Estero
L'abbraccio fra il profugo siriano e la turista greca che l'ha portato in salvo
ISOLA DI PSERIMOS, 2 SETTEMBRE 2015 - C'è tutto in quell'abbraccio. È tutto racchiuso in due corpi fino a qualche istante prima sconosciuti, ora complici, in cui l'uno ha offerto vita e l'altro vi s'è aggrappato, nella concitazione d'un equilibrio instabile di un attimo interminabile, lungo tredici ore, che separa un nuovo inizio dalla fine. C'è la sofferenza di Mohamed in quell'abbraccio. C'è tutta la sua vita, lentamente logorata da una destino che un Dio gli ha scritto più arduo, vita consumata ma mai sfinita. Vita che vuol vivere. C'è la tranquillità, ora, fra braccia sconosciute ma già amiche, approdo sicuro in un futuro che non garantisce certezze ma alimenta speranze. Sandra Tsiligeridu, ex top model, donna greca, moderna Nausicaa che, come nel poema epico di Omero, accoglie lo straniero, offrendo lui il dono immenso della salvezza. Ospite come nella Terra dei Feaci, ospite e non straniero.
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Una vignetta di Staino, su L'Unità di qualche dì fa, racchiude tutto il senso del “problema”, che già a chiamarlo problema vien su il magone, come se dimenticassimo che si tratta di persone, ed una persona non può esser mai un problema, mai quanto può essere una risorsa. “Perchè vi mettete in mare, se sapete che forse morite?”, chiede ad un migrante una ragazza. “Per il forse”, è la risposta. Forse vivrà, disposto a tutto pur di vivere. Un all-in con la propria vita. Dev'esser stata dura per Mohamed, per tredici ore in acqua. Nel tentativo di recuperare un remo perso dagli scafisti, per via delle correnti, su quella carretta della speranza non è più riuscito a risalire. È sopravvissuto solo grazie ad un giubbino di salvataggio, gettatogli dai 40 connazionali che continuavano il loro viaggio, iniziato sulle coste turche, proseguito verso l'Egeo, viaggio sospeso sul sottile confine che divide la vita e la morte. Sandra, che non calca più passerelle, ma che ora conosce l'amore più puro di madre di tre figli, tornava con la sua imbarcazione da un'escursione vicino a Kos. Dono della Provvidenza o del Fato, Mohamed è stato messo in salvo sull'imbarcazione della Tsiligeridu ed accompagnato sulla terraferma.
L'abbraccio è tutto ciò che può nascere nel momento in cui la paura di morire lascia il posto alla speranza, momento in cui si fa forte la fiducia nel genere umano che ridà vita e non è solo capace d'uccidere. La foto dell'abbraccio spontaneo è stata pubblicata sulla pagina Facebook dell'ex-top model e, in poche ore, ha commosso il mondo. E' l'immagine di un Vecchio Continente che sa accogliere, di un'Europa che non è solo quella in cui si ergono muri.
Salvatore Remorgida
(ph. ilfattoquotidiano.it)