Cultura e Spettacolo
La Battaglia di Anghiari. Trovato il capolavoro di Leonardo?
FIRENZE, 13 MARZO 2012 - Un dipinto di cui non vi è più traccia, dei disegni preparatori e un affresco che reca dipinta una bandiera verde con la scritta “ chi cerca trova”, danno l'avvio al mistero di Palazzo Vecchio e alla caccia al capolavoro perduto di Leonardo “la Battaglia di Anghiari”.
Nel 1504, i due geni del rinascimento, Leonardo e Michelangelo, erano a Firenze. La Repubblica, nella persona del gonfaloniere Pier Soderini li chiamò a sfidarsi in due affreschi per la Sala Maggiore del consiglio comunale a Palazzo Vecchio. Leonardo avrebbe dovuto eseguire un episodio della battaglia di Anghiari, che realizzò riesumando la tecnica dell'encausto descritta da Plinio il Vecchio nel trattato "Historia Naturalis". L'encausto consiste nel mischiare i colori con la cera riscaldata prima di stenderli sul muro dove vengono fissati a caldo per ottenere la massima luminosità. Per fissare i colori occorre, naturalmente, una fonte di calore molto forte, e date le dimensioni dell'opera, che doveva essere grandiosa (era alta 7 metri e larga 17), furono usati dei bracieri che vennero accesi in corrispondenza della parte inferiore. Di conseguenza, i colori posti più in alto invece di asciugarsi, si sciolsero e colarono fondendosi.
Nonostante i danni, l'opera rimase esposta a Palazzo Vecchio fino al 1549 e venne riprodotta anche da Rubens. Lo stesso Vasari si ispirò ad essa per realizzare le successive decorazioni nella stessa Sala Maggiore, commissionategli da Cosimo dei Medici, che gli affidò anche dei lavori di ristrutturazione che la trasformarono nell'attuale Salone dei Cinquecento. La sala di allora, infatti, era molto diversa da come ci appare oggi. Vasari la accorciò e la innalzò di sette metri, realizzò il soffitto a cassettoni su cui sorge il trionfo di Cosimo e la sottomissione della città di Firenze e ai lati dipinse sei affreschi simbolo della potenza dei Medici. Queste modifiche potrebbero aver pregiudicato l'opera di Leonardo distruggendola, ma è pur vero che il Vasari ammirava moltissimo il genio toscano. E' plausibile quindi supporre che abbia tentato in qualche modo di preservare il dipinto, magari nascondendolo sotto un nuovo intonaco o proteggendolo con un interstizio.[MORE]
Si suppone, infatti, in base alle modifiche realizzate dal Vasari, e alle indicazioni fornite dai suoi scritti, che il nucleo della Battaglia di Anghiari si trovi sopra la porta di sud est. Inoltre nell'affresco dipinto su quella parete, il Vasari, quasi a voler avvallare questa supposizione, ha raffigurato uno stendardo con su scritto “chi cerca trova”.
Naturalmente sono semplici supposizioni che prospettano però svariati interrogativi. E senza domande, senza la curiosità che spinge a indagare sui misteri e a risolverli, la scienza non avrebbe fatto i passi in avanti che hanno portato recentemente a nuove scoperte.
Infatti, un team di ricercatori, guidati dal professor Maurizio Saracini ha realizzato un proficuo lavoro di ricerca . Il progetto, guidato dal National Geographic Society e centro scientifico interdisciplinare arte, architettura e cisa3 dell'Università della California, San Diego in collaborazione con il comune di Firenze e l'opificio delle pietre dure, ha raccolto degli elementi che dimostrerebbero che il dipinto di Leonardo potrebbe essere veramente sulla parete est del Salone Cinquecento di Palazzo Vecchio. Dai risultati degli studi infatti, realizzati con strumenti tecnologici all'avanguardia, tra cui l'uso di una sonda endoscopica dotata di microcamera, inserita attraverso il muro sul quale si trova l'affresco di Vasari sono emersi quattro elementi di prova.
Il primo, è la presenza di un'intercapedine. Il Vasari, infatti, ha dipinto la battaglia di Marciano, nel pannello destro della parete est, non sul muro antico del palazzo bensì su quello nuovo che sta a ridosso. Il vuoto tra la parete dove Vasari ha pitturato il suo affresco e il muro sottostante è presente solo in quel punto del salone come se il pittore avesse voluto salvare il lavoro di Leonardo.
Il secondo elemento è un campione di colore nero la cui composizione chimica, analizzata con la tecnica SEM-EDX, un microscopio elettronico, è compatibile con la varietà di nero usato per la Gioconda o nel San Giovanni Battista al Louvre. Il pigmento infatti, è dato dall'insieme di due toni di nero, una terra d'ombra e una composta da manganese. Il rapporto tra manganese e ferro è invertito rispetto alla norma. La stessa anomalia nel rapporto e nella concentrazione la si ritrova nelle velature di bruno dei dipinti sopra citati ed è una caratteristica specifica di Leonardo.
Il terzo elemento è un frammento di materiale organico di color rosso, associato a della lacca. Non essendo un materiale presente di norma nell'intonaco è plausibile che sia finito lì in una fase precedente alla sua posa.
Infine, le immagini riprese dalla sonda, fanno capire che lo strato beige del muro originale può essere stato applicato solo con un pennello.
A questo punto, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha incontrato il ministro dei beni culturali, Lorenzo Ornaghi, per discutere la richiesta al Governo, dell'autorizzazione per proseguire le ricerche e per rimuovere le aree del Vasari restaurate nell'800.
foto da anghiari.it
Maria Assunta Casula