Fantasticherie del cuore
L'umanità e la sua anemia materiale e spirituale
L’essere umano tende persino a relativizzare lo stesso Dio, ponendo al centro dell’equilibrio pubblico solo le relazioni sociali. Riferimenti base di una società che utilizza il diritto non come un concreto dispositivo della scienza universale divina, ma come elemento sostitutivo del dono della provvidenza di Dio. Non si capisce che senza quest’ultima ogni relazione sociale è destinata a scontrarsi e a crescere sulla via del conflitto, nonostante le norme più raffinate. Molti sono oggi infatti i rapporti personali, comunitari, istituzionali, politici, ecc. che finiscono in una contrapposizione senza alcuna soluzione di sano discernimento e intelligente raziocinio, allontanandosi dai sentieri che conducono al valore eterno del bene comune.[MORE]
L’umanità si riveste a nuovo, ma cresce la sua anemia spirituale che influisce su quella materiale, perché manca la linfa principale, quale il respiro di Dio che rivitalizza, nella giustizia, le azioni degli uomini. Scrive il teologo Mons. Costantino Di Bruno: “Oggi l’uomo ha perso la sorgente della sua verità. È precipitato in una involuzione di grande immanenza. La dichiarazione della morte di Dio operata dalla filosofia per più secoli ha fatto sì che si trasformasse in morte dell’uomo. Dio è più che una bombola di ossigeno per chi ha perso l’uso dei suoi polmoni. Se il malato viene privato del respiro della vita, incorre nella morte. Così è per l’uomo”.
Se l’uomo continua ad essere privato dell’alito della vita che è Dio, lo si fa precipitare in una morte dello spirito e dell’anima, ma anche del corpo. Non si esagera ad affermare di essere dinnanzi ad un suicidio invisibile generale.
Il pianeta è in crisi da tutti i punti di vista, ricorda spesso Papa Francesco nei suoi viaggi per il mondo, proprio perché l’uomo fa di tutto per negare a sé stesso la verità di Dio. Di riflesso ignora che la stessa è l’unica vera alternativa per riportare, nella diversità, la pace e il rispetto dell’altro. Chi nega la verità di Dio costruisce un uomo falso, fantoccio, spingendo l’umanità nel baratro delle false relazioni. Se la verità dell’uomo è dalla verità di Dio, cosa ci possiamo aspettare da un futuro che tende a distruggere e a rifiutare ciò che ha sempre redento la storia delle nostre comunità? L’umanità rischia di perdere la sua strada maestra, rischiando di affondare nelle tenebre di una esistenza fine a sé stessa che annulla le sue radici celesti. L’uomo invece non deve mai scordare che Dio vuole che sia egli stesso sua provvidenza per l’altro.
Ogni inclinazione naturale va perciò fatta fruttare, perché vitale per il benessere comune. Se viene nascosta si ferisce il cuore di una collettività. La parabola dei talenti è la risposta più significativa a questa particolare dimensione umana. Chi fa fruttare i cinque e i due talenti ricevuti dal proprio padrone prima di un viaggio, viene elogiato e premiato; Chi ha nascosto in una buca l’unico talento lasciatogli, viene invece duramente apostrofato e castigato. Potrebbe sembrare una punizione eccessiva, ma non è affatto così. Il servo che ha impedito ad un “seme” in suo possesso di germogliare, ha trasgredito il comandamento centrale della Legge del Signore: “Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altri dèi di fronte a me”. Un modo diretto per alimentare quell’apatia spirituale e materiale che è da sempre l’ostacolo principale ad un armonico sviluppo della odierna società.
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