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La Chica Nueva vince a Cinélatino, intervista a Micaela Gonzalo: "in fabbrica, una storia preziosa"
UNCUT GEMS – diamanti grezzi, La Chica Nueva di Micaela Gonzalo: le interviste di Antonio Maiorino sui migliori film d’autore del cinema contemporaneo mondiale. Spesso, inediti (in Italia), non ancora “sgrezzati” dallo sguardo dello spettatore; spesso, autentici gioielli nascosti.
La lotta di classe in Argentina. La Chica Nueva di Micaela Gonzalo, produzione El Ojo Extraviado Cine, vince il Gran Premio dello storico festival Cinélatino di Tolosa, edizione 2021, e sembra un gioco di parole, ma è andata davvero così: la classe della giovane regista argentina si è imposta nel concorso ufficiale raccontando il subbuglio di una fabbrica di Rio Grande, nel sud del Paese. Ma c’è, prima ancora, il subbuglio emotivo della protagonista Jimena, rimasta sola e al verde, che raggiunge il fratellastro semi-sconosciuto Mariano, per trovarsi invischiata in affari poco chiari e, suo malgrado, nelle proteste operaie. Camera a mano e primi piani con effetto documentario, entro una convincente struttura drammatica e persino una svolta da thriller sociale: Micaela Gonzalo sembra davvero la chica nueva del cinema argentino contemporaneo.
LA TRAMA DE LA CHICA NUEVA
Jimena si reca a Río Grande, sull'isola della Terra del Fuoco, nell'estremo sud dell'Argentina, per raggiungere il fratellastro Mariano. A stento ha i soldi per viaggiare, ma riesce ad arrivarci sperando di avere una vita migliore in quella regione manifatturiera. Il vento, il freddo e la complessa crisi economica fanno da sfondo. Jimena svilupperà empatia per le persone che la circondano e un sentimento di appartenenza verso dal quale imparerà a conoscersi meglio.
PERCHÈ INNAMORARSI DE LA CHICA NUEVA
Così come Jimena empatizza con gli operai della fabbrica, lo spettatore è coinvolto necessariamente in un processo di avvicinamento alla protagonista. È effetto anche del fondo laconico della sceneggiatura: per larghi tratti la chica ha il volto di una sfinge ed è l’azione filmica a costruire la relazione dello sguardo con la protagonista. Azione, peraltro, ricca di momenti di tensione drammatica, con un’ultima parte che sfocia in azione adrenalinica. Il pregio principale del film La Chica Nueva, tuttavia, è un altro: quello per il quale si avverte il profondo rispetto e l’adesione emotiva, sempre discreta, della regista Micaela Gonzalo nei confronti del mondo che racconta. E in cui c’immerge.
L’INTERVISTA: MICAELA GONZALO RACCONTA LA CHICA NUEVA
C’è una nota da premettere a questa conversazione. Micaela Gonzalo ha accolto con grande disponibilità e prontezza l’invito all’intervista, ma non è stato possibile ricevere una risposta a tutte le domande poste: la regista ha valutato, a buon diritto, che non fosse il caso di rispondere ad alcune questioni di stile – montaggio, distanza della mdp – e di contenuto – il personaggio di Martina, amica di Mariano che solidarizza con Jimena – per non svelare troppo del film La Chica Nueva. Il confronto che segue si presenta, dunque, molto sintetico, ma con parole pesate e illuminanti.
ANTONIO MAIORINO: il film inizia seguendo la sua protagonsta Jimena, ma col passare dei minuti si ha la sensazione che il contesto si evolva e da semplice sfondo muti in protagonista del film. In fase di scrittura del film La Chica Nueva, è venuta prima l’idea del personaggio o del suo contesto?
MICAELA GONZALO: sebbene il contesto sia apparso per primo, il personaggio è emerso da queste stesse circostanze narrative. In quel senso era molto organico, non c'era fabbrica senza Jimena e non c'era Jimena senza fabbrica.
A.M: il personaggio di Jimena (Mora Arenillas) compare nelle prime scene in fuga: senza famiglia, sola, in difficoltà. Dal precoce ricongiungimento con il fratellastro Mariano, sembrerebbe che abbia trovato una famiglia, ma nel corso della storia, appare piuttosto che la vera rottura dello stato di solitudine da parte di Jimena sia l’unione dei lavoratori della fabbrica. È questa una sorta di famiglia più ampia e inclusiva?
M.G: sì. Quando abbiamo iniziato a scrivere il film, abbiamo voluto far scaturire la tensione dalla seguente domanda: "Chi è il vero fratello?", e a partire da questa domanda abbiamo scritto il film.
A.M: il protagonista di una narrazione, sia quest’ultimo un film o un romanzo, spesso subisce una trasformazione nel corso della storia. Succede a Jimena, e basterebbe confrontarne lo smarrimento del prologo alla mutata attitudine dell'epilogo per rendersi conto di come diventa una ragazza nuova. Allo stesso tempo, però, è anche Mariano (Rafael Federman) a subire un'evoluzione: come hai pensato a questa trasformazione di Mariano durante la stesura del film?
M.G: una delle idee che più mi commuove della narrazione classica è questa, che nessuno trasforma senza trasformare il suo contesto. La traiettoria del personaggio di Mariano è il risultato di questa idea.
A.M: così come cambia il personaggio di Jimena, anche l’interpretazione di Mora Arenillas si è dovuta reinventare: il suo primo sorriso nel film arrivi dopo mezz'ora; l'intera seconda parte è piena di azione e iniziativa che non sempre si vede all'inizio nel suo personaggio. Come hai scelto l'attrice e cosa le hai chiesto?
M.G: ho avuto difficoltà a scegliere l'attrice. L'ho rivista molte volte prima di dirle che volevo che interpretasse Jimena. Ho pensato: “non la conosco nemmeno, questa ragazza; sembra di pietra, non so chi sia", e proprio per questo aveva qualcosa di Jimena.
A.M: da uno smartphone, un televisore, una radio, più volte nel film La Chica Nueva i media compaiono in sottofondo e alludono alla situazione sociale del Paese. Non può trattarsi di un caso. Tenendo conto del lungo processo di realizzazione del film, quanto è stato importante conciliare questa tua scelta strategica con la necessità di aggiornare la storia contemporanea del tuo Paese, che frattanto andavo mutando?
M.G: è vero che quando abbiamo iniziato a scrivere questo film, il contesto per i lavoratori era diverso: era il miraggio di una miniera d’oro, non per tutte le industrie ma almeno, in particolare, per il settore dell'assemblaggio elettronico (in cui nel film lavora Jimena, n.d.R.). Poi ci sono stati anni molto duri, di disoccupazione, di repressione e di grande incertezza. In questo senso, il film è figlio di quel contesto, della ricerca.
A.M: recentemente ho avuto modo di riflettere con molti registi sulla definizione di "cinema della realtà", che nella critica contemporanea sta affiancando la distinzione tra genere documentario e fiction. Il tuo è un film di finzione, ma estremamente realistico, per il quale vengono in mente esempi come i fratelli Dardenne o Stéphane Brizé, nonché parte dello stesso cinema argentino contemporaneo. C'è qualcosa dello stile e del processo documentario che è entrato nel tuo film di finzione?
M.G: cos'è un documentario o un film di realtà? Cosa lo genera: la videocamera che corre veloce, le azioni che si susseguono precipitosamente? Non potendo, un film, assimilare pienamente la realtà, tutto vi appare brusco, improvviso.
A.M: volevo farti una domanda sui due minuti e sette secondi di schermo nero dopo i titoli di coda, con rumori di sottofondo. Non è la prima volta in un'intervista che noto l'uso di un certo montaggio sonoro dopo i titoli di coda come strategia di comunicazione, ma in ogni film ha un significato diverso. Quale, nel tuo?
M.G: la prima volta che sono andata al cinema avevo cinque anni e il film era appena iniziato, la corrente si è interrotta. Mi sono sentita molto intrigata e ho pensato che facesse parte dell'essere in un cinema. Avevo quella sensazione e volevo darla a La Chica Nueva.
A.M: un anno fa, la regista argentina Clarisa Navas, quando mi raccontò del suo film Las Mil y una proiettato al Cinélatino 2020, mi disse: "Il cinema è una promessa di incontro". Cosa ti aspetti dall'incontro con il pubblico del tuo film? Che provochi quale reazione?
M.G: La Chica Nueva è girato con molte persone della fabbrica stessa, che hanno vissuto una storia simile. Mi aspetto che siano orgogliosi della loro storia, che è preziosa.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO INTERNAZIONALE: The New Girl
PAESE: Argentina
ANNO: 2020
GENERE: drammatico
DURATA: 80'
REGIA: Micaela Gonzalo
FOTOGRAFIA: Federico Lastra
MONTAGGIO: Valeria Racioppi
SCENEGGIATURA: Micaela Gonzalo, Lucio Tebaldi
CAST: Mora Arenillas (Jimena) - Rafael Federman (Mariano)
PRODUZIONE: El ojo extraviado cine
(immagini: fotogrammi tratti dal film La Chica Nueva, tranne la prima immagine all'interno con Micaela Gonzalo, fonte gpsaudiovisal. Si ringraziano Eva Lauria e Micaela Gonzalo)
Antonio Maiorino