Politica
L'Europa che ha bisogno del Sud: convegno del Centro Studi Rifare l'Europa
ROMA, 7 NOVEMBRE 2015 – Si è svolto lo scorso 6 novembre, presso il Palazzetto Mattei di Villa Celimontana il convegno “Politica euromediterranea per il XXI secolo; una nuova visione geostrategica per un rilancio che parta dal Sud”, organizzato dal Centro Studi Europei in collaborazione con la rivista Atlantis.
Partendo dal presupposto che, da culla della civiltà, il Mediterraneo si trova ora ad affrontare numerosi problemi di diversa natura, il convegno ha cercato di individuare una possibile strategia risolutiva o, quantomeno, di isolare gli aspetti più urgenti della crisi per poterli analizzare nel dettaglio. È proprio in questo senso che va letta l’eterogeneità degli interventi, che hanno spaziato dalle politiche industriali alla condizione delle migranti.
“L’Europa è una risorsa che deve ritrovare la sua linea”, ha detto Stefania Schipani, presidente del Centro Studi Rifare l’Europa, “e il sud è un’opportunità che non può essere persa”. Pertanto, il Mediterraneo non può essere visto come una barriera ma piuttosto come un fattore di unificazione su larga scala, soprattutto perché è proprio sul mare nostrum che transita il 54% del commercio internazionale. Eppure, come ricorda Schipani, è innegabile che in questi anni si stia assistendo a un fenomeno altamente preoccupante, che prende il nome di “mezzogiornificazione europea”, e che appare come in crescente sviluppo. La diversificazione di ricchezza e occupazione della forza lavoro tra nord e sud Europa pone l’Italia come il nuovo mezzogiorno del mondo: occorre che “l’Europa ritrovi la sua sponda sud”, ha concluso Schifani.
A queste parole fanno eco quelle di Fabio Porta, Presidente del Comitato Permanente italiani nel mondo e Promozione del Sistema Paese: “Bisogna essere realisti, il Mediterraneo è visto oggi come una diga che sta franando. È necessario quindi dimostrare che proprio nel Mediterraneo si trova non il cuore del problema, ma della soluzione al problema”.
Adottare questa visione però non sembra facile, nel momento in cui l’Europa versa nella più grande crisi immigratoria mai registrata. A esplorare il problema da una prospettiva femminile è stata la deputata Paola Pinna, che ha spiegato come quello delle donne migranti sia “Un dramma nel dramma”. Aggiunge infatti che: “Parlare di stupro è riduttivo”. E le donne, spesso madri di famiglia, sono abituate a concedersi agli scafisti per trovare un posto sul barcone. [MORE]
L’immigrazione non è certo l’unico problema che l’Europa si trova a dover gestire: le minacce terroristiche, con l’allarmante avanzata dello stato islamico in testa, portano alla ribalta il tema della sicurezza, vero tallone d’Achille dell’Ue, secondo l’ambasciatore ucraino Yevhen Perelihya. Una possibile soluzione? Da diversi fronti, si lancia la proposta di un esercito europeo: “Non servono le regioni, forse nemmeno le nazioni, se vogliamo un’Europa forte”, suggerisce Gaetano Bergami, Presidente nazionale CNA produzione.
Ma l’Europa, quella preconizzata da Voltaire, necessita di avere le sue radici più profonde nella cultura. È per questo che all’interno del convegno, non è mancata un’attenzione particolare alla formazione delle giovani menti. Da un lato, come nel progetto proposto da Aldo Morrone, presidente dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia, attraverso la consegna di borse di studio dottorali che si aggiungono a quelle già messe a disposizione dal Miur; dall’altro, come spiegato da Carlo Mazzanti, direttore della rivista Atlantis, con la creazione di corsi di alta formazione per i redattori.
Sara Svolacchia