Cronaca
L'Associazione culturale "Centro Studi Aletheia" sulla vicenda Icom
LAMEZIA TERME (CZ), 25 MAGGIO 2013 - (Riceviamo e pubblichiamo)
Nei giorni scorsi il Consiglio Comunale ha affrontato per l’ennesima volta il “caso ICOM” senza però giungere a conclusioni definitive, rimanendo, quindi, nell’incertezza e con l’incubo di strascichi disastrosi per il bilancio del Comune e quindi delle collettività lametina.
Non è una considerazione affrettata: i giudici amministrativi di secondo grado nei mesi scorsi hanno emesso la sentenza definitiva rigettando il ricorso del Comune contro le sentenze del Tar Calabria che avevano sancito la legittimità delle procedure adottate dalla Icom, l'azienda dell'imprenditore Floriano Noto.
La vicenda è ormai nota a tutti nella città di Lamezia: nel 2005, dopo un procedimento travagliato iniziato nel 2002, l’imprenditore Floriano Noto ottiene dal Comune il via libera per la realizzazione di un mega centro commerciale e d'intrattenimento denominato "Borgo Antico". Il Comune di Lamezia Terme era allora rappresentato dalla commissione straordinaria nominata dal Governo dopo lo scioglimento del Consiglio per infiltrazioni mafiose; il provvedimento fu rilasciato dopo la convocazione di una conferenza di servizi, nel corso della quale furono stati acquisiti i pareri favorevoli di tutte le autorità coinvolte.
Dopo pochi mesi dall’insediamento, la prima Giunta Speranza, che sembrava non reggesse alle pressioni dei commercianti del centro cittadino, negò l’autorizzazione alla realizzazione della struttura commerciale.
Da quella data è un susseguirsi di ricorsi al giudice amministrativo che finora non hanno mai dato ragione al Sindaco Speranza, ostinatamente opposto alla realizzazione della struttura.
Attualmente si è in attesa di una quantificazione del danno.
Nel frattempo, nei Comuni limitrofi, a poche centinaia di metri da dove doveva sorgere il “Borgo Antico”, sono state realizzate imponenti aree commerciali con enormi ricadute positive per le casse di quei territori.
L’imprenditore Noto ha avanzato nei confronti del Comune di Lamezia Terme la richiesta di risarcimento di 53 milioni di euro.
Se questa quantificazione trovasse riscontro dalla decisione del giudice amministrativo, il “Centro Studi Aletheia” non può non segnalare che la scelta politica dell’Amministrazione Speranza farà piombare il Comune in un dissesto finanziario che coinvolgerà tutta la collettività lametina, costringendolo alla stipula di un ulteriore mutuo per far fronte alla nuova uscita.
Un dissesto di queste dimensioni, infatti, costringerebbe l’Amministrazione ad un aumento di tutte le imposte comunali (addizionale IRPEF e Tares in primis) e ad un taglio dannoso per i (già pochi) servizi che il Comune eroga, oltre alle conseguenze per gli investimenti, facendo piombare la città di Lamezia in un periodo di declino economico e sociale.
Da più parti, all’interno della stessa Amministrazione sembrerebbe che vi sia ormai la consapevolezza che il danno sia stato compiuto. Lo stesso Sindaco pochi giorni fa in sede di Consiglio ha affermato “…Sono pronto anche a proporre un accordo per il bene della città”.
Strana concezione del bene!
Considerato che oggi il Sindaco afferma, proponendo un possibile accordo con la Icom che contraddirebbe quello che lui stesso decise 8 anni addietro, di voler perseguire il bene della città, ci chiediamo allora semplicemente in base a quale bene scelse 8 anni fa? E in caso di un eventuale accordo, a chi sarebbe imputabile la responsabilità del costo di tale transazione? [MORE]