Estero

Israele per la prima volta applica legge anti-terrorismo a cittadini ebrei: arrestati tre estremisti

GERUSALEMME, 6 AGOSTO 2015 - Israele è costretto a affrontare il fondamentalismo ebraico. In meno di 24 ore le autorità israeliane hanno arrestato tre estremisti. Dopo l'arresto lo scorso tre agosto di Meir Ettinger, una figura di spicco del movimento a soli 23 anni e ieri di Eviatar Slonim, anche lui già segnalato alla polizia, un terzo israeliano, Mordechai Meyer, di 18 anni è finito in prigione con la nuova legge antiterrorismo, che permette di incarcerare i sospettati di terrorismo per sei mesi senza processo.

I tre giovani facevano parte di un movimento giovanile radicale e erano già noti alle autorità israeliane per i loro comportamenti violenti e l'incitamento all'odio nei confronti degli arabi. Sono sospettati di essere coinvolti nell'incendio della Chiesa della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci lo scorso 18 giugno e in una serie di attacchi a altre abitazioni di palestinesi in Cisgiordania. [MORE]

Due giustizie. Un gesto simbolico necessario dopo la morte del bambino palestinese di 18 mesi in un incendio appiccato da alcuni coloni israeliani al al villaggio di Douma in Cisgiordania pochi giorni fa. Si tratta dei primi arresti di cittadini israeliani fatti con la severa legge. La carcerazione preventiva finora era stata ampiamente applicata solo sui sospetti terroristi palestinesi: attualmente in sono 401 in prigione. Il governo israeliano ha esteso la legge anti-terrorismo anche ai cittadini israeliani come reazione all'ondata di sdegno scatenata dagli ultimi casi di violenza.

I palestinesi da anni criticano aspramente il sistema giudiziario israeliano ritenuto più permissivo nei confronti degli ebrei. Una situazione che esaspera Hussein Abou Khdei, il padre del ragazzino palestinese costretto a bere assenzio e poi bruciato vivo da tre coloni israeliani. I sospetti sono stati arrestati ma dopo un anno non è stato condannato ancora nessuno e in molti pensano che la sentenza non arriverà mai. Due popoli, due giustizie: se a commettere un'azione di terrorismo è un palestinese, la legge israeliana permette alle autorità di far demolire l'abitazione dei parenti. Perché, si chiede il padre, questo non è avvenuto per i tre coloni?

Rovesciare lo Stato. Barba irsuta, capelli lunghi e largo cappello. Meir Ettinger è comparso così davanti ai giudici del tribunale di Nazareth che hanno autorizzato a prolungare il fermo preventivo di altri cinque giorni. E con aria di sfida non ha nascosto la sua intenzione di “rovesciare lo Stato” e si è vantato di aver diffuso su internet dei testi per “diffondere l'anarchia in Israele”. Il giovane, è il nipote di Meir Kahane, rabbino militante assassinato dai palestinesi nel 1990, fondatore della Lega di difesa e del Partito Kach, due organizzazioni messe fuori legge negli anni Ottanta per le azioni violente dei militanti e considerato il padre del fondamentalismo sionista moderno.

Un'ideologia intollerante che ha trovato numerosi seguaci tra i coloni della Cisgiordania, autori di numerose rappresaglie nei confronti dei palestinesi. Tra le azioni più sanguinose nel passato, sono ancora vive nella memoria quella di Baruch Goldstein, un estremista israelo-americano che nel 1994 uccise 29 palestinesi fuori dalla moschea di Abramo a Hebron, l'assassinio l'anno successivo del premier israeliano Itzhak Rabin a Tel Aviv durante una manifestazione per la pace da un ultranazionalista. Nei prossimi mesi sarà possibile capire se il giro di vite imposto dal governo israeliano è stato solo una mossa di facciata o rappresenta un nuvo approccio a un problema finora troppo sottovalutato.

Tiziano Rugi