi Ascani nella giornata conclusiva del Forum “Home to Home” dedicato alla gestione integrata del fenomeno migratorio e svoltosi nel Campus dell’Ateneo catanzarese.

Non a caso la giornata conclusiva del Forum ha avuto come titolo “Il giorno dell’utopia” ed ha avuto come focus centrale l’analisi del fenomeno migratorio in prospettiva futura con parole-chiave quali accoglienza, integrazione, multiculturalità, opportunità in antitesi ad emergenza, problema, criticità. Presentato con passione sociale e civile dal Sindaco Domenico Lucano, il modello positivo di Riace, alla ribalta internazionale e sotto l’egida dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dove gli immigrati hanno ridato speranza di crescita a tutta una comunità con il ripopolamento attraverso il recupero delle case disabitate del centro storico, l’avvio di progetti di integrazione e accoglienza basati sull’avvio di botteghe artigiane e di un’economia solidale, il mantenimento di istituti scolastici per i figli degli immigrati, la sperimentazione di laboratori culturali e sociali multietnici, ha fatto da contraltare ai modelli più “critici” come il caso del Centro di Identificazione ed Espulsione di Palazzo San Gervasio in Basilicata, ribattezzato la “Guantanamo Italiana”, dove gli immigrati clandestini rimangono chiusi in attesa dell’espulsione. L’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Potenza, Dott. Paolo Pesacane, che è intervenuto successivamente all’intervento del Sindaco Domenico Lucano, ha spiegato come i progetti in atto vogliano proporre la Basilicata come un’altra “Riace” positiva del Sud, anche in virtù del fatto che bisogna inevitabilmente avere a mente una certezza che per primi proprio i meridionali, all’inizio del Novecento, sono stati gli antesignani di quella emigrazione che oggi è diventata nell’immaginario collettivo emergenza piuttosto che opportunità.

Le speranza più importanti arrivano però proprio dai dati sulla percezione degli italiani riguardo gli immigrati contenuti nell’indagine basata su un campione rappresentativo della popolazione adulta, effettuata con il metodo delle interviste nel mese di giugno 2011, e quindi in un periodo in cui le immagini degli sbarchi degli immigrati sulle nostre coste sono ancora ferme nell’immagine di tutti.
Il fenomeno dell’immigrazione è un fatto del quale gli italiani parlano e si interessano e sinteticamente la loro percezione potrebbe essere distinta in: venire meno dei pregiudizi, senso di accoglienza, convivenza possibile, incontro di culture. Coloro che conoscono gli immigrati per relazione diretta tendono meno ad affermare che il rapporto potrebbe essere caratterizzato da un qualche genere di problema riconducibile alla diversità dell’immigrato: molti dei pregiudizi che si attribuiscono al fenomeno non appartengono all’idea che gli italiani hanno dello stesso. Quasi il 70% degli italiani non condividono l’affermazione secondo la quale gli immigrati tolgono lavoro agli italiani; tendono ad affermare più frequentemente che gli immigrati, sia quelli immigrati legalmente, sia quelli immigrati illegalmente, devono avere accesso al Servizio Sanitario Nazionale.

La maggior parte degli italiani non pensa che gli immigrati introducano malattie nel nostro paese , che la criminalità tra gli immigrati sia maggiore che tra gli italiani (il 60% degli italiani non lo pensa); che l’immigrazione costituisca un pericolo per la sicurezza e l’ordine (il 60% degli italiani non lo pensa).
Convivere con coloro che provengono dagli altri Paesi, con gli immigrati appunto, è possibile: il 60% degli italiani ritiene che gli immigrati non abbiano comportamenti in contrasto con le nostre tradizioni e che di fatto l’immigrazione non metta a rischio l’identità italiana ed i nostri valori. Rimane un problema da risolvere al più presto per un italiano su due.
Gli italiani tuttavia sono in dubbio se gli immigrati possano costituire un arricchimento per la nostra cultura.
La tavola rotonda conclusiva del Forum, moderata dal giornalista Guglielmo Pepe, editorialista “La Repubblica” e “National Geographic Italia”, ha affrontato proprio alla luce dei dati e delle esperienze presentate nel corso della mattinata il tema dell’immigrazione tra risorsa e problema.

Ne hanno discusso il Prof. Karl-Siegbert Rehberg della Technische Universitat di Dresda, il Prof. Steven Shardlow della Salford University, la Prof.ssa Laura Oso Casas dell’Università di Coruna, il Prof. Jose Luis Paniza Prados dell’Università di Granada, il Prof. Manuel Beozzo della Katholische Universitat Eichstatt-Ingolstadt, la Prof.ssa Maia Fansten dell’Università di Parigi La Sorbona.
“Più di 1500 studenti partecipi e estremamente entusiasti e soddisfatti dell’iniziativa, - ha dichiarato il Professor Stefano de Franciscis, con il Prof. Cleto Corposanto, che hanno curato l’organizzazione scientifica dell’evento- più di 20 workshop di approfondimento su tematiche attualissime quali i bisogni della popolazione immigrata, la gestione sanitaria degli immigrati, l’abbigliamento, l’identità culturale e i luoghi di lavoro, la società multiculturale e gli strumenti giuridici per la lotta alle discriminazioni, gli aspetti socioantropologici-culturali che concernono il cibo, la religione, l’integrazione culturale e l’economia solidale, più di 100 relatori provenienti dall’Italia e dall’estero esperti e studiosi del fenomeno, una mostra fotografica “Infinite rotte..quando il viaggio diventa emigrazione” aperta fino al prossimo 29 luglio al Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro, rappresentano un bilancio più che lusinghiero del Forum che abbiamo voluto organizzare per testimoniare il ruolo culturale forte espresso dall’Università per indirizzare la formazione ma anche la coscienza civile, sociale dei cittadini del domani su una risorsa/problema, l’immigrazione, che condizionerà sicuramente la società futura e di cui bisognerà farsi carico. Ci diamo appuntamento ad un altro anno per conoscere quelli che sono stati gli studi, le esperienze e i programmi proposti sul tema dell’immigrazione e magari, facendo il punto sullo stato della situazione, ci preoccuperemo di studiare cosa invece gli immigrati pensano e si aspettano da tutti noi”.


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