Editoriale

L'alluvione nel messinese è di serie B?

Roma, 23 novembre 2011. Un fatto è tale quando è fornito di un’interpretazione mediatica. Senza scomodare la nota affermazione del padre della comunicazione mediatica Marshall McLuhan, secondo il quale “il mezzo è il messaggio”, va da sé che l’ordine di trattazione dei problemi politico-sociali nel mondo contemporaneo è determinato dal sistema di attribuzione di valore mediatico ai diversi fatti che affollano lo scenario della contemporaneità. [MORE]

La gerarchia mediatica non segue la logica dell’effettiva importanza che i singoli fatti assumono nella vita reale, ma rispecchia la capacità di un determinato sistema di influenza socio-culturale a ribaltare la stessa logica dell’effettiva importanza dei fatti a favore di una griglia d’interpretazione orientata e parziale. Cosicché fenomeni della stessa pasta possono assumere un valore mediatico diverso a seconda dell’area socio-culturale di provenienza. Le alluvioni di Genova e delle Cinque Terre hanno acquistato da subito un ruolo centrale nell’impaginazione dei quotidiani nazionali. Gli eventi di questi giorni nel messinese e ne reggino, seppure presenti nelle prime pagine dei quotidiani, trovano ospitalità nelle sole pagine di cronaca, solitamente collocate nella parte centrale dei giornali, dopo la pagina 20.

Si potrebbe giustificare l’asimmetria mediatica in questione con un diverso ragionamento: la notizia non è che il cane abbia morso l’uomo, ma che l’uomo ha morso il cane. Questo è una tradizionale lezione di giornalismo che si insegna al primo anno di un corso in comunicazione. Applicando questa legge di cronaca, se ne dovrebbe dedurre che i fatti di Genova fanno notizia perché sconvolgono la convinzione di una irreprensibile civiltà settentrionale che si rispecchia in buone regole di costruzione edilizia. La cattiva edilizia e le speculazioni ambientali sono invece il crisma della cattiva Italia, il meridione, in cui l’episodio di ribellione della natura è fatalmente atteso.

E’ evidente che chi ha un minimo di cognizione dello stato effettivo del rischio idrogeologico nel Bel Paese sa bene che non vi è alcuna distinzione su base territoriale della cattiva gestione del territorio. Eppure il mito di un Italia efficiente e di una sottosviluppata si perpetua nel tempo ed alimenta la diversa reazione nazionale di fronte a fatti analoghi. La memoria collettiva è spesso discontinua e forse dimentica che già due anni fa proprio nel messinese a Giampilieri un paese ha rischiato di scomparire proprio a seguito di un’alluvione.

Eppure non mi vengono in mente sottoscrizioni pubbliche di rilievo guidate dal circuito mediatico. Sia per il Veneto che per la Liguria, giustamente, non sono mancate, invece, iniziative di sensibilizzazione pubblica. Speriamo che lo stesso si verifichi per la Calabria e la Sicilia dopo i fatti di ieri.

 

Emiliano Colacchi

Nella foto, un ponte crollato a Barcellona Pozzo di Gotto nel messinese.