Politica
L'intervento dell'onorevole Franco Laratta alla Camera
ROMA, 31 OTTOBRE 2012 - Dal '600 ai primi del '900, quando uno tsunami distrusse Reggio e Messina, la Calabria è stata al centro di diversi eventi sismici disastrosi. La regione è indicata dagli studiosi come una delle aree più a rischio del Paese. Negli annali i terremoti distruttivi ricordati sono almeno quattro, ma i movimenti tellurici sono all'ordine del giorno, sebbene, per fortuna, non sempre di grande intensità. Nel 1638 furono devastati circa un centinaio di centri. Particolarmente colpita fu la piana di Sant’Eufemia, nell'istmo di Catanzaro. Le stime sulle vittime non sono precise, ma gli storici hanno annotato dai 10.000 ai 30.000 morti. I terremoti del 1783 colpirono, distruggendoli, circa 200 paesi in varie aree della Calabria centrale e settentrionale, uccidendo circa 32.000 persone. Il terremoto del 1905 devastò diversi centri della Calabria centrale con 600 morti e 3.000 feriti. Nel 1.908 forse l'evento più drammatico: furono distrutte Reggio e Messina. Al terremoto seguì un gigantesco maremoto che investì l'area dello Stretto e furono uccise da 60.000 a 100.000 persone. Nel Pollino, da soli non ce la possono fare e la situazione si fa sempre più grave![MORE]
Rilancio qui L'allarme del sindaco di Mormanno: "Servono interventi urgenti"
In seguito al terremoto che ha colpito nei giorni scorsi la zona del Pollino, la situazione nei comuni interessati si fa sempre più pesante. L'immediata presenza sul posto delle squadre della Protezione civile, insieme a tutte le altre forze dello stato, degli enti locali e del volontariato, hanno contribuito a sostenere le popolazioni colpite. E la loro presenza è davvero preziosa in questo momento. Ma dopo i primi giorni, vista anche la violenta ondata di maltempo e il ripetersi incessante di scosse sismiche, il sindaco di Mormanno (Cs), ha lanciato stamane l'allarme: «Stiamo valutando, con gli altri sindaci della zona, un'azione forte. Non possiamo essere abbandonati».
Guglielmo Armentano, sindaco di Mormanno, uno dei paesi del Pollino più colpiti dalla scossa di magnitudo 5 di venerdì scorso, si è espresso con molta preoccupazione: «Stamani ho dovuto chiudere il supermercato nella piazza centrale del paese. Le case inagibili, nel centro, sono una trentina e sono chiuse otto chiese su 10. Per non parlare dell'ospedale, sul quale occorreranno accertamenti che richiederanno tempo. Qui il paese rischia di chiudere. Da soli non ce la facciamo». Il sindaco prosegue: «Non possiamo fermarci alle buone intenzioni. La Giunta Regionale deve trovare il modo di intervenire. Stamani ho incontrato una famiglia con padre, madre e tre figli. Uno di loro vive a Roma e stamani il capofamiglia mi ha detto che a questo punto stanno pensando di trasferirsi tutti nella Capitale. Anche perché la terra continua a tremare, notte e giorno»!
Dal Pollino molta gente sembra intenzionata ad andare via, molti vivono nella paura e trascorrono le notti nelle automobili. La mancanza di prospettive certe e di interventi immediati sta provocando un senso di amarezza e la paura di essere abbandonati dalle istituzioni. Anche in considerazione di uno sciame sismico infinito: nella notte tra lunedì e martedì la terra ha tremato alle 18.01, alle 21.57, alle 0.24, alle 3.24, alle 5.12 e alle 5.55. Il picco di intensità ha raggiunto 2.6, tale da essere avvertita dalla popolazione. L’ultima scossa poche ore fa di 2.9.
Chiediamo quindi al Governo
Di non sottovalutare il terremoto del Pollino. I rischi sono molto alti. La gente ha paura.
Non possiamo dare la sensazione alla gente dei luoghi interessati al sisma, di essere lasciata da sola dalle istituzioni. Qualche riunione, i vertici, gli appelli, la solidarietà: va bene tutto. Ma alla fine occorrono gesti concreti. Interventi per la messa in sicurezza degli edifici, delle case, delle strade, degli splendidi monumenti che appaiono molto fragili. A Mormanno è inagibile la storica cattedrale e gran parte delle chiese e dei monumenti. C’è la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza. Valuti bene il Governo. Non ci si risparmi su nulla, non si sottovaluti quello che è accaduto e che potrebbe accadere. Non si lascino da soli i sindaci: mi risulta dell’ottimo lavoro che sta facendo il prefetto di Cosenza Cannizzaro, dell’impegno costante e infaticabile del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri con il Colonnello Ferace, della Protezione Civile, della Croce Rossa, dei Vigili del Fuoco e di tutti gli altri volontari, dei tecnici. Bene tutto: ma non dimentichiamo che senza un piano di interventi, senza una regia competente e qualificata, senza le necessarie risorse, non si fa nulla.
E poi chiediamo prevenzione, prevenzione, prevenzione.
Non serve a nulla intervenire dopo. Serve a tutti intervenire prima. Prevedere. Mettere in sicurezza le strutture e le infrastrutture. Educare le popolazioni che oggi si sono comportate egregiamente. Voglio qui spendere una parola sulla necessità del potenziamento dell’emergenza-urgenza sanitaria nell’area della Calabria interessata dal terremoto: sia nella fascia ionica che in quelle tirrenica che risulta anch’essa molto provata. L’Appello è al presidente della regione Calabria, Scopelliti. Lo abbiamo già lanciato nei giorni scorsi con il consigliere regionale Guccione. Si tratta del potenziamento delle strutture ospedaliere del territorio, alcune depotenziate o addirittura soppresse con il Piano di Rientro dal deficit sanitario. C’è il forte rischio che in quelle ampie zone, che hanno visto un fortissimo ridimensionamento del sistema ospedaliero, che davanti ad una emergenza non ci siano le condizioni per garantire ai cittadini l’immediato soccorso e le cure del caso. Non basterebbe il solo ospedale di Castrovillari, non basterebbero le strutture minime e depotenziate che risultano attivo.
Facciamo appello al Commissario ad acta Scopelliti ad intervenire rapidamente.
Vorremmo che di questo fosse interessato il Ministro della salute Balduzzi.