Cronaca

"L' Italia è il paese dove chiunque può delinquere impunemente", denuncia tutta la Francia

Massone (Genova) 17 agosoto 2011 - “L’Italia è il paese dove chiunque può delinquere impunemente e fare i propri porci comodi. Quell’albanese assassino qua da noi sarebbe in carcere perché la Francia è uno Stato per davvero che sa farsi rispettare e la cui magistratura lavora alacremente per garantire la sicurezza dei cittadini in ogni luogo, anche su una moderna autostrada che si percorre per andare in vacanza. [MORE]


Conoscevamo i genitori di una delle vittime. Oggi loro sono ad Alessandria all’obitorio e devono organizzare quattro funerali mentre l’assassino è libero ed ha trascorso il ferragosto in famiglia, trastullandosi con il suo telefonino nuovo che si è comprato come premio per aver ucciso i nostri compatrioti. Anche quel giudice che non ha nemmeno preso in considerazione l’arresto del criminale certamente ha trascorso un Ferragosto diverso da quello di dolore di otto genitori francesi”, con queste feroci parole ieri tutti i cittadini, nessuno escluso, di Le Castellet, il paese vicino a Tolone celebre per ospitare un famoso circuito automobilistico e motociclistico dove sino a non molti anni fa si disputava il Gran Premio di Francia, si scagliano contro le Leggi italiane, la sua Magistratura e nella fattispecie contro la giustizia alessandrina rea, a loro dire, di non aver proceduto al fermo, facoltativo secondo il nostro Codice di Procedura penale, del trentasettenne Ilir Beti, imprenditore albanese residente ad Alessandria con moglie e due figli, che, la mattina di Venerdì scorso, dopo una nottata di bagordi trascorsa insieme ad una giovanetta russa, tale Tatiana Prostakova, completamente sbronzo, forse anche drogato, dopo aver effettuato un’inversione ad U sulla carreggiata in direzione Nord dell’A26 all’altezza di Alessandria Sud ed averla percorsa in senso vietato sino ad Ovada si andava a schiantare frontalmente con un’Opel a bordo della quale erano cinque giovani francesi in viaggio spensierato verso le agognate vacanze da trascorrere in Slovenia.

Poco prima lo stesso albanese a bordo del suo Suv, divertendosi a fare la gimcana tra gli automobilisti che sopraggiungevano in senso a lui contrario aveva mandato all’ospedale, con ferite per fortuna di poco conto, Mario Gastaldi di Broni la cui Peugeot era stata speronata dal veicolo dell’extra- comunitario. Julienne Raymond, 27 anni di Le Castellet, il coetaneo Vincent Luis Patrick Lorin, di Sanary-sul-mer e Julien Audrey, 24 anni, di Signes morirono sul colpo , la giovanissima Elsa Rita Emilie Desliens poco più tardi all’Ospedale di Alessandria proprio mentre l’imprenditore albanese veniva rilasciato, tra lo stupore generale, su ordine del magistrato inquirente, il Sostituto Procuratore Sara Pozzetti. Il magistrato alessandrino appena approdato nella Procura piemontese ed in arrivo da Varese, la città del Ministro leghista Maroni, non riteneva sussistente il pericolo di fuga, magari in Albania, del responsabile della strage e neanche il pericolo che lo stesso potesse reiterare la medesima condotta criminale nonostante abbia in sede di sommario primo interrogatorio cercato di addossare ogni colpa ai francesi e poi, dimostrando disprezzo per la sorte delle sue vittime, sia andato a ricomprarsi un telefonino di ultima generazione.


Ciò che ha fatto indignare i nostri cugini d’oltralpe è il fatto che, nonostante la gravità dell’accaduto, la magistratura alessandrina si sia limitata semplicemente a denunciare a piede libero l’assassino senza adottare alcuna misura cautelare nei suoi confronti. “ La magistratura inquirente di Alessandria è indegna” si sente affermare con rabbia sia a Le Castellet, sia a Sanary, incantevole borgo marino del Dipartimento del Var, sia nel capoluogo Tolone ove prestava servizio nella Marina Militare l’unico sopravvissuto alla strage, il conducente dell’Opel Laurent Boette, pure lui originario di Le Castellet. Qualcuno si spinge un po’ più in la nello sfogare la sua rabbia e confida ai nostri taccuini :” Prima noi francesi abbiamo dovuto sopportare che con i nostri soldi la Bce salvasse i Btp italiani, ora dobbiamo sopportare pure che la giustizia italiana lasci in libertà un assassino che ha ucciso quattro nostri giovani compatrioti.


Cominciamo ad essere stanchi di voi italiani”. Ad essere indignata contro le leggi del nostro Paese però è oggi un po’ tutta la Francia che chiede a gran voce che su quanto accaduto venerdì mattina sulla Voltri- Gravellona indaghi la magistratura transalpina, nella fattispecie quella di Tolone, sì da vedere ristretto in carcere, previa emissione di un mandato di cattura europeo, l’albanese investitore. Infatti Oltralpe un fatto così verrebbe qualificato giuridicamente come un omicidio plurimo meritevole della carcerazione preventiva. I francesi sono comunque molto arrabbiati non solo nei confronti del giudice Signetti ma pure nei confronti del Capo della Procura alessandrina, il dottor Di Lecce, che, oltre ad avvallare l’operato del suo Sostituto, ha escluso che l’Ufficio da lui diretto richiederà nei prossimi giorni l’adozione di misure cautelari nei confronti di Beti. Il mondo politico francese stigmatizza e compatisce lo stato attuale delle giustizia in Italia e sia politici di destra che di sinistra affermano che “


L’Italia da l’idea di essere un’entità geografica dove lo Stato non esiste”. Pure nella Penisola però i fatti dell’Autotrafori hanno scosso i palazzi del potere tanto che al di là della tardiva proposta, forse solamente propagandistica, avanzata dal Governo di introdurre il reato, dalla dubbia costituzionalità, di omicidio stradale, pure la deputata del Pd Daniela Concia, ieri, ha dichiarato:”In Italia abbiamo il grande problema della giustizia: non c'è ad esempio la certezza della pena, come invece accade in altri Stati. Di solito una persona che commette una strage finisce in galera. Invece noi siamo abituati a non affrontare i problemi se non dopo le tragedie con grandi propagande”.
Sergio Bagnoli