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L'ostaggio giapponese decapitato dall'Isis era cristiano: si trovava in Siria per una missione

ANKARA (TURCHIA), 1 FEBBRAIO 2015 – Proseguono le indagini per comprendere se il video di ieri sera in cui Kenji Goto viene decapitato da un boia jihadista sia autentico o meno: in una nota del governo giordano, intanto, il portavoce Mohammed al-Momani ha fatto che sapere che è stato fatto tutto il possibile per salvare il giornalista e che ora gli sforzi si concentrato nell’assicurarsi che “il pilota giordano ostaggio dell'Isis sia ancora vivo e assicurare il suo rilascio e rientro in Giordania”.


Nel frattempo, nuove informazioni emergono sul conto di Kenji Goto. A quanto pare, l’uomo era di fede cristiana e si trovava in Siria per diffondere un messaggio di pace aiutando i più bisognosi. Sebbene, infatti, il cristianesimo non sia certamente una delle religioni più diffuse in territorio nipponico, Goto faceva parte di un gruppo particolarmente attivo e sensibile al tema dell’uguaglianza sociale, chiamato United Church of Christ of Japan. Prima di recarsi in Siria, il giornalista aveva già mostrato un particolare interesse artistico per i Paesi colpiti dalla guerra. Pertanto, i suoi reportages avevano toccato temi scottanti, quali quelli dei bambini soldato, degli effetti sulla popolazione della guerra in Ruanda e perfino quello delle condizioni delle bambine di Afghanistan. In altre parole, l’occhio del giornalista era sempre stato attento alle vittime più nascoste che ogni conflitto porta con sé.[MORE]


Ma l’altro importante obiettivo di Goto nella sua missione in Siria era quello di riuscire nella difficile impresa di mediazione per la liberazione dell’altro ostaggio giapponese, Haruna Yukawa. Atsuyoshi Fujiwara, un pastore di Tokyo, ha rivelato all’agenzia Christianity Today quali sono state le ultime parole del giornalista alla vigilia della suo viaggio: «Prima di partire per la Siria Kenji aveva lasciato un video messaggio nel quale si diceva consapevole del fatto che il suo tentativo era molto rischioso e si assumeva la piena responsabilità delle sue azioni». «Ho visto cose e posti orribili e ho anche rischiato la vita, ma so che comunque in qualche modo Dio mi salverà», aveva inoltre dichiarato Goto durante un’intervista.


L’eco di queste rivelazioni scuote certamente l’Europa, ma ancor di più il Giappone. All’indomani della cattura, infatti, quando i primi video degli ostaggi erano stati diffusi in rete, il Paese sembrava aver mal giudicato i due, rimproverandoli di aver corso un rischio inutile e, in breve, di essersi messi nei guai da soli. Se quanto riportato da Christianity Today è vero, il Giappone intero dovrà rivedere le posizioni iniziali: “ Una volta saputo che Goto è un cristiano e che la sua motivazione è sempre stata quella di dare voce ai bambini vittime della guerra”, conclude l’agenzia, “questo gli ha permesso di guadagnare almeno un po’di favore. Hanno capito che non era un avventuriero”. Infatti, all’indomani della presunta decapitazione, sembra più che mai compatta l’opnione del Giappone, che si è mostrato affranto per l’accaduto e determinato a non cedere ai ricatti del terrorismo.

(foto: japantimes.co.jp)

Sara Svolacchia