Economia
Istat: deflazione, prezzi al consumo -0,6%
ROMA, 3 FEBBRAIO 2015 – Dall’ultima indagine dell’Istat, intitolata “Prezzi al consumo”, emerge che «l'inflazione acquisita per il 2015 è pari a -0,6%»: a gennaio 2015, in base alle stime preliminari, l'indice dei prezzi al consumo diminuisce dello 0,4% rispetto a dicembre e dello 0,6% rispetto a gennaio 2014.
«L’Italia torna in deflazione, registrando il minimo da oltre mezzo secolo», dal 1959, spiega il Codacons. Nella nota diffusa in giornata si legge ancora che alla «base del crollo dei listini, però, non vi è solo la caduta dei prezzi nei settori energia e carburanti. Il basso livello dell’inflazione registrato nell’ultimo anno, e che prosegue nel 2015, è da attribuire principalmente alla costante riduzione dei consumi operata dalle famiglie. La ridotta capacità d’acquisto dei cittadini, che ha portato ad una spesa sempre più limitata in tutti i settori (-80 miliardi di euro negli ultimi 7 anni), si riflette direttamente sul livello dei listini al dettaglio. In sostanza, meno gli italiani comprano, più i prezzi scendono».[MORE]
Controtendenza per il carrello della spesa: l’Istat rileva che nel mese di gennaio, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,6% rispetto a dicembre e dello 0,1% su base annua.
Novità per il paniere dei prezzi al consumo, in base al quale gli analisti dell’Istituto nazionale di Statistica effettuano il calcolo dell’inflazione, fotografando i consumi e le abitudini delle famiglie italiane. Principali cambiamenti: entrano nel paniere i biscotti e la pasta senza glutine, la birra analcolica, le bevande al distributore automatico, i mezzi di trasporto in condivisione (car sharing e bike sharing), il caffè al ginseng al bar e l'assistenza fiscale per calcolo delle imposte sulla casa; in uscita, invece, registratore DVD, navigatore satellitare, impianto HiFi e Corso di informatica.
Per il presidente Codacons Carlo Rienzi, «Le entrate e le uscite del paniere appaiono corrette, perché rispecchiano le modificate abitudini degli italiani. Ciò che invece non ci convince affatto - osserva - è la variazione dei pesi operata dall’Istat all’interno del paniere. Cresce infatti il peso che nel calcolo dell’inflazione l’istituto attribuisce ai “Servizi sanitari e spese per la salute” e “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, ma la scelta non appare comprensibile dal momento che, come emerso da recenti indagini, gli italiani rinunciano sempre più alle cure mediche a causa della crisi economica, mentre sul fronte casa ed energia i prezzi risultano in costante calo negli ultimi mesi. Al contrario era necessario incrementare sensibilmente il peso degli alimentari nel paniere».
Domenico Carelli
(Foto: istat.it)