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L'Universo Elegante ed il pop italiano: intervista a Gianluca De Rubertis

Federico Laratta
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L'Universo Elegante ed il pop italiano: intervista a Gianluca De Rubertis
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SOVERATO (CZ), 02 NOVEMBRE 2015 - Il nuovo album di Gianluca De Rubertis (già Studiodavoli e Il Genio) è uscito il 13 ottobre per MArteLabel con il sostegno di Puglia Sounds Record e può vantare la collaborazione di Amanda Lear e Mauro Ermanno Giovanardi. L'artista pugliese ci toglie qualche curiosità su L'Universo Elegante in questa breve intervista.
Buona lettura!

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Com'è nata l'esigenza di intraprendere una carriera solista?
Non è un'esigenza, è la cosa più naturale ch'io possa fare, scrivo molto, e molte volte scrivo da solo.

Come si è evoluto questo progetto da “Autoritratti con oggetti” a “L'universo elegante”?
Non penso ad evolvermi, tanto più che la vita stessa tende ad involversi e scemare. Sono un compositore che, con il passare degli anni, si decompone. In questa destrutturazione mi riconosco. Ecco anche perché questo disco è più pop del precedente.

Il fil rouge di questo tuo ultimo lavoro sono le domande fondamentali dell'esistenza e della vita, da cos'è nata questa idea di fondo?
Credo che l'universo sia al centro della questione uomo da un po' di tempo a questa parte. L'universo (o sarebbe meglio dire il pluriverso) contiene tutti quei dubbi che riguardano noi stessi, è uno specchio perfetto che agita e confonde le acque, e le acque agitate sono sempre più querule e interessanti della calma piatta.

Qual è stata la nota distintiva che Amanda Lear e Mauro Ermanno Giovanardi hanno apportato al disco?
Sono due bellissime persone, entrambi. Mi hanno regalato la loro voce, e non è poco in un mondo in cui si crede che un regalo debba essere materico e dotato di una forma.

Cosa vuol dire presentarsi e gettarsi nell'enorme calderone del pop italiano? Quant'è difficile risultare originali in un ambiente così saturo?
Significa confrontarsi con moltissimi mentecatti, millantatori, cialtroni, bugiardi. L'Italia è ancora abitata dagli italiani, e gli italiani fanno fatica ad ammirare i vivi, a noi piace idolatrare i morti. I morti, non più sussistendo, sono considerati più intelligenti.

A livello nazionale ti ha interessato qualche recente uscita discografica?
Direi che "Il mio stile" di Mauro Ermanno Giovanardi, tra l'altro fresco di targa Tenco, è un disco da ascoltare.

Cosa tieni nel cantiere dei tuoi progetti per il prossimo futuro?
Mi piacerebbe vivere da essere vivente e musicista, a dispetto degli zombie antipoetici e senza orecchio di cui l'Italia è colma.

Vuoi salutare i lettori di GrooveOn con tre – anche più – album che ti senti in dovere di consigliare?
Non sono un grande curioso, non spulcio troppo tra i dischi. Però, qualcosa conosco, perciò:
1 - Melody Nelson - Serge Gainsbourg
2 - Oltre - Claudio Baglioni
3 - Petite Messe Solennelle - Gioacchino Rossini

 

 

Federico Laratta

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Scritto da Federico Laratta

Giornalista di InfoOggi

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