Politica

Juncker: "Oggi rischia Schengen, domani l'euro. L'Unione Europea è minacciata alla base"

STRASBURGO, 19 GENNAIO 2016 - La plenaria di Strasburgo è l'occasione giusta per un richiamo all'ordine, e soprattutto alla cooperazione, del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. Perchè senza Schengen, non sarà più il sogno degli Stati Uniti d'Europa. “Senza un'azione comune, senza una politica europea dell'immigrazione, Schengen non sopravviverà. Alcuni governi sono veloci ad attaccare Bruxelles, ma si guardino allo specchio. Anche loro sono Bruxelles". Juncker sa che la partita sull'integrazione-immigrazione sarà fondamentale per il futuro della politica comunitaria Ue. “Oggi è a rischio Schengen, domani ci si chiederà perché avere una moneta comune: l'Unione europea è minacciata alla base e forse non ci si rende conto”.

[MORE]Germania, Austria, Slovenia e Croazia le ultime ad aggiungersi. Tutti a chiedersi quanto valga la pena inseguire il sogno di libertà, o se sia giusto trincerarsi dietro i propri confini. Un passo indietro di decenni. Ma la questione sicurezza è fondamentale, per ogni cittadino Ue. Juncker lo sa bene, e non sfugge anche qui all'ammonizione: “Alcuni Paesi hanno allegramente reintrodotto i controlli alle frontiere, ma domani ci verrà chiesto di rendere conto dei grandi costi economici che questa decisione comporta. Ci si chiederà allora che senso abbia una valuta unica in Europa se non e' garantita la libera di circolazione dei cittadini”.

La soluzione, quindi? Tutta interna alle istituzioni europee, secondo Donald Tusk, Presidente del Consiglio. Scelta obbligata, prima di affrontare una sfida, probabilmente, senza ritorno. “Sessanta giorni rimettere la situazione migratoria sotto controllo: il Consiglio di marzo sarà l'ultima occasione per vedere se la nostra strategia funziona. Altrimenti affronteremo una crisi come il crollo di Schengen”. Ed, allora, non sarà più l'Europa delle quattro libertà.

Salvatore Remorgida