"Kick-Ass 2", l'importanza di essere se stessi (cioè divertenti)
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KICK-ASS 2 DI JEFF WADLOW, LA RECENSIONE - Divertitevi. Altrimenti… che senso ha? – dice il Colonnello Stars and Stripes (Jim Carrey) alla sua ciurma di supereroi mascherati, nemmeno troppo super, ma certo coraggiosi difensori della città. Ne fa parte un pezzo da novanta, quel Kick-Ass (Dave, Aaron Johnson) che è diventato il modello di tanti volenterosi emuli, ma manca Hit-Girl (Mindy, Chloe Moretz), la formidabile quattordicenne funambola, addestrata dal padre (Nicholas Cage) nel primo film e poi rimasta orfana, in custodia di un affettuoso e severo vigilante. Per sgominare la banda degli alter ego cattivi, guidata da The Motherfucker (Christopher Mintz-Plasse, ex Red Mist) serviranno, però, anche le acrobatiche evoluzioni della giovincella, ora alle prese con una crisi d’identità adolescenziale e con la promessa fatta al proprio tutore di appendere mascherina e bomba a mano al chiodo. È un dovere: ma forse, appunto, breaking good è anche un divertimento.[MORE]
BUONO O CATTIVO (IL FILM) – Ed a proposito di piaceri cinematografici: nessuno è così allocco da non osservare come questo sequel di Kick-Ass, che segna la consegna della macchina da presa da Matthew Vaughn a Jeff Wadlow, ed il testimone di vero protagonista da Aaron Johnson a Chloe Moretz, sia spudoratamente commerciale e ruffiano, pescando tra nerds e geeks, non meno che tra i fan dell’exploitation, o semplicemente tra gli amanti delle americanate assordanti e spaccaculo. Ma certo, non sarà il caso di ergersi a paladini del buon cinema, come ha inteso fare qualche critico criticone, compiangendo l’assenza di ogni sottotesto etico oppure la trasformazione della corrosiva ironia del primo nei furbi eccessi del secondo. Senza pretese di contro-mascherate da difensori, né di santificare Quentin Tarantino con un ipse dixit, il fatto che per il regista di Pulp Fiction, Kick-ass 2 sia tra i migliori 10 film del 2013 finora, è significativo non tanto di quanto sia buono o cattivo il prodotto, ma di quale possa essere, piuttosto, lo spirito, "la maschera" visiva per vederlo.
Qui non c’è Capitan America, e sono meglio le pistole che i pistolotti patriottici; quanto c’è di retorico, come la tiritera dell’eroe che cerca di capire chi è e del we can be heroes just for one day, è funzionale al racconto, non a qualche manuale aristotelico di etica; tutto ciò che pretenderebbe di essere serio, non può infastidire, se così serio non è – e non può esserlo, quando sei in un film in cui il cattivo di turno sceglie di chiamarsi The Motherfucker dopo aver ucciso la madre per sbaglio nel lettino abbronzante e travestendosi col suo completino sadomaso; se poi il problema è che la violenza è estetizzata fino a diventare innocua, forse qualcuno non ricorda, o ha frainteso, il primo (osannato) capitolo. Qualche sana inquadratura a mo’ di strip da fumetto, con tanto di vignetta che esce dalla bocca dei personaggi con scritta sovrimpressione, ci ricorda quale sia il sentiero espressivo d’un film così: prendere o lasciare.
BUONI E CATTIVI (I PERSONAGGI) – Non è un caso che chi recita meglio nel film sembri quasi fuori posto. Mr. The Mask, Jim Carrey, nei panni del colonnello patriota, un badass carismatico dalla battuta pronta e dalla personalissima morale di ferro, a momenti getta persino qualche luce ambigua sul proprio personaggio, specie quando c’è da sbaragliare la banda criminale che gioca d’azzardo e gestisce un bordello: vien da sospettare che sia, sotto sotto, un criminale mono-maniaco della violenza intenzionato ad eliminare un po’ della concorrenza. Gli altri giochi di maschere del film, tutto equilibrato sui confini tra reale ed irreale, vanagloria e coraggio, identità ed immagine, normale e super, sono più palmari e decifrabili, com’è giusto per una storia simile: Mindy non può rinunciare al proprio travestimento, perché non si tratta di un travestimento, lei è Hit-Girl nel profondo – piuttosto, è quando si agghinda per l’appuntamento che si traveste davvero, come tutte le coetanee decerebrate; Dave non deve scegliere tra essere e apparire, ma solo fare in modo che le sue scelte facciano più bene che male.
Così, mentre i buoni esperiscono il senso delle proprie mascherate, per i cattivi la carnevalata ha epiloghi tragicomici: The Motherfucker non ha nemmeno davvero l’intenzione di distruggere la città, quanto di apparire cattivo, o di apparire e basta (“Che cosa sono quei sacchi di merda?” – “E’ fertilizzante per le bombe. Non sei un supercriminale se non hai un piano per distruggere la città”); il clan d’impomatate bullette e cheerleaders che vessano Mindy, tutte feste, boyband e trousse, finisce – letteralmente – nel vomito e nel letame.
ARMA VOMITALE - L'arma letale che Mindy usa contro le ochette di turno, un apparecchio in grado di provocare all’istante conati e diarrea, viene sfoderata in una scena emblematica di certo sadismo spettacolistico e scorretto, che certo non ci erudirà – come pure potrebbe sembrare – sull’importanza di conservare la propria identità anziché snaturarsi per l’inclusione nel branco (“basta batterli sul loro stesso gioco: restando te stessa”, le aveva detto Dave). È un’idea sociopatica, che può sopravvivere solo in un film-fumetto – e che serve per dare una lezione a personaggi antipatici. A ben vedere, tutto si gioca sulla sopravvivenza degli avatar, come platealmente evidenziato dalle citazioni a raffica dei social media (i tweet del cattivo; la banda che pesta Kick-Ass per poter avere visualizzazioni su Youtube; il reclutamento di supereroi su Facebook): fino a che punto è dato “giocare” con le proprie identità virtuali e quando, invece, l’artificio diventa compromettente.
Ma intanto, questo filone tematico è saporitamente affumicato tra la polvere dei fuochi d’artificio, con tanto di scena di sapore tarantiniano, exploitation puramente fisico, in cui Mindy\Hit-Girl si lancia sul furgoncino che ha rapito Kick-Ass, con una serie di contorsioni in stile Grindhouse – A prova di morte ed una pioggia di piombo. La scelta di un regolamento dei conti sotto forma di duello in maschera tra i due branchi, di buoni e cattivi, appare così la perfetta sintesi tra insultante divertimento ed un contegno contenustico che non insulti l’intelligenza né per troppa profondità, né per piatta superficialità; né per troppo senso, né per troppo poco. Insomma, “Divertitevi. Altrimenti… che senso ha?”.
USCITA CINEMA: 15/08/2013
GENERE: Azione, Commedia
REGIA: Jeff Wadlow
SCENEGGIATURA: Jeff Wadlow
ATTORI: Chloë Grace Moretz, Aaron Taylor-Johnson, Christopher Mintz-Plasse, John Leguizamo, Jim Carrey, Nicolas Cage, Donald Faison, Lyndsy Fonseca, Clark Duke, Lindy Booth, Morris Chestnut, Yancy Butler, Ella Purnell, Steven Mackintosh, Augustus Prew
PRODUZIONE: Marv Films, Universal Pictures
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
PAESE: Gran Bretagna, USA 2013
DURATA: 103 Min
Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte
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