Politica
Jobs act, bocciato referendum su art.18, sì a voucher e appalti
ROMA, 11 GENNAIO 2017 - Dopo due ore di udienza a porte chiuse la Consulta ha emesso il suo verdetto in merito ai tre referendum abrogativi in materia di lavoro, per i quali la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme: no al referendum sull'articolo 18, sì a quelli sui voucher e sugli appalti. I tre quesiti riguardavano le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti illegittimi contenute nel Jobs act, le norme sui voucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti. [MORE]
La Consulta, come si legge nel dispositivo, dichiara «ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti» e «ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)». Dichiara, invece, «inammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi».
Secondo quanto previsto dalla legge, la consultazione referendaria, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi, salvo elezioni anticipate. In quel caso la legge prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano «congelati» fino all'anno successivo.
«Abbiamo notato in questi giorni che c'è stato un dibattito intenso sui quesiti referendari, che, a nostra memoria, non ci ricorda precedenti di analoga quotidiana pressione rispetto a come si sarebbe dovuto decidere», ha dichiarato in conferenza stampa il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Abbiamo dato per scontato l'intervento del Governo con l'Avvocatura dello Stato, ma questo non era dovuto, è stata una scelta politica – ha proseguito - La Corte ha deciso di non ammettere uno dei quesiti. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza». «Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito ai licenziamenti. Non è che il giudizio della Corte di oggi fermi la battaglia sull'insieme della questione dei diritti. La notizia di oggi è che inizia una campagna elettorale dei due sì ai referendum. Chiederemo al governo tutti i giorni di fissare la data in cui si vota», ha concluso.
La Cgil chiedeva in particolare che fosse ripristinata e ampliata la "tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo", estendendola a tutte le aziende con oltre cinque dipendenti, contro il tetto dei 15 dipendenti del vecchio articolo 18.
«Siamo molto soddisfatti del risultato relativo ai referendum sui voucher e sulla responsabilità appaltante-appaltatore. Il primo in particolare è di estrema importanza e riguarda una vasta platea di persone. Sull'art. 18 prendiamo atto e rispettiamo la decisione della Corte Costituzionale, aspettando di conoscere le motivazioni nella sentenza, non appena sarà depositata», ha commentato il professor Vittorio Angiolini, legale che ha rappresentato le istanze della Cgil.
Le reazioni politiche
Diverse le reazioni della politica alla decisione della Consulta.
«Dalla Consulta una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero.Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio», ha dichiarato il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.
«Il no della Corte Costituzionale al referendum sull'articolo 18 e il sì a quelli sui voucher e sugli appalti rappresentano una decisione prevedibile e condivisibile sia rispetto alle due ammissibilità sia rispetto alla non ammissibilità al referendum sull'articolo 18. La Consulta ha lavorato bene, dimostrando piena autonomia», ha invece detto Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile dell'organizzazione della Lega.
«Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher – ha commentato il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio - Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!».
Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, ha parlato di «buona notizia». «Sull'articolo 18 non si voterà. La Corte costituzionale ha detto no al referendum della Cgil. È una buona notizia – ha detto - Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilità, con il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese».
«La Consulta ha confermato il suo orientamento giurisprudenziale ostile ai quesiti 'creativi'. Prevedibile la decisione quindi e utile ad evitare un conflitto sociale e politico antistorico nel momento in cui la quarta rivoluzione industriale sollecita l'investimento nelle competenze quale fondamentale tutela dei lavoratori. Dovremo ora verificare se sarà possibile correggere le disposizioni sugli altri quesiti in termini contemporaneamente utili alla evoluzione del mercato del lavoro e alla possibilità di evitare la contesa referendaria», queste invece le parole di Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato.
[foto: lastampa.it]
Antonella Sica