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BOLOGNA - La sentenza della Cassazione recepisce il verdetto della Sacra Rota. Per la donna la fedeltà non era elemento essenziale del rapporto.[MORE]
A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca… l’adagio pare sposare bene una sentenza della Cassazione, che farà disquisire - senza dubbio - tecnici del diritto canonico e non, ma ruberà senz’altro un sorriso a noi.
Quando la tanto sentita cerimonia in chiesa non è stata ancora celebrata e il fatidico “sì” che dovrà essere pronunciato davanti a un sacerdote è lungi dal venire, quando ancora si litiga per la scelta delle bomboniere e del ristorante o del mobile per la cucina, a mettere i bastoni tra le ruote dei giovani italiani in procinto di sposarsi arriva, anche, il massimo organo giurisprudenziale del nostro Paese, che ha preso posizione su chiunque faccia sfoggio di lealtà pre-nuziale, manifestando apertamente il proprio pensiero.
La storia: la Cassazione ha respinto il ricorso di una donna mettendo così il sigillo definitivo alla sentenza con la quale, la Corte d'appello di Bologna, aveva dichiarato l'efficacia per la legge italiana del verdetto di nullità di un matrimonio emesso dal tribunale regionale ecclesiastico di Modena. Motivo: lei non aveva fatto mistero, nemmeno al futuro marito, di ritenere la fedeltà un elemento di nessun rilievo per mantenere intatta l'indissolubilità del legame.
La sentenza n. 22677 della I Sezione civile della Suprema Corte non lascia adito a dubbi interpretativi: il tribunale rotale aveva accertato “l'esclusione da parte della moglie di uno dei ‘bona matrimoni’ (appunto, l'obbligo della fedeltà), a nulla servendo il fatto che “il marito era a conoscenza di detta riserva”. Era così scattata la nullità del vincolo.
La Suprema Corte ha recepito in pieno il verdetto,“sposandolo”.
Malgrado dalla causa di separazione non siano emerse sue responsabilità per il naufragio del matrimonio (sembra che il giudice non abbia registrato nemmeno una "frequentazione" di altri uomini in costanza di vincolo), i problemi non sono finiti qui: con il deposito della motivazione della sentenza al «Palazzaccio» di piazza Cavour si apre un fronte economico; perché, codice alla mano, dovrebbe perdere per sempre anche il diritto all'eventuale assegno di mantenimento.
Manlio Scimeca - Redazione Emilia Romagna