Economia

Istat, Italia a rischio povertà. Al Sud i redditi più bassi

GENOVA, 16 DICEMBRE 2013 - E’ davvero rischio povertà per l'Italia.

Stando agli ultimi dati ufficializzati dall’Istat la metà delle famiglie italiane ha, per quanto concerne l’anno solare 2011, un reddito netto non superiore a 24.634 euro l’anno. Una cifra che mensilmente si aggirerebbe sui 2.053 euro.

La situazione è di gran lunga peggiore nelle regioni del Sud Italia e nelle isole dove è il 50% delle famiglie ha un reddito annuo di 20.129 euro, ossia di soli 1.677 euro mensili. Senza contare poi che il 20% più ricco ha un 37.5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo un 8%. Con l’aumento verificatosi tra il 2009 e il 2010 risultano essere stabili le disuguaglianze economiche misurate con l’indice di Gini, ma anche la quota reddito tra ricco e povero.

Dati davvero sconcertanti, tra i quali va segnalato che in Italia il 29,9% dei residenti è a rischio povertà ed esclusione sociale con un’impennata del 5,1% rispetto alla media europea che si aggira sui 24,8%.

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All’interno di questo valore si tiene conto della popolazione che rientra almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, severa deprivazione materiale o bassa intensità di lavoro. In grande aumento le famiglie severamente deprivate, che passano dall’11,2% al 14,5%, mentre si mantengono su valori stazionari le famiglie a rischio povertà con un 19.4%. Stessa situazione anche per le famiglie con bassa intensità di lavoro stabili al 103% rispetto all’anno passato.

In netto aumento anche le persone che vivono in condizioni di grave disagio economico: per l’anno 2012 sono il 14,5% con un incremento del 3,3% rispetto al 2011. Stando a quanto reso noto dai dati Istat si diffonde una “severa deprivazione” in Italia rispetto al resto d’Europa, aumentano anche le persone che non hanno la possibilità di richiedere una settimana di ferie ( passano dal 46,7% al 50,8%), chi non può permettersi di riscaldare la propria casa e permettersi spese extra improvvise.
Dati che fanno davvero paura per il futuro del nostro Paese.

Emanuele Ambrosio