Cultura e Spettacolo
L'inganno il filo conduttore della commedia "La mandragolacarpazica" in scena a Lamezia
22 DICEMBRE 2015 - L’inganno è il filo conduttore della commedia “La mandragolacarpazica” andata in scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme e inquadrata nella rassegna teatrale “Vacantiandu” diretta da Nico Morelli, Walter Vasta e Sasà Palombo. [MORE]
L’inganno diventa lo strumento necessario per il conseguimento delle aspirazioni dell’essere umano anche al prezzo di rinunciare ai propri principi morali basilari per il vivere civile. “La mandragolacarpazica”, proposta dalla compagnia stabile Solot di Benevento in mattinata anche alle scuole superiori e medie della città, ha conquistato il consenso degli studenti che hanno potuto approfondire un argomento inserito nei programmi scolastici e meditare sul pensiero di Niccolò Machiavelli essendo la commedia una rivisitazione della sua “Mandragola”.
Infatti , partendo dal testo di Machiavelli e mantenendo fede alle sue tematiche, i registi Rosario Giglio e Franco Cossu hanno realizzato un’ opera, ricca di intrighi amorosi, pozioni magiche, inganni, falsità, che si impone come autentica denuncia della società fiorentina all’epoca del Rinascimento. Un mondo raccontato magistralmente dagli attori Rosario Giglio, Loretta Palo, Francesco Cossu, Gingy Comune, Giosiano Felago, Melania Balsamo, Marcello Raimondi tra gag e battute comiche comunicate in una lingua napoletana intrisa talvolta di francese, sardo, barese. In questo percorso narrativo i personaggi della commedia sono stati affiancati da un servo - narratore, folletto sempre presente, animatore di tutte le contro scene a commento delle recitazioni dei protagonisti agevolando l’approccio del pubblico nei meandri delle vicende narrate.
Uniti ed affiatati i bravi attori hanno fatto rivivere sul palcoscenico, dialogando a rimi serrati, sostenuti e veloci, un piccante adulterio, emblema di una dolente metafora sulla corruzione dei costumi costruita su beffe ed inganni giocati da un giovane Callimaco ai danni di un marito sciocco. Vittima dell'inganno per eccellenza è Nicia che, a causa del suo desiderio di avere un erede, diventa oggetto dei raggiri di Callimaco e Ligurio. Approfittando della sua stupidità, Callimaco, innamorato della bella Lucrezia, si finge un dottore e assicura al vecchio marito che Lucrezia avrà un bambino se berrà una pozione di mandragola, un'erba dalle capacità magiche.
Il piano, supportato da Ligurio, consigliere di Nicia, si evolve a tal punto che Lucrezia, convinta dal corrotto Frate Timoteo, accetta di diventare l’ amante di Callimaco ritenendo che tutto accade per volere del Cielo. Ripreso il suo travestimento da medico e conquistata del tutto la fiducia di Nicia, Callimaco riceve da questi le chiavi affinché possa andare e venire a suo piacimento. Gli spettatori, attenti e interessati, si sono divertiti a tal punto da non lesinare mai gli applausi specialmente nei passaggi focali in cui l’inganno diventa il mezzo con cui i personaggi possono soddisfare i personali desideri in stretta corrispondenza con l’ideologia machiavellica secondo la quale se il fine da raggiungere è positivo, qualunque mezzo è accettabile per ottenerlo, anche l’inganno. Questo messaggio principale, racchiuso nell’opera, è confermato anche da Frate Timoteo che in un punto della commedia dice che «in tutte le cose bisogna guardare al risultato». Pertanto l'inganno è più forte sia dell'intelligenza che della religione come viene attestato dal caso del frate per il quale il fine prevale su qualunque precetto di morale cristiana tanto che non indugia a perseguire il male pur di ottenere ciò che vuole.
Lina Latelli Nucifero