Societa'
L'inconsapevole aritmetica dell'anima: "Dio e i numeri incapaci" di Domenico Concolino
16 GENNAIO 2015 - Che i numeri siano qualcosa di fondamentale per la vita del mondo di oggi, di ieri e di domani non è mistero e, soprattutto, non c’è bisogno di scrivere un libro. Tutti noi abbiamo, fin da bambini, utilizzato questi particolari oggetti mentali. Qui si discute piuttosto del loro utilizzo e della loro forza di conquista ed esibizione in un campo speciale, che è quello della vita della Chiesa, una vita che per chi crede. L’autore è infatti un credente, e la sua esistenza è attraversata dall’ agire misterioso della grazia divina.[MORE]
Qualcuno ha scritto che il futuro è dei matematici: essi appaiono come "i guru" di una nuova umanità, i soli capaci di decifrare le strutture intime della nostra esistenza e dell’agire economico, pertantoquesto capaci di prevedere ciò che è necessario. In realtà già considerando l’ inizio del Novecento ci troviamo davanti ad un grande ripensamento del rapporto tra mondo positivo e mondo dell’esperienza umana. Lì comincia a sorgere un pensiero rinnovato, che rimette in gioco la relazione tra mondo della vita e mondo della scienza, traendo alcune importanti conseguenze in ambito positivo e teologico.
I numeri, oggi come ieri, sono delle componenti necessarie del nostro mondo. Proprio in questi giorni, ad esempio, ricorre il centenario della scoperta Einsteiniana della Relativity Theory ed al Palazzo delle esposizioni di Roma si è aperta una mostra che racconta la millenaria storia dei numeri, con il loro sorprendente uso non solo - come è ovvio - nella scienza, ma anche riguardo al loro utilizzo nell'estetica, nella musica, nell'arte ed in altri mille ambiti della produzione umana.
Ma allora perché i numeri possono pensarsi come incapaci?
La vita di fede si colloca su un piano trascendente. In un terreno così singolare dove l’invisibile è elemento centrare del suo darsi storico, i numeri esibiscono un potere di conquista ed esibizione del reale in tono minore che in altre parti della conoscenza umana. Soprattutto la storia, la nostra storia quotidiana, parla di questa incapacità insormontabile.
Il libro di Domenico Concolino, teologo cappellano del Campus Universitario “Magna Graecia” di Catanzaro, discute proprio di questa incapacità a partire dall’ idea di Dio, del Dio dei cristiani in particolare, non negando la loro verità, bensì osservando che il loro comportamento riguardo il mistero della vita con tutto il suo carico di bene, male, amore, speranza, non viene affatto raggiunto. I numeri sono perciò incapaci di dirci e darci il mistero di Dio nell’ uomo e nel mondo.
Sono incapaci perché c’è dell’altro oltre al primo terreno di conquista e questo è precisamente quello scoperto dalla fede nel Dio che entra nel mondo con la sua grazia. Eliminando Dio, il mondo sembrerebbe leggere la forza dei numeri in chiave di potere assoluto a servizio della tecnica.
In fondo ha ragione lo storico Marc Bloch, quando afferma:
“Non c’è minor bellezza in una equazione esatta che in una frase ben formulata. Ma ogni scienza ha un’estetica del linguaggio, che le è propria. I fatti umani sono, per essenza, fenomeni assai delicati, e moti di essi sfuggono al calcolo matematico. Per tradurli bene, e dunque per penetrarli a fondo […] sono necessari una grande finezza di linguaggio (un giusto colore nell’ espressione verbale). Tra l’espressione della realtà del mondo fisico e quella della realtà dello spirito umano il contrasto è, insomma, lo stesso che fra l’opera del fresatore e quello del liutaio: tutti e due lavorano al millimetro; ma il fresatore usa strumenti meccanici di precisione, il liutaio si orienta, prima di tutto con la sensibilità dell’orecchio e delle dita. Non sarebbe bene né che il fresatore si contentasse dell’empirismo del liutaio, né che il liutaio avesse la pretesa di scimmiottare il fresatore".
Per altre informazioni è possibile visitare il sito web dell'autore del libro: www.concolino.it