Renzi non può star sereno con i ballottaggi: per Istituto Cattaneo favorito il M5S "più omogeneo"
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ROMA, 16 GIUGNO 2014 - La tornata delle amministrative non sarà certo l'occasione per fare il tagliando alla compagine governativa ma, certamente, aprirà riflessioni in tutte le forze politiche. In termini di risultati finali è evidente che il Renzismo portava a casa un 5-2 nella sfida per le Regioni (rimarrà storico il confronto a suon di pronostici, 7-0, 6-1, manco fosse un match di tennis), conquista numerose città ma si addensano nubi cariche di dubbi in Largo del Nazareno, specie sull'efficacia del Renzismo, inteso come riforma culturale della sinistra italiana, e sulla effettiva base (e relativa natura ideologica) che sostiene il PD dei giorni nostri. Le dèbacle in enti storicamente in mano alla sinistra, come la Liguria, Venezia, Arezzo sono casi da valutare con attenzione, avvalorati dalla preoccupante emoraggia di due milioni di voti lasciati lungo il cammino del Cambio Verso. E per correre ai ripari, il Premier annuncia un ritorno al Renzi 1 (l'epoca della rottamazione), perchè col Renzi 2 (più governativo) non si sfonda alle elezioni.
[MORE]Sensibile ad analisi, di certo non trascurabile come dato oggettivo, è il fattore ballottaggio. L'Italicum renziano ne ha fatto marchio di fabbrica, punto inderogabile della riforma elettorale del "giglio magico", traslazione del modello-Sindaco delle grandi città, il Sindaco d'Italia, appunto. Sebbene sia fallace e possa trarre inganno allargare la base di dati ottenuti dalle ultime elezioni amministrative ad una scala nazionale, risalta, osservando la mappa dei ballottaggi 2015, una considerazione: laddove i Cinque Stelle arrivano al 'duello' fra più votati, essi vincono. Pur rimanendo sempre nel campo delle supposizioni, visto e considerato che all'interno degli elettorati attivi delle amministrazioni locali le dinamiche sono varie da ente ad ente, il risultato certificherebbe come, ormai, la base elettorale grillina sia radicata anche nei territori, dove pagando la poca notorietà e il poco "peso politico "dei candidati al primo turno, vince poi al ballottaggio proprio per la fidelizzazione della stessa base, sempre presente in cabina elettorale. Questa lettura potrebbe essere avvalorata dal fatto che, soprattutto nelle città medio-piccole, nello stilare le liste dei candidati vige un principio, per così dire, parentale: conseguente è l'effetto che una gran parte di elettori vota al primo turno il suo candidato "per appartenenza familiare", un parente candidato. Al secondo turno, invece, cadrebbe questo vincolo, caduta risultante nella non necessità di esprimere preferenza e, complice i flussi bidirezionali di voti che vanno da sinistra a destra e viceversa negli ultimi periodi, prevarrebbe la base "fidelizzata" grillina. A riprova della tesi, il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia conquistato 5 Comuni (Gela, Venaria, Quarto, Porto Torres e Augusta) al ballottaggio quando, al primo turno, i consensi erano stati molto più bassi dei propri sfidanti futuri del secondo turno con una selva di liste a supporto (sempre una, invece, quella del M5S), in città, appunto, medio-piccole. La chiave di lettura che dà l'Istituto Cattaneo è, appunto, questa: "Anche se fatica a raggiungere i ballottaggi, una volta che il M5s riesce a tagliare il traguardo del primo turno diventa un concorrente temibile, in grado di vincere tutti i ballottaggi in virtù di un consenso elettorale omogeneo tra i ceti sociali e le diverse aree geografiche”. Più preparato del centrosinistra al secondo turno anche il centrodestra: “La coalizione, soprattutto quando si presenta unita, è più abile del centrosinistra a vincere nel secondo turno, riuscendo a strappare un ballottaggio su due”.
Rimane, quindi, un dato che al Nazareno, certamente, stanno analizzando con attenzione: lo spettro del secondo turno sembra dato, ad oggi, per certo dai sondaggisti: il Movimento di Beppe Grillo con il Partito Democratico di Renzi. Favoriti proprio i 5 Stelle, secondo l'autorevole parere del Cattaneo. Campo della statistica, ed appunto non di una futuribile certezza, visto che a lunghe falcate Salvini sta trainando il centrodestra ad una risalita di consensi: per il leader del Carroccio rimane fondamentale l'apporto di Berlusconi per tentare di sfondare al Sud, dove la crescita rimane bloccata da un fattore, innanzitutto, di contrapposizione storica fra Lega Nord e meridione. Ed in un Paese di estrazione moderata quale l'Italia, una coalizione di centro destra potrebbe essere competitiva a tal punto di arrivare, e poi sorprendere, al secondo turno.
E se per scelta proprio del Premier-Segretario i democratici viaggiano sempre più verso posizioni moderate, un Partito della Nazione renziano che ambisce a pescare consensi anche dalle istanze meno radical di destra, l'erosione di voti (come nelle ultime Regionali, ma in un contesto di calo generale di tutti i partiti tranne la Lega e di forte astensionismo) potrebbe arrivare anche da una cosa a sinistra landiniana-civatian-vendoliana. E allora per il Premier potrebbe diventar cosa impossibile vincere al primo turno con l'Italicum, con un secondo turno al buio vista la fluidodinamica misteriosa dei consensi nell'elettorato italiano. Con l'Italicum Renzi potrà star sereno?
Salvatore Remorgida