Economia

Iva, con aumeto aliquota: aggravi fino a 135 euro a famiglia

MILANO, 21 SETTEMBRE 2013 - «Se dal primo ottobre scatterà l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva, ovviamente, a subire gli aggravi maggiori saranno le realtà territoriali dove la propensione alla spesa delle famiglie è più elevata, anche se sappiamo che l'incremento dell'Iva inciderà maggiormente sui redditi famigliari più bassi e meno su quelli più elevati», lo ha affermato il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi.

AGGRAVIO IVA A LIVELLO TERRITORIALE - Secondo le stima fatte dagli analisti della Cgia – a livello di aree regionali - i più colpiti dall’aumento dell’aliquota dell’Iva sarebbero le famiglie residenti nella provincia autonoma di Bolzano, con un incremento medio annuo che potrebbe sfiorare i 135 euro. Seguono le provincie venete (113 euro), quelle emiliano-romagnole (111 euro) e quelle lombarde (108 euro). In coda agli aggravi, le Regioni del Sud: «On Calabria l'aumento medio annuo per nucleo famigliare sarà di 59 euro, in Sardegna di 57 euro ed in Sicilia di 50 euro. Il dato medio nazionale si attesterà attorno agli 88 euro». [MORE]

Allo stesso tempo, l'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria dell'Iva dovrebbe fare arrivare un gettito maggiore nelle casse dello Stato pari a 4,2 miliardi di euro all'anno: 2,8 proveniente dalle tasche delle famiglie, i rimanenti arriverebbero dagli Enti non commerciali, dalla Pubblica Amministrazione e dalle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilità dell'imposta).

Bortolussi conclude ribadendo quanto sostenuto nei giorni scorsi: «Se la pubblica amministrazione erogasse immediatamente altri 7 miliardi di euro potremmo incassare un ulteriore miliardo di euro di Iva entro la fine di quest'anno che ci garantirebbe la copertura economica per finanziare il mancato aumento dell'imposta. L'ulteriore sblocco dei pagamenti darebbe un po' di ossigeno a molte aziende ancora in difficoltà e non comporterebbe nessun problema ai nostri conti pubblici, visto che inciderebbe solo sul debito pubblico e non sul deficit».

(Fonte: sito Cgia di Mestre)

Rosy Merola