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José Mourinho, anatomia di un vincente

LONDRA, 27 FEBBRAIO - Se c'è una regola non scritta in questo calcio, alogico e irrazionale, allora quella regola è la seguente: José Mourinho, al secolo José Mário dos Santos Mourinho Félix, comunque vada ne uscirà da vincitore. Potrà piacere o meno, si potrà criticarne lo stile – in campo e fuori – o le scelte tecnico-tattiche, susciterà avversione o simpatia, repulsione o stima. Su una cosa però The Special One (come si autodefinì alla vigilia della sua prima esperienza al Chelsea) mette tutti d'accordo: è un vincente. E basta guardare i numeri per capirlo: ha allenato e alzato trofei in Portogallo, Spagna, Italia e Inghilterra, alla guida di alcune tra le squadre più gloriose del Continente. Due campionati portoghesi, tre Premier League, due Serie A. Varie coppe nazionali, una Coppa Uefa, due Champions League. Ventiquattro trofei in totale, l'ultimo ieri sera, quando il suo Manchester United si è aggiudicato la finale di Coppa di lega battendo 3-2 il Southampton. [MORE]

Spesso sopra le righe, a tratti tracotante (del tipo: «Mou, si reputa antipatico?» E lui: «neanche Gesù piaceva a tutti, figurarsi io»), ma decisivo nei momenti decisivi. Una capacità unica di vivere in simbiosi con i suoi tifosi e con i suoi giocatori, un'abilità innata nel trascinare il suo popolo.

Nella serata di ieri lo United si giocava una grossa fetta della sua stagione, vissuta tra alti e bassi nonostante i grandi investimenti sul mercato estivo (per maggiori informazioni vedi alla voce “Paul Pogba”). A Wembley andava in scena la finale della English Footbal League Cup, tra gli uomini di José e il Southampton. Tra il 19° e il 38° del primo tempo il Manchester va in vantaggio 2-0, grazie ai gol di Ibrahimovic e Lingard, e sembra aver già chiuso la pratica. Allo scadere della prima metà di gioco però Gabbiadini accorcia per i Saints ed è ancora l'ex Napoli, dopo tre minuti dall'inizio della ripresa, a pareggiare i conti.

Ma questa partita è uno spot del calcio di Mourinho: i Red Devils soffrono, sembrano sul punto di crollare quando il Southampton sfiora per due volte in un minuto il vantaggio, ma alla fine in un istante cambia tutto. Ibrahimovic salva sulla linea della porta di De Gea, riparte la transizione degli uomini di Mou, palla larga a Herrera che la pennella dolcemente al limite dell'area piccola: una palla solo da schiacciare in porta. E cento metri dopo, dalla parte opposta del campo, secondo voi chi c'è? Ovviamente Zlatan Ibrahimovic. 3-2, coppa allo United.

«Ibra, rimani al PSG, tutti ti vogliono bene»: «Qui mi vogliono bene? Certo, ma non credo che possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua... Nemmeno i dirigenti ce la possono fare. Ma se ce la facessero rimarrei qui, promesso». Ibra e Mou, l'arte di essere determinanti, oltre che decisamente fuori dagli schemi.

Claudio Canzone

Fonte foto: infooggi.it