Cronaca
La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna l'Italia: «No al carcere per i giornalisti»
FIRENZE, 25 SETTEMBRE 2013-Condannare un giornalista alla prigione? E’ una violazione della libertà d’espressione, lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo. Salvo casi eccezionali come incitamento alla violenza o diffusione di discorsi razzisti, il carcere per i cronisti è stato respinto dai giudici di Strasburgo. A riportare alla ribalta la spinosa questione è stata la sentenza favorevole a Maurizio Belpietro, direttore di Libero, condannato dalla Corte d’appello di Milano a quattro anni di reclusione per il reato di diffamazione a mezzo stampa e a risarcire le parti lese per un totale di 110 mila euro. I giudici spiegano che una pena così severa rappresenta un’ingiustificabile violazione del diritto alla libertà d'espressione.
La sentenza pone l’accento sulla condanna al carcere (pena poi sospesa) ritenendo che, nonostante spetti alla giurisdizione interna fissare le pene, la prigione per un reato commesso a mezzo stampa è quasi sempre incompatibile con la libertà d'espressione dei giornalisti, garantita dall'articolo 10 della convenzione europea dei diritti umani. La Corte, pur riconoscendo l’esistenza dell’articolo diffamatorio e, quindi, la validità del risarcimento pecuniario, ha giudicato che il pezzo in questione non rientra in quei casi eccezionali per cui può essere prevista la prigione. La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia a versare a Belpietro 10 mila euro per danni morali e 5 mila per le spese processuali.
Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi plaude alla sentenza della Corte di Strasburgo «Nessuno adesso può avere più dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere cancellata. L'Italia è già fuori tempo massimo per mettersi in regola con le consolidate norme europee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese da parte della Corte Europea per i diritti dell'uomo per aver inflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro, in un processo di diffamazione a mezzo stampa, è chiara e non da spazio ad equivoci. E' una sanzione inevitabile e un brutto ceffone per un Paese, il cui Parlamento da decenni rinvia l'abolizione del carcere per i giornalisti a motivo della loro attività professionale». [MORE]
Davide Scaglione