Cultura e Spettacolo
L'associazione Ara mette la sua pagina su Facebook al servizio delle vittime di soprusi
LAMEZIA TERME 25 NOVEMBRE - L’associazione culturale Ara, prendendo spunto dal caso della donna ridotta in schiavitù insieme ai suoi figli verificatosi a Gizzeria, in occasione della “Giornata contro la violenza”, mette a disposizione la sua pagina su Facebook “Ara Volontariato Associazione Nazionale” per tenere accesi i riflettori sul fenomeno della violenza sui più deboli inviando considerazioni, messaggi, pensieri, racconti. La presidente di Ara Nadia Donato sostiene che per contrastare questo fenomeno «servono più incettivi alle Forze dell’Ordine, più forza alle strutture che si occupano di volontariato che lottano contro la violenza difendendo gli indifesi. [MORE]
Servono leggi più severe con certezza della pena ». L’associazione, impegnata da anni sul territorio a difesa dei più deboli e degli indifesi, esige risposte sul caso di violenza registrato a Gizzeria ed avverte la necessità di esprimere il suo pensiero su quanto sta accadendo nel nostro Paese. «Vogliamo dire - dichiara Nadia Donato - la nostra sulle 114 donne vittime di femminicidio nei primi 10 mesi del 2017 e sui fatti della Calabria, ultimo quello di Gizzeria (Cz); crimini che fanno rabbrividire e ci mortificano facendoci sentire insicuri, maltrattati, indifesi e ignoranti. Noi vogliamo sapere cosa ne sarà di quella Mamma e di quei Bambini di Gizzeria e del “mostro” che per 10 anni li ha tenuti sequestrati, violentandoli psicologicamente, fisicamente e sessualmente. Che ne sarà di lui? Come verranno aiutati quei tre esseri viventi così deboli ed indifesi? Perchè non si mobilitano tutte le associazioni in maniera permanente per avere risposte dai servizi sociali, dalla magistratura, dalle Forze dell'Ordine e soprattutto dalla politica?». Ara testimonia la sua presenza mettendo a disposizione la pagina di Facebook affinché si formi un presidio permanente per mantenere viva l'attenzione sul problema della violenza sui deboli: bambini, donne, anziani, disabili e animali. «Per troppo tempo – afferma con durezza la presidente - ci hanno costretti a sopportare leggi incivili anche in un Paese come l'Italia, tra le potenze mondiali più civilizzate e tra i Paesi considerati più all'avanguardia sotto tutti gli aspetti».
L’inaccettabile condizione dei più deboli si trascina inesorabilmente da anni per la mancanza di leggi di qualità che, solo nel 2000, alcune coraggiose parlamentari hanno cercato di migliorare, ma con esito non del tutto positivo. «È ancora poco e non riesce a dare le risposte che le vittime, le famiglie e ogni essere civile si aspetta» continua Nadia Donato riportando i dati Eures secondo i quali tra il 2015 e il 2016 il numero di femminicidi in Italia è tornato ad aumentare, passando da 142 a 150, soprattutto a causa di una forte crescita del fenomeno nelle regioni del Nord e del Centro. Nel 2016 a livello regionale in Lombardia si è registrato il numero più alto di femminicidi (25 vittime), seguita dal Veneto (17), Campania (passati da 31 a 16), Emilia Romagna (13). Nello scorso anno il 76,7% dei femminicidi è maturato in un contesto familiare e affettivo causato dalla mania di possesso e gelosia, ma anche dall’isolamento e dal disagio. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3000. Nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente ( da 142 a 150), praticamente un omicidio ogni tre giorni come confermato dai 114 casi dei primi dieci mesi di quest'anno.
Lina Latelli Nucifero