Estero
Israele, via libera all'arrivo di generatori elettrici nella striscia di Gaza
RAMALLAH, 1 FEBBRAIO – All’esito di una riunione d’urgenza del Comitato internazionale che coordina gli aiuti allo sviluppo dei territori palestinesi, nella giornata di ieri è arrivato il via libera del governo di Israele all’introduzione di generatori elettrici nella striscia di Gaza, allo scopo di allentare la morsa della crisi energetica ed umanitaria che ormai da tempo stringe l’area costiera palestinese.
Alla riunione tenutasi a Bruxelles hanno partecipato i ministri del governo di Israele ed Egitto, il primo ministro palestinese ed un alto funzionario statunitense. Stando a quanto dichiarato nel rapporto pubblicato al termine dei colloqui, Israele si impegnerà a consentire l’ingresso dei gruppi elettrogeni, ma contestualmente procederà all’applicazione di misure di sicurezza ad hoc, volte ad evitare che questi possano finire sotto il controllo di gruppi terroristici attivi nella regione. Ma non è tutto.[MORE]
Il ministro israeliano per la cooperazione regionale, Tzachi Hanegbi ha infatti annunciato alla stampa che il governo intende portare avanti progetti per l'espansione della rete elettrica e la costruzione di impianti per il trattamento delle acque reflue, insieme alla realizzazione di uno stabilimento per la desalinizzazione dell’acqua interamente dedicato al territorio della striscia di Gaza. Per quest’ultimo, tuttavia, Hanegbi ha sottolineato la necessità di attendere anche l’arrivo di finanziamenti internazionali.
L’arrivo dei generatori rappresenta una boccata d’aria per il territorio Palestinese: proprio nella giornata di ieri, infatti, il ministero della Sanità di Ramallah ha annunciato che in sette centri medici della striscia di Gaza è stata interrotta l’attività ospedaliera a causa dell’assenza di carburante per alimentare i gruppi elettrogeni. E lo stesso problema si era verificato già ad inizio settimana a Beit Hanoun.
Stando ai dati diffusi dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), sarebbero infatti 450mila i litri di carburante necessari ogni mese ad alimentare i generatori, un fabbisogno che quasi mai viene soddisfatto a causa dei frequenti blocchi nelle forniture da parte della autorità israeliane, preoccupate per un possibile uso del combustibile da parte dei gruppi ribelli locali. Semplificando, Gaza ha bisogno di 500 megawatt di energia al giorno, ma riesce ad averne meno della metà, il che si traduce in un ridotto numero di ore di elettricità per gli abitanti della zona.
Allo stato attuale, dunque, la situazione è insostenibile: oltre un milione e ottocentomila persone sono infatti nel pieno di una crisi umanitaria, tra assenza di acqua potabile, pressoché totale mancanza di reti di comunicazione e continui blackout elettrici. Il recente accordo, tuttavia, potrebbe essere una (quantomeno temporanea) piccola svolta.
Paolo Fernandes
Foto: my.tremezzina.co