La Bp colpevole del disastro nel golfo del Messico
Estero Campania

La Bp colpevole del disastro nel golfo del Messico

mercoledì 28 settembre, 2011

CITTA' DEL MESSICO, 28 SETTEMBRE 2011- Aprile 2010. Golfo del Messico. La barriera di cemento del pozzo Macondo, presso la Piattaforma Deepwater Horizon, ha ceduto. L'esplosione è cosi violenta da causare la morte di 11 persone e il ferimento di altre 16. Il disastro ambientale che ne seguirà sarà ricordato come uno dei più drammatici dell'ultimo cinquantennio: per 87, lunghissimi, giorni il pozzo continuerà a riversare petrolio nelle calde acque del golfo per un totale, stimato dal Bureau of ocean energy management, regulation and enforcement, di 5 milioni di barili di greggio. [MORE]

L'agenzia governativa, che fa capo al Dipartimento degli interni del Governo degli Stati Uniti, apre subito un'inchiesta per disastro ambientale. Il fascicolo, di appena 217 pagine, viene pubblicato solo adesso, dopo ben 17 mesi.

 Le indagini della Boemre hanno messo in evidenza l'effettiva responsabilità delle tre società indagate, la Bp, la Transocean e l'Halliburton, colpevoli della violazioni di diverse leggi federali. Secondo il rapporto, infatti, la Bp era ben consapevole dei rischi che gravavano sulla piattaforma offshore, e in particolare sul pozzo in questione, ma ciononostante aveva consapevolmente fatto rientrare l'allarme per ridurre ulteriormente i costi di gestione del mostro oceanico e, soprattutto, i tempi di estrazione. Un mix di impreparazione, negligenza e avidità che ha condotto ad un disastro che, secondo l'agenzia, sarebbe stato tranquillamente evitato se solo gli addetti fossero stato maggiormente vigli e attenti nel loro impiego.

Si legge nel rapporto “la perdita di vite nel sito Macondo il 20 aprile 2010 e il conseguente inquinamento del Golfo del Messico durante l’estate del 2010”  sono stati causati da due fattori fatali: la pessima gestione del rischio e le ripetute inosservanze “nel controllo degli indicatori critici, dell’inadeguato controllo dei pozzi e dell’insufficiente formazione di risposta alle emergenze”.

Alla luce dei fatti la BritishPetroleum (Bp) sembrerebbe la principale responsabile dell'accaduto in quanto azienda supervisore di tutte le attività svolte sulla piattaforma. Sull'azienda proprietaria del sito di estrazione grava, invece, l'accusa di una cattiva gestione della sicurezza del personale, mentre la società appaltatrice, la Halliburton, è accusata per il cattivo svolgimento dei lavori di cementificazione del pozzo e per il fallimento delle attività di monitoraggio, di cui era incaricata la Perry Sun.

Una stima ufficiale dei danni che la “marea nera” ha causato nei mesi seguenti l'accaduto è impossibile da fare. Fauna, flora, piccoli villaggi di pescatori e grandi compagnie turistiche sono le principali vittime di questo disastro che ha piegato la sferzante natura di questo piccolo angolo di paradiso e l'inesauribile risorsa economica legata al turismo. Il portavoce della Bp, Scott Dean, fa sapere che l'azienda è pienamente consapevole delle proprie responsabilità e che, proprio per questo , farà di tutto per attivare iniziative concrete mirate sia al recupero del paesaggio ambientale che alla gestione del personale della piattaforma offshore. Oltre a provvedere, naturalmente, al pagamento di di un risarcimento pecuniario stimato intorno ai 40 miliardi di dollari.

Il verdetto però non ha entusiasmato i cittadini degli Stati bagnati dalle acque del golfo che, costituitisi parte civile, aspettano che, nel Febbraio 2012, inizi il processo legale contro le tre compagnie, chiamate a sostenere accuse legali di rilevante importanza.

Sara De Franco


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