Estero
Kurdistan iracheno: sale la tensione in vista del referendum indipendentista
ERBIL, 18 SETTEMBRE – Si riaccendono le aspirazioni separatiste della popolazione curda, che abita il vasto altopiano situato nella parte nord-orientale dell’area mesopotamica, politicamente conteso e diviso da anni tra gli Stati di Turchia, Iran, Iraq, Siria ed Armenia. Il Kurdistan iracheno, in particolare, ha deciso di chiamare il popolo alle urne il 25 settembre prossimo per decidere con un referendum se dichiarare la completa indipendenza. Si tratta già dell’unica area del territorio abitato dall’etnia curda che può godere di una certa autonomia politica, in quanto regione federale dello Stato iracheno delineato dopo la fine del regime di Saddam Hussein nel 2003. [MORE]
Il suffragio indetto lo scorso giugno dal Presidente della Regione Autonoma Massoud Barzani è stato bocciato dal Parlamento iracheno, il quale ha a sua volta votato per dichiarare la consultazione nulla ed illegittima, anzi conferendo al Primo Ministro Haider Al-Abadi “pieni poteri per prendere tutte le misure necessarie per preservare l’integrità territoriale”. La minoranza curda ha lasciato intendere di essere disposta a rinviare il voto al 2018, ma soltanto se l’Iraq dichiarerà di accettare ogni eventuale risultato. Il referendum è stato tuttavia considerato dalle autorità irachene “una minaccia all’unità dello Stato ed alla pace civile e regionale” ed i Curdi sono stati ammoniti sul rischio di una nuova guerra civile che potrebbe ulteriormente sconvolgere il Medio Oriente.
La bocciatura di Baghdad è stata lodata dal Ministero degli Esteri turco, il quale ha a sua volta definito preoccupante l’intenzione indipendentista dei Curdi, avvertiti tramite un comunicato ufficiale che il referendum separatista “avrà un costo necessario”. Proprio oggi, ad una settimana dalla consultazione, l’esercito turco ha avviato un’esercitazione militare tra la zona di Silopi ed il valico di frontiera di Habur, una zona al confine fra Turchia ed Iraq che è già da anni teatro di conflitti fra gli Stati mediorientali ed il PKK curdo. I media turchi hanno infatti mostrato le immagini dell’arrivo di numerosi carri armati, anche se non sono stati resi pubblici ulteriori dettagli sulle strategie militari future di Ankara. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha spiegato che il piano governativo verrà annunciato dopo il Consiglio di Sicurezza Nazionale previsto per venerdì prossimo, nel corso del quale verrà affrontata la questione del referendum curdo.
Nonostante le minacce e le pressioni, le autorità del Kurdistan iracheno hanno confermato l’intenzione di proseguire con la consultazione. Del resto, una vittoria dei propositi secessionisti non potrebbe comportare di fatto, automaticamente ed immediatamente, l’indipendenza unilaterale dallo Stato iracheno, ma semplicemente rafforzerebbe la posizione di Barzani nei negoziati con Baghdad per ottenere un progressivo allontanamento della regione di Erbil dallo Stato e dal Governo centrale. Il leader curdo ha avvertito che le trattative con Al-Abadi riguarderanno soprattutto la definizione dei confini e le forniture di acqua e petrolio. Barzani ha inoltre affermato che si tratta soltanto del primo passo, “affinché il popolo del Kurdistan possa essere libero di scegliere il proprio futuro per la prima volta nella storia”, dopo aver subito per anni le politiche di discriminazione razziale da parte degli altri Stati mediorientali, che sono arrivati persino a negare l’identità e l’esistenza stessa dell’etnia curda.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: aenanews.com