Parola e Fede

L'Alfabeto della fede: Coscienza e Croce

Cari lettori, continua il nostro cammino di approfondimento con la rubrica "l'alfabeto della fede". Le parole che prenderemo in esame oggi sono: Coscienza e Croce. Inoltre, vi ricordo che potete leggere sempre su InfoOggi i numeri precedenti della InfoOggi i numeri precedenti della rubrica. [MORE]

COSCIENZA
La coscienza è in tutto simile ad uno specchio che Dio ha posto nel cuore dell’uomo. Essa deve essere sempre rivolta verso il suo Creatore e Signore. Ricevendo senza alcuna interruzione ogni luce eterna e divina, deve subito illuminare con essa intelligenza e volontà, in modo che si possa pensare e agire conformemente alla luce ricevuta. Quando lo specchio della coscienza viene infangato dal peccato e attratto dalle tenebre della terra, essa può giungere fino al soffocamento, lasciando l’uomo nella totale oscurità morale. L’oscurità è l’ultimo stadio del suo soffocamento. Il peccato sempre la indebolisce e la priva della sua perfetta luminosità.

Dio non illumina l’uomo solo servendosi della coscienza. Lo illumina servendosi direttamente della sua Parola. Chi conosce la Scrittura sa che dalla prima pagina della Genesi fino all’ultima dell’Apocalisse, il Signore ogni giorno ha illuminato l’uomo sulla verità da seguire e sulla falsità da evitare. La coscienza può anche affievolirsi, estinguersi. Rimane in eterno la coscienza esterna che è la Parola del Signore che giunge al suo orecchio e gli dice il bene e il male.

Altra via per illuminare la coscienza è l’esempio nella perfezione dell’amore di chi è fedele alla Legge Santa del Signore. Il giusto, il pio, il santo è vera coscienza esterna, vera Parola visibile di Dio, che deve illuminare il mondo sul bene e sul male secondo il Creatore dell’uomo. Il Libro della Sapienza rivela nei particolari la potenza di luce che possiede il giusto dinanzi all’empio. Anche il Vangelo pone Cristo Gesù come vera coscienza non solo attraverso le Parole, quanto anche per mezzo del suo esempio e delle sue opere che sempre mettevano in crisi ogni altra coscienza. L’esemplarità è via efficacissima nella conoscenza della divina ed eterna verità.
Il cristiano è coscienza del mondo e deve illuminare il mondo non solo con la Parola, ma anche con la sua condotta esemplare in ogni cosa. La Chiesa è la coscienza di tutta l’umanità. La sua responsabilità è altissima. Non ci sono motivi per non annunziare. Se poi la Chiesa non solo non annunzia, vi aggiunge in più un annunzio falso, la sua responsabilità si accresce all’infinito. Questa responsabilità grava in modo particolare sui ministri della Parola.

La loro luce deve essere luce per ogni uomo. Essi ricevono la luce di Cristo nello Spirito Santo. Donano la luce ricevuta nello Spirito Santo. Se non ricevono, neanche possono dare. Verità che mai va dimenticata è quella che ci annunzia Paolo. Non sempre la nostra coscienza è regola assoluta di azione o di pensiero. Nel non compiere il male essa va seguita anche a costo di martirio. Nel fare il bene, si deve sempre fare attenzione all’altro, che, potendo essere debole o piccolo nella fede, potrebbe scandalizzarsi per il nostro comportamento. La carità obbliga a non fare anche azioni in sé buone per aiutare la coscienza dell’altro a crescere.

CROCE
Quando si parla di croce nel Nuovo Testamento si vuole rivelare una sola verità: fedeltà a Dio, alla sua Parola, alla sua volontà, ai suoi comandamenti, ad ogni suo precetto fino alla morte, pagando l’obbedienza anche con il proprio sangue. Perché quella del cristiano sia croce di salvezza e di redenzione deve essere accolta liberamente e vissuta nella santità. Croce è peccato mai potranno convivere. Senza volontà di Dio accolta e vissuta con grande amore, in pienezza di obbedienza, non si può parlare di croce in senso stretto.

Nel linguaggio comune tutto è croce, anche una piccolissima sofferenza. Ogni dolore può trasformarsi in croce se lo si accoglie e lo si vive con amore, offrendolo al Signore, purché tutto avvenga nello stato di grazia santificante. Il vizio e il peccato rendono vana ogni croce, anche la più vera e la più fruttuosa. Per il peccato quasi tutto il dolore e la sofferenza del mondo è sciupata, perché non si può offrire a Dio per la nostra santificazione e la redenzione dei cuori. Chi vuole collaborare con Cristo al mistero della salvezza, deve vivere nello stato di grazia e nella grazia crescere giorno per giorno. Cresceva Cristo Gesù in grazia e in sapienza, dobbiamo crescere anche noi che siamo suoi discepoli.

C’è un peccato proprio del cristiano: è quello di comportarsi da nemici della croce di Cristo Gesù. Quando ci si comporta da nemici? Quando il cristiano vive una vita disordinata, fatta di scandalo e di pubblici peccati. Quando attesta al mondo che in lui la croce del Signore non ha per nulla modificato la sua vita. Così agendo si fa comprendere agli uomini che essere cristiani e non esserlo è la stessa cosa. È nemico della croce di Cristo chiunque la espone a pubblica derisione o ludibrio. Ma sempre quando si commette il peccato, la croce è esposta al giudizio negativo del mondo. Mentre per il cristiano la croce di Cristo dovrebbe essere la sua gloria.

Don Francesco Cristofaro