Jobs Act. Cos'è e cosa prevede la bozza di Renzi
Politica Lazio

Jobs Act. Cos'è e cosa prevede la bozza di Renzi

venerdì 7 marzo, 2014

ROMA, 7 MARZO 2014 - Lo aveva annunciato da Siracusa e lo ha ribadito stamane su Twitter: il Premier, Matteo Renzi, presenterà l'ormai famoso (o famigerato) Jobs Act il prossimo Mercoledì.

Nonstante le varie pressioni sindacali e l'UE che ha ribadito che il taglio del cuneo fiscale non può contare sui fondi europei, il jobs act sembra ormai quasi pronto e se Renzi è riuscito, come si augurava, a soprassedere ale ideologie ed i concettualismi politici, quello che ne verrà fuori potrebbe essere molto simile alla bozza presentata ad inizio anno.

La premessa da cui muoveranno le scelte di Renzi in materia di lavoro sono quelle messe nero su bianco dal Premier in più di una occasione: «L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi, un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia)».

COSA PREVEDE? - Sette macroaree di riferimento su cui operare per creare nuovi posti di lavoro e ridurre la pressione fiscale: cultura, turismo, agricoltura e cibo; Made in Italy; ICT; Green Economy; Nuovo Welfare; edilizia; manifattura.

Ciò dovrebbe avvenire attraverso una radicale trasformazione del "sistema lavoro" attraverso provvedimenti mirati in:

LA RIDUZIONE DEI COSTI - Energia. La prima risoluzione prevede la riduzione del 10% del costo dell'energia per le aziende, soprattutto per le piccole imprese. Seguiranno poi interventi dell’Autorità di Garanzia e una sostanziale riduzione degli incentivi interrompibili.

  • Tasse. Questa rimane la questione più delicata e difficile da snodare. Si parte dal presupposto che chi produce lavoro possa pagare di meno, mentre chi si muove in ambito finanziario paga di più (resta ancora viva l'ipotesi dell'aumento di tassazione sui BoT. Per Matteo Renzi, ma non  per il Ministro dell'Economia ancora taciturno in merito, ciò permeterrà una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende                                                                             
  • Azioni dell’agenda digitale. Pagamenti e fatturazione elettronici per accelerare i processi di rendicondazione. Prevista, ma non ancora chiaramente illustrata, una riforma della Rete nel Paese.

PROVVEDIMENTI SULLA BUROCRAZIA - La seconda fase che segue quella della riduzione dei costi e del cuneo fiscale a favore di provvedimenti utili alle imprese, prevede invece una riforma della burocrazia italiana.

  • Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Le funzioni della Camera di Commercio saranno inoltre assegnate agli enti territoriali pubblici.
  • Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Questo provvedimento mira a controllare lo strapotere della burocrazia ministeriale. Naturalmente non è prevista alcuna eliminazione di contratti a tempo indeterminato per i dipendenti pubblici che vincono il concorso.
  • Burocrazia. Snellimento delle procedure amministrative, soprattutto per accelerare i tempi del comparto edile negli appalti e nei lavori pubblici.
  • Adozione dell’obbligo di trasparenza. Le amministrazioni e gli enti pubblici avranno l'obbligo di rendicontare ogni entrata ed uscita di cassa.

LE REGOLE AMMINISTRATIVE - La terza parte della riforma del Jobs Act prevede invece la semplificazione normativa in ambito lavorativo attraverso tre importanti provvedimenti:

  • Semplificazione delle norme. Presentazione di un nuovo  codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero, cercando così di favorire investimenti esteri in Italia.
  • Riduzione delle varie forme contrattuali. Oggi l'Italia conta più di quaranta forme contrattuali, con la jobs act si dovrebbe approdare ad una semplificazione dei contratti lavorati (a tempo determinato e non).
  • Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro. Questo provvedimento potrebbe andare a sostituire, nella forma, la cassa integrazione.

L'impostazione qui presentata della riforma Jobs Acta del governo Renzi, è quella da cui il lavoro del governo è partito per approdare invece a quella riforma che sarà presentata mercoledì, come frutto del lavoro di più parti politiche e sociali. Avremo così modo di valutare cosa e perchè è andato perduto nel confronto politico sul tema del lavoro.[MORE]

Sergio Sulmicelli

foto da: repubblica.it

 

 

 


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